Un nuovo protagonismo per la sinagoga di Bova, la più antica in occidente dopo quella di Ostia Antica. Ci sarà, infatti, di sicuro anche il sito di Archeoderi tra quelli evocati da Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in occasione della Giornata europea della cultura ebraica celebratasi ieri in cento città italiane.
«Intendiamo sostenere il recupero, nel Mezzogiorno d’Italia, del patrimonio ebraico, ricchissimo e ingiustamente dimenticato», ha scritto Sangiuliano in una lettera pubblicata oggi da Repubblica.
La Calabria, oltre al Museo e parco archeologico “Archeoderi”, vanta una serie di segni mirabili del popolo ebraico, dalla toponomastica – dalle tante via Giudecca al Cafarone nel centro storico di Cosenza per arrivare a via Aschenez dal nome del nipote di Noè fondatore di Reggio – al patrimonio immateriale costituito da riti “laici” e giacimenti socio-economici come la lavorazione della seta o la raccolta del cedro nell’omonima riviera lungo la costa alto-tirrenica cosentina, proprio in questi giorni, che in realtà ha anche ricadute sacre intrecciandosi con la festa delle capanne (Sukkoth).
«A Reggio fu stampato nel 1475 il commento di Rashi alla Torah, prima opera in ebraico con indicazione di data», si legge sul blog Calabria Judaica, e «calabresi furono i genitori del grande kabbalista Chayim Vital, noto come haQalavrezì, il Calabrese (…) e ancora fino agli inizi del secolo scorso alcune sinagoghe a Salonicco portavano il nome di Calabria».
A Bova la cosiddetta Aula della Preghiera ha restituito il meraviglioso pavimento musivo che riproduce il tradizionale candelabro a sette bracci (menorah), contornato da un ramo di palma, da un cedro e dallo shofar, il corno di montone utilizzato come strumento musicale per alcune cerimonie religiose ebraiche. Nell’Aula – riporta ancora la scheda del sito archeologico della Direzione generale musei del Mic – è stata identificata una nicchia destinata a contenere tradizionalmente la Torah, ovvero i due Rotoli della Legge.
A Serrastretta (CZ) vive e opera da anni l’italoamericana Barbara Aiello, prima rabbina donna d’Italia.
Ma dal campo di internamento di Ferramonti di Tarsia (CS) alla tabella sinagogale di età imperiale rinvenuta a Reggio passando per le tante testimonianze di microstorie quotidiane che intrecciano la grande storia, la Calabria – dove si installarono circa 200 comunità nell’arco di 1500 anni – può tranquillamente dire la sua in questo nuovo racconto dell’ebraismo in Italia e segnatamente al sud, aggiungendo un nuovo filone alle tante offerte in tema di turismo culturale.
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