ROMA «La capacità di relazione della ‘ndrangheta è emersa negli ultimi tempi prepotentemente, come le alleanze con Cosa Nostra. Ci sono stati processi a Reggio su fenomeni dello stragismo che non hanno avuto l’attenzione che meritavano, e questo ci deve far riflettere. Quello che avviene in Calabria spesso è sottovalutato e non è all’attenzione dell’opinione pubblica, viene considerato qualcosa di non rilevante». Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, intervenuto oggi nel corso dell’audizione nella Commissione parlamentare antimafia. Diversi i temi affrontati da Bombardieri sollecitato dalle domande dei commissari dell’Antimafia. «Un sistema clientelare – ha ricordato il pm – ha favorito la pervasività della ndrangheta sul territorio. Non bisogna ovviamente mai generalizzare, perché il favore maggiore che si fa alla ‘ndrangheta è pesare che tutto è ndrangheta e quindi niente è ndrangheta, e in generale abbiamo strumenti giudiziari che ci sono invidiati da altri paesi ma che richiedono sempre maggiore attenzione. A volte mi sembra di capire che c’è una maggiore attenzione all’estero che in Italia, e la ‘ndrangheta ha beneficiato di questa scarsa attenzione e sottovalutazione».
«Il tema ‘ndrangheta e massoneria – ha evidenziato il procuratore di Reggio Calabria – è stato al centro del processo “Gotha” e a tutta una rete di associazioni che venivano utilizzate da ‘ndranghetisti all’epoca considerati “riservati” per fini propri dell’organizzazione mafiosa. Il processo “Gotha” è arrivato in sentenza in ordinario e ha confermato l’impostazione dell’ufficio di Procura in ordine a una lettura delle attività criminali che governavano la città e che erano nelle mani di alcuni soggetti – i cosiddetti colletti bianchi ma che in realtà non erano proprio colletti banchi , perché a esempio Paolo Romeo aveva già una condanna precedente per associazione mafiosa – che gestivano la cosa pubblica coprendo l’organizzazione ‘ndranghetista di base che era la cosiddetta ‘ndrangheta visibile». «La massoneria deviata – ha rimarcato il procuratore di Reggio Calabria – ha costituito uno strumento di cui la ndrangheta si è avvalsa nel tempo ed è evidente che grazie a questo tipo di relazioni la ‘ndrangheta si è evoluta infiltrando anche alcune parti di istituzioni deviate».
Bombardieri ha poi osservato: «Il processo “‘Ndrangheta Stragista”, che ha già visto la sentenza di primo e secondo grado, ha avuto scarsa, scarsissima attenzione a livello nazionale pur avendo a oggetto un tema così importante come è quello di alleanze tra la ‘ndrangheta e Cosa Nostra in un momento delicatissimo della storia nazionale qual è quello delle stragi e nel quale si sono incrociati interessi di organizzazioni criminali così potenti e sono passati anche attraverso apparati istituzionali deviati, attraverso la compiacenza di settori di istituzioni che hanno anche partecipato a queste attività, e ci sono tutta una serie di processi. “‘Ndrangheta Stragista” si è avvalsa anche dell’attività svolta dalle magistrature siciliane che hanno offerto un quadro ampio sulla convergenza di interessi con l’eversione di destra di quegli anni. L’evoluzione della “Santa” è stato il passaggio dalla possibilità dello ‘ndranghetista di avere altre affiliazioni e di avere l’affiliazione alla massoneria e la possibilità di una libertà di movimento e di aggregazione con altre organizzazioni illegali come la massoneria deviata che le consentiva di avere proiezioni anche a livello nazionale. Un’attività che apriva da un lato la porta agli apparati e dall’altra al collegamento con istituzioni deviate. L’evoluzione della Santa nel processo Gotha è quella della ‘ndrangheta “riservata”, la faccia pulita della ‘ndrangheta di cui neppure gli associati avevano conoscenza e che non doveva rendere conto della sua azione alla base ordinaria».
L’indagine sull’omicidio del giudice Scopelliti – ha quindi aggiunto Bombardieri – «è ancora in corso e allo stato vede la necessità di sviluppo di accertamenti tecnici sull’arma ritrovata, sono accertamenti difficili perché è passato tanto tempo tanto e l’arma è in pessime condizioni e si sta cercando di ricostruire con una consulenza tecnica molto raffinata di ottenere riscontri . E’ una indagine ancora in corso, molto importante a cui teniamo tanto ma che incontra alcuni ostacoli oggettivi che nasce da tutto il tempo che è passato».
Per Bombardieri «mentre una volta era la ‘ndrangheta che cercava i politici, oggi – ma non bisogna generalizzare – ci sono alcuni politici che cercano la ‘ndrangheta che può portare il consenso elettorale. La ‘ndrangheta oggi ha piena consapevolezza che l’elezione non è un fattore automatico, e infatti noi in più attività investigative abbiamo riscontrato che la stessa cosca appoggia diversi candidati di schieramenti diversi, in modo da avere comunque un proprio riferimento nel consesso eletto. Sono emerse e stanno emergendo degli avvicinamenti e interessamenti di singoli soggetti politici o candidati a gruppi criminali per ottenere consenso nelle elezioni. Purtroppo è un dato che abbiamo riscontrato di recente».
Inoltre, Bombardieri si è soffermato anche sul capitolo Ponte Sullo Stretto: «Sicuramente c’è la massima attenzione sul Ponte di Messina. Per quanto riguarda i protocolli a cui la Procura partecipa, noi riteniamo che un ruolo di denuncia deve svolgerlo anzitutto l’associazione di categoria con il supporto all’imprenditore che rischia, un ruolo di sentinella». «La Procura – ha sostenuto il capo della Dda di Reggio – è sempre pronta e attenta a questi protocolli e siamo ben favorevoli a una presa di posizione della singola associazione che si impegna a svolgere l’attività di segnalazione. Certo – questo non vale solo per il Ponte sullo Stretto, ma vale per ogni opera pubblica – in generale non si può bloccare un’opera solo per il pericolo dell’infiltrazione criminale ma bisogna fare attenzione alla gestione del flusso finanziario».
«La ‘ndrangheta – ha aggiunto Bombardieri – ha ormai proiezioni in tutto il mondo, ma ha e mantiene le sue radici in Calabria: non si limita però ad investire all’estero, “delocalizza” direttamente anche le sue attività criminali. A lungo – ha spiegato il procuratore – altri Paesi hanno considerato i flussi finanziari illegali alla stregua di investimenti ma oggi non è più così e Paesi come Germania, Belgio, Australia o Canada chiedono e ottengono la nostra collaborazione: la cooperazione internazionale ha fatto grossi passi avanti, grazie soprattutto alle squadre investigative comuni, ed altri ne vanno fatti, ad esempio nell’allineamento degli standard legislativi in materia di intercettazioni». (a. cant.)
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