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«Le liste d’attesa nel pantano sanitario, il Commissario apra il confronto»

L’esito delle verifiche condotte in tutta Italia dai Carabinieri dai Nas sul funzionamento delle agende delle Liste di Attesa, ha messo in luce quel pezzo malato della sanità pubblica ostaggio del…

Pubblicato il: 14/09/2023 – 18:30
di Mimma Iannello*
«Le liste d’attesa nel pantano sanitario, il Commissario apra il confronto»

L’esito delle verifiche condotte in tutta Italia dai Carabinieri dai Nas sul funzionamento delle agende delle Liste di Attesa, ha messo in luce quel pezzo malato della sanità pubblica ostaggio delle distorsioni del sistema dentro cui si annidano ritardi ed omissioni gestionali, disservizi, carenza di personale, tagli alla sanità, impiego della strumentazione, interessi, opacità, trasversalità pubblico-privato, deformazioni di condotte professionali. Nei 1.364 accessi effettuati tra ospedali, ambulatori, cliniche pubbliche e private in convenzione con il SSN sono state analizzate 3.884 liste e agende riferite alle prenotazioni di prestazioni ambulatoriali per visite mediche specialistiche ed esami diagnostici che hanno rilevato agende di prenotazione bloccate, superamento delle tempistiche imposte dalle linee guida nazionali, agende di prenotazione ospedaliere ed ambulatoriali carenti di percorsi funzionali ed organizzativi, strutture segnate dalla carenza di personale medico e specializzato, di attrezzature, di risorse che, nell’insieme, hanno determinato l’allungamento dei tempi di attesa e poi,  irregolarità nell’esercizio delle attività intramuraria e comportamenti ben lontani dai fondamentali deontologici professionali.
In Calabria, come si sa, l’indagine dei Nas ha scoperchiato un pezzo della sanità malata che da tempo denunciamo, per ultimo, nella conferenza stampa del 28 giugno u.s. di lancio della campagna nazionale di Federconsumatori: Stop Liste di attesa per offrire ai cittadini ogni informazione ed assistenza sui loro diritti sanitari.
Di fatto, in 2 ospedali della Provincia di Reggio Calabria è stata accertata la sospensione nei mesi di luglio e agosto 2023 delle prenotazioni di esami diagnostici rinviati sino a 95 giorni con il blocco di fatto delle agende. Sempre a Reggio Calabria sono stati deferiti tre medici contrattualizzati con l’ASP per aver prestato servizio presso poliambulatori privati. Presso un Ospedale di Catanzaro è stata invece riscontrata la chiusura delle liste di attesa, l’assenza del servizio Recall e il mancato accordo con le cliniche private per l’abbattimento delle liste di attesa.
A fronte delle realtà sanitarie calabresi che si cimentano nel difficile compito strutturale di offrire al meglio servizi di cura appropriati, quanti altri casi come Reggio Calabria e Catanzaro potremmo contare? Riteniamo ancora troppi, tanti e non ancora indagati, a partire dalle percentuali ammesse di prenotazioni in intra moenia, dalla tenuta di agende  cartacee o dall’incertezza dei flussi di entrata, dai  tempi di attesa inattendibili monitorati, dalle liste d’attesa che miracolosamente si aprono ad amici, compari e parenti, dalla strumentazione inutilizzata e perennemente “rotta” che rimanda al privato direttamente da personale pubblico, dall’assenza di informazione sui percorsi di tutela dei cittadini in caso di mancato rispetto dei tempi massimi di attesa, dall’omessa pubblicazione puntuale dei monitoraggi aziendali.
Del fenomeno delle liste di attesa è nota la diagnosi e per gran parte anche la cura, molto meno fra chi ha le responsabilità di mettere in pratica un adeguato e cogente sistema di programmazione di recupero delle attese ed una strategia di monitoraggio, controllo, vigilanza che, nel rispetto delle linee guida nazionali e nel coinvolgimento di tutti i protagonisti della filiera, portino a risolvere la distorsione dei tempi di erogazione delle prestazioni assistenziali. 
Quanto rilevato dai Nas appare solo uno squarcio regionale di quanto avviene nella sanità regionale.
