«Fare ancora più attenzione alla corsa dei prezzi». Lo scrive il Corriere della sera in un’inchiesta sulle ricadute dell’inflazione sulla vita delle famiglie con riferimento alle spese per pagare l’università ai figli. In particolare, il Corriere della Sera individua per le famiglie tre soluzioni a 5-10-15 anni dall’immatricolazione di un figlio. «Il ritorno dell’inflazione – spiega il Corsera – rappresenta un vero cambio di paradigma, non ancora assimilato come dovrebbe nelle strategie d’investimento. È vero che la spirale dei prezzi si sta progressivamente attenuando: l’indice dei prezzi al consumo, a luglio, è sceso al 5,9% in Italia, un valore dimezzato rispetto al picco dello scorso ottobre. Ed è vero anche che molti investitori hanno iniziato a tutelarsi, attraverso titoli obbligazionari agganciati all’inflazione o classi di attivo capaci di esprimere una protezione naturale contro la dinamica dei prezzi, come l’immobiliare o le infrastrutture. Ma non è sufficiente: quello che deve ancora entrare nella forma mentis degli investitori è l’impatto che l’inflazione avrà sui loro obiettivi finanziari di lungo termine. Un esempio? I risparmi da accantonare per l’università dei figli. Quando i genitori fanno mente locale sull’esborso futuro necessario per garantire ai propri eredi l’opportunità di laurearsi, devono fare bene i conti. Bisogna considerare, oltre all’impatto delle rette universitarie — che dipendono soprattutto dal reddito e dal tipo di ateneo, pubblico o privato — anche le spese dell’eventuale vitto e alloggio, nel caso i figli scelgano un corso di laurea lontano da casa, che renda necessario l’affitto di un appartamento o una stanza in condivisione. Soprattutto bisogna parametrare tutte le spese ai costi futuri che andranno sostenuti al momento dell’iscrizione al corso di laurea. Maggiore è la distanza temporale che ci separa dal giorno dell’immatricolazione, più l’inflazione tenderà a gonfiare le spese. E d’altra parte, avendo più tempo a disposizione, sarà relativamente più facile centrare l’obiettivo, con un investimento ben calibrato».
«L’Economia del Corriere della Sera con l’aiuto di Smileconomy e Consultique – si legge ancora – ha preso in esame tre esempi concreti — tre anni di ingegneria all’Università di Napoli, cinque di psicologia alla Sapienza di Roma e altrettanti, pari a un intero ciclo di studi, presso la Bocconi di Milano — ipotizzando che manchino rispettivamente 5, 10 e 15 anni all’immatricolazione. Nel primo caso, la famiglia risiede già a Napoli, mentre negli altri due avremo a che fare con studenti fuori sede: l’aspirante psicologo, a Roma, condividerà l’affitto di un appartamento, mentre il Bocconiano godrà di uno spazio tutto per sé. Ecco i risultati delle simulazioni effettuate da Consultique: per tre anni di ingegneria, i genitori dovrebbero accantonare almeno 28mila euro: la variabile centrale da tenere in considerazione è, di nuovo, l’inflazione. È questa a spiegare perché, in un lustro, l’esborso lieviterà di 7 mila euro rispetto alla spesa che sarebbe necessaria oggi, a parità di altre condizioni. Qui, per altro, si ipotizza un’inflazione a 5 anni nell’ordine del 2%, equivalente all’obiettivo della Banca centrale europea. Ma molti analisti sono convinti che la dinamica dei prezzi sarà strutturalmente un po’ più elevata nei prossimi anni. «La Bce ha ribadito che intende portare avanti la stretta monetaria fino al raggiungimento del suo target. E se invece le regole del gioco fossero un po’ cambiate? Cosa accadrebbe se il mondo viaggiasse per un po’ a un ritmo d’inflazione più elevato? — osserva Andrea Carbone, fondatore di Smileconomy —. Meglio risparmiare un po’ di più per compensare questo potenziale rischio».
