REGGIO CALABRIA Un lungo elenco di visite necroscopiche effettuate i domicili dei relativi defunti, ma che in realtà non sarebbero mai avvenute. È questo il castello accusatorio che riguarda Bruno Barillaro, classe ’56, dirigente medico dell’Asp di Reggio Calabria, responsabile del SISP (Servizio igiene e sanità pubblica) di Oppido Mamertina nonché sindaco della stessa città. A Barillaro è contestato il reato di falsità in atti pubblici ed è finito agli arresti domiciliari, misura ritenuta sufficiente dal gip del Tribunale di Palmi, nonostante la richiesta del carcere da parte della Procura. Nel corso delle attività investigative, dal mese di dicembre 2019 al mese di giugno 2020, Barillaro avrebbe redatto 14 certificati di visite necroscopiche e un verbale di estumulazione o esumazione di cadavere «di sospetta falsità, poi in larga parte riscontrata», così come è emerso nell’inchiesta “Aeternum” che ha portato all’arresto di 16 persone.
Il primo risale già al 10 dicembre 2019 e riguarda una defunta di Delianuova deceduta a Reggio Calabria. In questo certificato «Barillaro ha attestato di aver eseguito la prescritta visita necroscopica (con tanto di ispezione cadaverica) presso il domicilio del defunto in Delianuova» scrive il gip nell’ordinanza, ma dagli esami dei tabulati telefonici è emerso che Barillaro a quell’ora e sia negli orari precedenti e successivi, si trovasse nei comuni di Oppido Mamertina, Palmi, Rizziconi e Gioia Tauro. Episodio molto simile avverrà il 16 dicembre con un’altra defunta a Delianuova. Nonostante la firma e il timbro sul certificato, in realtà Barillaro – secondo la ricostruzione accusatoria – si trovava nel territorio del Comune di Varapodio, nel Reggino. Ma non è tutto. Così come è emerso dalle indagini, infatti, il primo cittadino di Oppido, per gli spostamenti dovuti all’emissione dei certificati necroscopici dei due defunti, ha richiesto ed ottenuto dalla propria Amministrazione Asp il rimborso dell’indennità per 82 km, pari a 26,24 euro.
Un vero e proprio modus operandi collaudato, copiato e incollato anche in altre circostanze. Tra i documenti acquisiti dagli inquirenti, infatti, c’è anche il verbale di «eseguita estumulazione/esumazione per traslazione salma/resti mortali» risalente al 20 febbraio 2020, relativo ad un defunto deceduto nel 2008 a Santa Cristina D’Aspromonte. Anche in questo caso, dall’analisi dei tabulati è risultato che in quella data ed in quell’orario (9.30) l’utenza di Barillaro era agganciata ad una cella di Gioia Tauro e Varapodio, a circa 20 km, percorribili in 27 minuti, dal luogo delle operazioni mentre alle 9.36, sei minuti dopo, l’utenza di Barillaro ha agganciato la cella nel Comune di Oppido Mamertina, alle 10.54 un’altra a Delianuova, nel Reggino. Per gli inquirenti è evidente come «il verbale di estumulazione della salma in questione, redatto dal medico legale Bruno Barillaro sia falso». Anche in questa circostanza Barillaro ha poi chiesto ed ottenuto dall’Asp di Reggio Calabria il rimborso di 5,12 euro per la percorrenza di 16 km.
Secondo l’accusa, Barillaro non è mai stato a Scido il 4 marzo 2020, a Giffone il San Giorgio Morgeto, Giffone e Gioia Tauro il 15 marzo per il decesso di quattro persone. E non sarebbe mai stato neanche a Cosoleto il 19 marzo 2020 per certificare il decesso di una 95enne. In tutti questi casi, però, il primo cittadino di Oppido è riuscito ad ottenere il rimborso chilometrico (179 km) pari a 57,28 euro, oltre a 188,53 euro per sei ore di pronta disponibilità. Secondo l’accusa Barillaro ha certificato falsamente altri sei decessi tra il 4 maggio e il 29 giugno 2020. Quest’ultimo, in particolare, ha interessato gli inquirenti. C’è una intercettazione telefonica tra i soci dell’impresa di onoranze funebri “CURULLA&GALLUCCIO” di Cittanova, Francesco Curulla (cl. ’55) e Francesco Galluccio (cl. ’62) – il primo ai domiciliari il secondo in carcere – dalla quale è emerso che «per mera svista – scrivono gli inquirenti – in occasione del decesso di una 98enne, entrambi avevano omesso di contattare il medico legale per la redazione del certificato necroscopico». Un problema sorto poco prima della celebrazione dei funerali.
Il 30 giugno 2020 Galluccio contatta il medico legale, Arcangelo Maria Padovano all’epoca dirigente medico presso l’UOML di Taurianova ma, «irritato dalla superficialità e dalla negligenza degli impresari funebri, poiché erano già trascorse le 30 ore dall’avvenuto decesso della defunta (come previsto dalla normativa vigente), non ha accettato quanto gli è stato richiesto. «Se è morta la notte scorsa… o si faceva ieri alle due, all’una… o si faceva ieri pomeriggio, in serata tardi con il medico reperibile… non è che uno deve aspettare quando c’è il funerale per fare il necroscopico! (…) ecco perché poi ci troviamo sempre negli imbrogli!». Al telefono il dottor Padovano invita Galluccio a contattare il medico legale reperibile il giorno in cui il certificato necroscopico avrebbe dovuto essere redatto, ovvero il 29 giugno. «(…) ma che cazzo dice… che cazzo dice (…) ve lo poteva fare lui! ve lo doveva fare lui! Io tra una mezz’ora…tra mezz’ora sono al comune…». È in questo frangente che entra in gioco Bruno Barillaro: era lui, infatti, il medico legale reperibile il giorno prima ed è a lui che Curulla chiede «sotto forma di cortesia» l’emissione del certificato necroscopico. Barillaro non si sottrae, anzi, punta il dito contro il collega e invita Curulla a raggiungerlo prima agli uffici del Comune di Oppido Mamertina, poi al Poliambulatorio. «(…) eh ci vediamo là sotto al poliambulatorio! Voi lo sapete là… io arrivo tra due minuti». Anche in questa circostanza, scrivono gli inquirenti, Barillaro si è visto rimborsare sia l’indennità chilometrica, sia quella di pronta disponibilità per 6 ore. Il totale calcolato ammonta, secondo l’accusa, a 595,61 euro. (g.curcio@corriecal.it)
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