Prova ne è che a marzo 2023, nonostante i gravissimi ritardi in tutte le Aziende sanitarie provinciali e Ospedaliere nella garanzia dei tempi massimi di attesa previsti dal Piano Nazionale e Regionale di Governo delle Liste di Attesa recepito dalle stesse Aziende, nella regione, a fronte delle risorse post Covid  assegnate dal Piano Operativo di Recupero delle Liste di attesa, su oltre 40 milioni di euro di finanziamenti si è utilizzato solo il 28 % complessivo del finanziamento di cui: il 27%  per i ricoveri programmati, il 9%  per gli screening ed il 13% per il recupero delle prestazioni ambulatoriali. E’ davvero uno schiaffo al disagio e alle rinunce di salute che vivono quotidianamente i cittadini che risorse così preziose restino disimpegnate.
Federconsumatori è impegnata ad ogni livello a rappresentare il disagio dei cittadini nell’accesso ai servizi sanitari pubblici, in Calabria anche con i ripetuti accessi agli atti aziendali dove ci si imbatte in  dati “volanti” appiccicati con lo sputo, denunciando l’assenza di dati regionali aggregati pubblici che consentano, per come previsto, di avere il quadro puntuale e aggiornato dell’andamento dell’erogazione delle prestazioni nel rispetto dei tempi definiti per classi di priorità che richiedono il monitoraggio ex ante ed ex post, nel pubblico e nel privato convenzionato al sistema sanitario, di prestazioni specialistiche, esami diagnostici, ricoveri e prestazioni intramurarie (ALPI).
Ad oggi, nessuna Azienda regionale monitora il dato nella piena ottemperanza dei criteri nazionali. Nessuna rendiconta per come dovrebbe a testimonianza che in Calabria la trasparenza e la parametrazione degli standard di efficienza e qualità con cui si erogano i servizi ai cittadini siano un optional e non un fattore attraverso cui si misura e valuta il merito e la responsabilità sociale, oltre che dirigenziale, dell’azione di chi ha in capo il raggiungimento di precisi obbiettivi. Una vera omissione di compiti istituzionali da cui discende il diritto a cure tempestive ed appropriate per i cittadini oltre che, l’adempimento di precisi obblighi di trasparenza e informazione averso i cittadini a cui è tenuta l’intera piramide sanitaria.
Certo è che in Calabria non serve solo il Cup online se poi i tempi di attesa superano per alcune prestazioni i 450  giorni e ciò comporta la fuga indotta dal pubblico, se in alcune Ospedali non si entra se non si passa dal medico specialista in regime di intra moenia, se non si fanno combaciare le liste di attesa agli effettivi tempi riscontrati dai cittadini, se i Cup online non parlano fra loro e con quelli fisici, se non si esige appropriatezza prescrittiva, se i cittadini vengono sballottati da una struttura all’altra, se non si approntano precisi piani di recupero dei tempi di attesa, se non si abbatte quel muro di gomma di liste sensibili alle amicizie ed al business privato, se il privato sanitario pensa di essere libero dal sottrarsi ad ogni monitoraggio, se alcuni medici specialisti concepiscono le strutture pubbliche come piste da cui far decollare i pazienti verso il privato a pagamento in cui sono coinvolti e spesso, a nero. Se manca un Osservatorio regionale sulle Liste di Attesa aperto alla rappresentanza sociale e del mondo associativo.
Siamo consapevoli che il tema delle liste di attesa sia complesso, che richieda risorse, personale e la sua valorizzazione, strumenti adeguati, ma altrettanto convinti che serva di strategie e programmi operativi cogenti se per intanto non si riesce neanche a spendere i finanziamenti assegnati. Per questo, riteniamo che la struttura Commissariale regionale debba aprire un confronto partecipativo verso quanti rivestono precisi ruoli di rappresentanza di interessi collettivi di salute. Non vorremmo continuare con le richieste di accesso agli atti o di audizioni in Commissione sanità, con le denunce e le diffide alle Procure. Abbiamo in mano bisogni di aiuto dei cittadini, dati e proposte che chi ha la responsabilità di governare la sanità deve avere il buon senso e la responsabilità di ascoltare.

*Presidente Federconsumatori Calabria Aps

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