Per il Corriere della Sera-Economia «vale la pena chiedersi quale sarebbe, allora, nel caso considerato — il triennio di ingegneria — il budget da predisporre in presenza di un’inflazione più elevata, poniamo il 3%: salirebbe a quasi 33 mila euro. Questo fenomeno tende inevitabilmente ad amplificarsi con il passare del tempo. Così, per esempio, la spesa complessiva per i cinque anni alla Sapienza da fuori sede oggi è di 52 mila euro, tra 10 anni salirà a 64 mila, nell’ipotesi di uno scenario favorevole sul fronte prezzi, ma potrebbe anche superare i 70 mila euro nel settembre 2033, se l’inflazione sarà pari al 3%. Allo stesso modo, due genitori che per il proprio figlio, oggi quattrenne, sognano una laurea alla Bocconi, dovrebbero prepararsi ad accantonare quasi 200 mila euro — nella migliore delle ipotesi — nell’arco dei prossimi 15 anni. «In tutti e tre i casi, abbiamo considerato la massima soglia di reddito, che quindi non dà diritto ad agevolazioni o borse di studio per abbattere il peso delle rette universitarie», precisa Paola Ferrari, analista dell’ufficio studi e ricerche di Consultique. Sono cifre che possono sembrare difficili da raggiungere, persino per le famiglie a elevato reddito. Ma con un piano d’investimento congruo, anche un obiettivo ambizioso può diventare realizzabile. Con l’aiuto di alcuni esperti, spieghiamo come».
«Prima si comincia — a risparmiare e investire — meglio è. Una regola banale, che viene spesso disattesa. Quanti genitori – si chiede il Corriere della Sera – iniziano a pensare all’università dei figli almeno 10 anni prima che venga il momento di iscriverli? Se si parte in ritardo, la strada è per forza in salita: serve un piano di accumulo (pac) da 356 euro al mese, nella migliore delle ipotesi , per mettere insieme, in soli cinque anni, i 28 mila euro necessari a coprire le spese per una laurea triennale in ingegneria, a Napoli. L’esborso mensile del piano sale a 373 euro con un’inflazione al (3%): a conti fatti, è un pac più oneroso rispetto a quello necessario per accantonare una cifra più che doppia, 64 mila euro, in un periodo di 10 anni (vedi articolo qui sotto). “Il minor tempo a disposizione non consente ai mercati finanziari di lavorare come dovrebbero a favore dell’investitore e dei suoi obiettivi», ricorda Andrea Carbone, fondatore di Smileconomy.Su un orizzonte di cinque anni, un portafoglio ragionevole potrebbe essere diviso a metà tra azioni e bond. “Questo consente di bilanciare le esigenze di conservazione e crescita del capitale», spiega Gian Marco Salcioli, economista di Assiom Forex. Il paniere ipotizzato da Salcioli ha una base di obbligazioni governative dell’area euro, arricchita da una quota di green bond societari e da una componente di titoli obbligazionari del settore finanziario. La finanza è presente anche nella componente azionaria di questo portafoglio, dove primeggia un investimento focalizzato sull’intelligenza artificiale (30%) — trend definito “inarrestabile» da Salcioli — cui si aggiunge una posizione sul settore farmaceutico, per dare un po’ di stabilità. “Questo portafoglio potrebbe essere fonte d’ispirazione per questo studente, dopo l’ingresso nel mondo del lavoro: una parte dei primi risparmi, infatti, potrebbero essere investiti con ingredienti analoghi, vicini alla sensibilità dei giovani, che sono attratti dalle nuove frontiere dell’innovazione tecnologica e interessati a promuovere la transizione climatica”».
