Dall’elezione di Elly Schlein, il Partito Democratico ha dimostrato una notevole coesione, come evidenziato dall’elezione di Stefano Bonaccini a Presidente dell’Assemblea Nazionale. Tuttavia, al di là delle dichiarazioni di unità, periodicamente emergono alcune sopite polemiche. Personalmente, ho sostenuto la candidatura di Stefano Bonaccini per costruire un grande “partito del lavoro”. Ciononostante, il congresso è stato convocato dal Segretario Enrico Letta per sciogliere i “nodi” e i nodi sono stati sciolti. Al di là dei posizionamenti precongressuali interni, i nostri elettori hanno scelto Elly Schlein con un obiettivo ben definito: superare l’eredità di un partito solido ma pachidermico, grigio e privo di un chiaro profilo politico e programmatico. Elly Schlein non ha dunque solo vinto le primarie, ma ha ricevuto un mandato duplice dai nostri iscritti: riformare l’organizzazione del partito e conferire una nuova identità alla nostra casa politica, ridandole vita e colore. Per questa ragione, è evidente che non si può leggere ogni dichiarazione della Segreteria come un attacco ai valori dei “padri fondatori” o del Manifesto di Walter Veltroni. Il gruppo dirigente nazionale e territoriale da Milano a Palermo, anche quello di una generazione diversa da quella della Segretaria o dalla mia, non può vivere questa segreteria come un cambiamento da “normalizzare” gradualmente, aspettando passivamente di vedere cosa accadrà, o cercando solamente di ottenere la deroga per un prossimo mandato, a partire da chi ha incarichi monocratici. Serve impegno sincero, altruismo ed entusiasmo per il progetto. Ecco perché, in primo luogo, è fondamentale investire nell’indirizzo politico della Segreteria, difendendolo con sincerità come fosse patrimonio comune. Dalla fuoriuscita di Francesco Rutelli nel 2009, c’è chi ha accusato il PD di essere troppo di sinistra, spesso però si trattava solo di pretesti per cercare nuovi spazi anche fuori dal nostro campo. Serve per questo non farsi distrarre e proseguire con determinazione sulla strada della radicalità. La battaglia sul salario minimo è stata una grande iniziativa che ha riunito il fronte delle opposizioni. Adesso dobbiamo andare oltre con proposte più audaci su temi come la Sanità pubblica e l’Ambiente. Proseguendo, ad esempio, con proposte sulla legalizzazione della Cannabis, sulla riforma delle tasse universitarie, sulla riduzione delle armi in Italia, sull’istituzione dello psicologo di base, su una legge sullo smart working che favorisca i lavoratori originari del Mezzogiorno. In questo scenario di rilancio politico, si deve però collocare anche una riforma profonda dell’organizzazione, finalizzata anche a stravolgere le strutture esistenti. Alla Festa nazionale di Ravenna, è stata annunciata la prossima riforma dell’organizzazione nazionale del PD, che sarà discussa in una conferenza dedicata per promuovere un modello più orizzontale che eviti rigide gerarchie tra vertici, eletti e iscritti. Sulla base di queste premesse, condivido pienamente l’indirizzo tracciato dalla Segreteria Schlein nel suo discorso alla Festa nazionale 2023: “l’ambizione del Pd è non solo unire storie e culture diverse, ma anche immaginare un progetto nuovo, un partito strutturato più a rete che a piramide, con i circoli che sono antenne. Un partito che spalanca le finestre e le porte, dove non ci si trova per stabilire rapporti di forza”. Ecco perché è fondamentale comprendere che nel PD, a partire dal sottoscritto e da chiunque ricopra ruoli, nessuno può agire in solitudine, nessuno è autosufficiente e nessuno può permettersi di chiudersi solo fra i propri sostenitori. Sotto la guida di Elly Schlein e Nicola Irto in Calabria, con umiltà e generosità, dobbiamo adesso tornare a lavoro per costruire un’unità autentica basata sull’apertura, sul pluralismo e sull’inclusività, che ci consenta di guardare con fiducia alle elezioni europee del 2024. Solo così potremo affrontare il futuro con determinazione e ottimismo.
* Segretario provinciale del Pd di Cosenza
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