ROMA «Non possiamo pensare di sconfiggere la ‘ndrangheta con i processi e gli arresti: il problema in Calabria è culturale ed economico, di mancanza di alternative di sviluppo che spesso costringono a scelte non sempre legate a dinamiche familiari ma legate anche alla mancanza di lavoro». È uno dei vari spunti di riflessione che il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri ha offerto nel corso della sua audizione in Commissione parlamentare antimafia.
Bombardieri ha anche citato il caso di una giovane appartenente a un casato di ‘ndrangheta che ha cercato di affrancarsi: «Ci ha detto “non rinnego mio padre ma voglio fare scelte diverse e lavorare nella mia terra, sono disposta anche a fare la cassiera, ma non vengo assunta perché se mi vedono alla cassa subito identificherebbero quella azienda con la mia famiglia”. Questo – ha spiegato Bombardieri in Antimafia – può sembrare una banalità ma è un problema grossissimo. Spesso poi da noi si presentano aziende non reggine che ci chiedono come fare per assumere persone che non siano vicine alla ‘ndrangheta: noi non diamo patenti di liceità alle assunzioni ma è un problema che si risolve con una disciplina di lavoro che garantisca l’imprenditore. Quindi c’è la necessità di una risposta a livello culturale ed economico. Ci sono tante aziende sottoposte ad amministrazione giudiziaria e tanti ci rimproverano dicendo che l’azienda con l’impresa mafiosa lavorava mentre invece quando arriva lo Stato con l’amministrazione giudiziaria non lavora: è un problema grossissimo. Un testimone di giustizia del Nord di recente a Reggio ha detto che è considerato soggetto a rischio dal sistema bancario. Lo Stato – ha evidenziato il procuratore di Reggio Calabria – deve farsi carico di tante situazioni che riguardano la reazione alla criminalità organizzata: tanti imprenditori che hanno denunciato si trovano in grandissime difficoltà. Bisogna sicuramente capire che bisogna stare vicino a questa genere, evitare di farli isolare, perché altrimenti si fa un favore alla ‘ndrangheta». Per Bombardieri «è importante rafforzare il sistema delle associazioni che stanno vicine a chi denuncia, In Calabria il clima sicuramente è cambiato, oggi la situazione è diversa dagli anni 90, ma ancora non è abbastanza. C’è una significativa effervescenza dei giovani nel contrasto ma non è sufficiente perché non c’è a volte una risposta immediata dopo la denuncia».
Un altro aspetto sottolineato da Bombardieri è quello dell’endemica carenza degli organici, non solo nella magistratura, in quella giudicante soprattutto a Reggio: «Abbiamo la metà delle forze di polizia giudiziaria rispetto ad altre realtà del Paese. È necessaria un’azione sistematica, continua, che non si ferma alla singola operazione. Vediamo che successivamente agli arresti e ai processi si generano nuove forze che prendono il posto di quelle precedenti, e quindi bisogna intervenire nel rafforzamento di un contrasto che non sia isolato ma che si protragga nel tempo e non lasci spazio alla riorganizzazione delle cosche di ‘ndrangheta». Infine, Bombardieri ha detto di essere 1fiducioso, si può contrastare efficacemente la ‘ndrangheta, e si può farlo con mezzi e strumenti sufficienti, ma ci vuole anche la spinta culturale della gente che non si volta dall’altra parte. Girarsi dall’altra parte non è più consentito, così come non è consentito agli imprenditori di ritenere che sia un problema di forze dell’ordine, devono capire che è un problema di tutti, di loro, dei loro figli e di tutti quanti».
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