«Un punto in più di inflazione, in 10 anni — dal 2% al 3% — vale 7.000 euro di maggiori costi da sostenere per uno studente fuorisede che frequenterà tutti e cinque gli anni del corso di laurea in psicologia alla Sapienza di Roma (vedi tabella). Significa anche dover predisporre un piano di accumulo più robusto, con versamenti da 354 euro al mese in 10 anni (anziché i 311 euro, come nello scenario base), da destinare a un portafoglio con un’esposizione del 70% ai mercati azionari, il resto bond. In entrambi i casi è previsto un investimento iniziale di 10mila euro. “Visto l’orizzonte temporale a disposizione, la teoria suggerirebbe una quota maggiore di azioni: storicamente, è la classe di attivo che ha dato maggiori gratificazioni sulla lunga distanza. A fronte, però di violenti ribassi: negli ultimi 30 anni, le azioni globali in tre o quattro occasioni hanno subito perdite del 40%, prima di riprendersi. Se l’investitore non è in grado di tollerare oscillazioni di questa portata, allora meglio inserire una componente obbligazionaria, che normalmente dà risultati positivi quando le Borse cadono. Purtroppo nel 2022 non è accaduto”, ricorda Vito Ferito, responsabile consulenti finanziari di Gamma Capital Markets. Il portafoglio delineato dal manager parte da uno zoccolo duro di azioni globali sostenibili (42%). Su questa base s’innestano alcuni posizionamenti strategici: su tecnologia, robotica e intelligenza artificiale, small cap italiane (“le multinazionali tascabili sono un modello di successo in grado di esprimere una crescita importante sulla lunga distanza”), Cina (“tutte le cattive notizie sono già nei prezzi”), biotech e farmaceutico. La componente a reddito fisso, 30%, “ha una funzione di decorrelazione, per contenere le oscillazioni, più che di contributo alla performance”, precisa. Secondo Paola Ferrari, analista dell’ufficio studi e ricerche di Consultique, “il rialzo dei rendimenti sulla parte obbligazionaria, giustificherebbe per questo obiettivo un portafoglio più equilibrato, 60 azioni, 40 bond. L’importante, in ogni caso, è avere ben chiaro il percorso d’investimento”, conclude Ferito: “dopo cinque o sei anni, conviene iniziare a ridurre l’esposizione azionaria, portandola fino a zero, a favore di bond di buona qualità con orizzonte temporale pari a quella residua dell’investimento”».
«La spesa complessiva che dovranno sostenere tra 15 anni i genitori di uno studente fuorisede è 228mila euro per un intero ciclo di studi in economia e commercio all’Università Bocconi di Milano, nell’ipotesi di un’inflazione al 3%. Con una dinamica dei prezzi al 2%, in linea con i desiderata della Bce, il conto sarebbe più leggero di 30 mila euro. Secondo Andrea Carbone, fondatore di Smileconomy, nello scenario benevolo (inflazione al 2%), occorrerebbe un investimento iniziale di 20 mila euro, seguito da un piano di accumulo di 555 euro al mese per 15 anni, da destinare a un paniere con elevata esposizione ai mercati azionari. L’esborso complessivo, in questo caso, sarebbe di 120 mila euro. I rimanenti 80 mila euro e passa, necessari a raggiungere l’ambizioso budget previsto, saranno frutto dell’investimento realizzato. “Il tempo e i mercati finanziari sono il miglior alleato dell’investitore”, ricorda Carbone, grazie al principio di capitalizzazione composta dei rendimenti: significa che ogni anno gli eventuali guadagni si sommano al capitale accumulato, allargando la base di calcolo sulla quale matureranno le performance future. Sul lungo termine questo meccanismo ha un effetto quasi “magico”. A condizione che chi investe sia disciplinato. «Visto l’ampio orizzonte disponibile, la composizione iniziale del portafoglio può essere piuttosto aggressiva, 80% azioni, 20% bond», premette Michele De Michelis, responsabile investimenti di Frame am. Nel paniere ipotizzato, c’è spazio per America (30%), Europa (20%), mercati emergenti (15%) e Giappone (3%): “nel lungo periodo si investe sull’economia, che è rappresentata dall’equity, non dal reddito fisso”, chiosa il gestore, convinto che valga la pena valutare un’esposizione a vari megatrend, tendenze di lungo termine destinate a generare un extra-rendimento, almeno sulla carta: “per esempio, energia pulita, economia dello spazio, nuove tecnologie, innovazione tech in campo medicale”. De Michelis ribadisce la necessità di mantenere un approccio dinamico: “quando mancano cinque o sei anni dalla data obiettivo, è meglio iniziare a ridimensionare la componente azionaria a favore di quella a reddito fisso”».
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