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Rigassificatore di Gioia Tauro nel “limbo”. Ma la Regione rilancia il progetto

La Giunta nel rapporto ambientale per l’aggiornamento del Piano energetico ribadisce la strategicità dell’opera

Pubblicato il: 11/09/2023 – 7:59
Rigassificatore di Gioia Tauro nel “limbo”. Ma la Regione rilancia il progetto

CATANZARO A ottobre 2022, all’atto di presentarsi al Parlamento, la neo eletta premier Giorgia Meloni l’aveva citato nel suo lungo intervento programmatico, a marzo e poi anche a luglio il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin aveva dato rassicurazioni al governatore Roberto Occhiuto sull’inserimento dell’infrastruttura nel piano nazionale degli interventi nel settore energetico. Con questi “endorsement” la strada sembrava spianata e l’opera “sdoganata” ma invece non è così: ad oggi  il futuro del progetto del rigassificatore di Gioia Tauro, che il presidente della Regione ha “rispolverato” dai cassetti della Regione spingendo sull’acceleratore, è ancora avvolto nella nebbia.  Nel piano di Pichetto Fratin infatti il si parlerebbe di semplice possibilità e non di necessità di realizzare il rigassificatore di Gioia Tauro. Uno stallo che la Regione mostra di voler superare con il rinnovato pressing di Occhiuto, che nei giorni scorsi ha stigmatizzato l’ostruzionismo definito «insensato» di Snam al progetto invitando la premier Meloni e il governo a cambiare strategia e con documento approvato di recente: il rapporto ambientale dell’aggiornamento del Piano energetico regionale.

Il rapporto

La premessa è che «in attesa di un graduale passaggio, nel medio lungo termine, all’uso prevalente di sole energie rinnovabili il rigassificatore di Gioia Tauro diventa una alternativa cogente, nel breve termine, al fine di coprire la richiesta interna di Gnl, oltre che concorrere all’autonomia energetica dell’intera nazione».  Nel documento si specifica: «Posizionato all’interno del retro porto, in un’area che ricade nei Comuni di Gioia Tauro, San Ferdinando e Rosarno, il rigassificatore della Calabria dovrebbe essere collegato alla rete della Società nazionale metanodotti mediante una costruzione per moduli. Fermi restando i programmi di de carbonizzazione del sistema energetico nazionale l’impianto – aggiunge la Regione – si configura come hub per l’impiego di Gnl nei trasporti via terra e via mare: si ipotizza infatti il rifornimento di Gnl a tutti i mezzi di movimentazione di terra e di mare (rimorchiatori) funzionali all’attività del porto con la distribuzione del gas liquefatto attraverso piccole navi metaniere che da Gioia Tauro potrebbero andare a rifornire altri depositi costieri». Per la Regione «il progetto si preannuncia risolutivo anche per l’attivazione della Zes, con la previsione di collegare all’impianto una “piastra del freddo” in grado di sfruttare l’energia prodotta dalla trasformazione del gas liquido per svolgere attività su merci che necessitano di immagazzinamento refrigerato. La realizzazione della piastra del freddo renderebbe, inoltre, possibile, la creazione di una filiera che potrebbe rilanciare la zona industriale valorizzando la vocazione agroalimentare della Piana di Gioia Tauro».

I numeri del progetto del rigassificatore

 Il progetto ovviamente è molto complesso, sul piano tecnico. La proposta – secondo un recente dossier pubblicato da “Il Sole 24 Ore” – risale a più di 10 anni fa, ed è stata revisionata nel 2015: fa capo a Lng Medgas Terminal, che ha come azionista di riferimento Fingas, controllata pariteticamente da Iren e Sorgenia. «L’amministratore delegato di Iren Gianni Vittorio Armani – ricordava il quotidiano economico – ha dichiarato che l’impianto ha già ottenuto tutte le autorizzazioni. E la società si è detta “pronta a fornire le risorse e le competenze per aiutare a costruire il terminale”». Importanti le ricadute occupazionali: calcolati 1000 addetti nei cantieri, 125 per l’impianto a regime, con un indotto di almeno 500 lavoratori. Con la sua capacità di 12 miliardi di mc – spiegava ancora “Il Sole 24 Ore” – il rigassificatore di Gioia Tauro sarebbe il più importante impianto di ricezione di Gnl dai nuovi giacimenti del Mediterraneo, ma anche da Nigeria, Qatar, Algeria e dai nuovi impianti di liquefazione africani di Mozambico e Congo, operati dall’Eni e sarebbe poi il punto naturale di arrivo del gas dei nuovi giacimenti al largo di Israele ed Egitto e ad occidente di Cipro. Ovviamente, il progetto ha un costo notevole, stimato tra 1,2 e 1,5 miliardi, che potrebbero arrivare però dai privati. È questo ovviamente potrebbe essere il “nodo” più serio, oltre a quello politico.  Non mancano comunque i “tifosi” autorevoli del rigassificatore di Gioia Tauro, che a esempio piace moltissimo a Confindustria e al suo presidente Bonomi, sceso più volte in Calabria proprio per rilanciare l’il progetto. (c. a.)

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