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inchiesta “Aeternum”

Quel cimitero «come una mafia». «Prendiamo due cassette e ci mettiamo due ossa»

Le lamentele di un uomo che era alla ricerca dei resti della sorella a Cittanova: «Quando avvengono queste esumazioni deve esserci un verbale»

Pubblicato il: 16/09/2023 – 7:06
di Mariateresa Ripolo
Quel cimitero «come una mafia». «Prendiamo due cassette e ci mettiamo due ossa»

REGGIO CALABRIA «Prendiamo due cassette e ci mettiamo due ossa e gliela risolviamo, che vuoi che ti dico io!». Era questo il tenore delle conversazioni nel cimitero che il procuratore di Palmi Emanuele Crescenti ha definito «non più un luogo di culto, ma un luogo da cui ricavare denaro» e dove i resti dei defunti erano trattati come oggetti da spostare e distruggere. Scavi che avvenivano come mezzi meccanici che finivano per distruggere i resti, confonderli con quelli di altri defunti. Vere e proprie scene da film dell’orrore che si consumavano nel cimitero di Cittanova, nel Reggino, un sistema criminale smantellato dall’operazione “Aeternum”, che ha portato all’arresto di 16 persone accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, falso e vilipendio di cadavere. 
Nelle immagini diffuse, catturate dalle videocamere sotto osservazione dagli investigatori, si vedono chiaramente le operazioni di dissepoltura eseguite con uno scavatore, senza alcuna attenzione alla rottura dei feretri, con il materiale di risulta mischiato a resti umani, poi risotterrato. Tra gli episodi descritti nelle carte dell’inchiesta c’è quello di un uomo che minaccia di denunciare tutto perché non trova più i resti della sorella. Un “pericolo” che gli indagati cercheranno di evitare escogitando soluzioni raccapriccianti.

Le lamentele di un uomo e la ricerca dei resti della sorella: «È una mafia»

«Avrei un reclamo da fare! E menomale che vi ho lasciato il numero di telefono!!! Quando andrete a scavare mi chiamate… adesso? Io sono venuto ed era già tutto fatto! Tutto spianato, come… mi hanno detto non c’è nulla! e sulla scorta di che. Ho lasciato il numero di telefono… inc..». L’uomo, che cerca i resti della sorella, si infuria, esterna tutta la sua indignazione recandosi all’ufficio cimiteriale e discute con Salvatore Ligato, custode del cimitero di Cittanova, e Girolamo Franconeri.
«Allora io ho chiesto, voglio essere presente io! penso che avevo tutto il diritto», dice ai due indagati l’uomo che lamentava il fatto che fosse stata eseguita l’esumazione della salma della sorella senza che lo stesso fosse stato contattato prima dello “scavo”; poiché gli era stato riferito che “non era stato trovato nulla”. L’uomo chiede poi copia dei verbali, manifestando l’intenzione di procedere a denuncia. «Poi quando avvengono queste esumazioni, deve esserci un verbale, qualcosa con testimoni, che hanno visto che avete scavato e non avete trovato niente! Che mi dite che non avete trovato… v.a. inc..allora adesso che devo fare? Vi denuncio?».
«Quindi allora torniamo punto e da capo! Punto e da capo che qua c’è proprio una “babele”, perché io non credo che se fossimo stati altrove o al nord Italia, succedeva quello che sta succedendo qua». Qui c’è una “babele”, afferma l’uomo continuando giustamente a lamentarsi, e subito dopo osserva che era impossibile che gli operai non avessero trovato nulla poiché la salma della defunta sorella era stata inumata dentro una cassa di zinco, alludendo al fatto che lo zinco non è soggetto a decomposizione. Sarà sempre lui a definire «quel cimitero come una “mafia”, attribuendo – scrivono gli investigatori – il comando a tale “Franchinedu Galluccio”».

«La polveratedda gliela raccogliamo»

Del caso discuteranno ancora Ligato e Franconeri, i due si accordano: in caso di ulteriori richieste da parte dell’uomo avrebbero dovuto riferire che ormai erano trascorsi 50 anni dall’anno del decesso e della sepoltura della sorella, sicché la consistenza del cadavere era null’altro “cartilagine”; conseguentemente l’unica risposta da dare era quella che l’esumata era ormai polvere, sicché si sarebbe trattato di resti non raccoglibili. Allo stesso tempo, per “rafforzare” quanto detto, – si legge nelle carte dell’inchiesta – i presenti confabulavano la decisione di raccogliere polvere in una scatola (anche di cartone) al fine di far credere all’uomo che quelli erano i resti della sorella.
LIGATO: Mimmo quindi…ma la raccomandazione qual è? non è tanto questo! Per qualunque cosa andiamo sul posto, che c’è pure un po’ di polveratedda, domani se ci ricordiamo, chi si ricorda e abbiamo a casa una scatoletta quanto questo libro, eh..
FRANCONERI: di metallo?
LIGATO: no ma pure di cartuneddu!! (ndr cartoncino) inc… glielo troviamo.. quella che ha pure la polveratedda gliela raccogliamo!
(redazione@corrierecal.it)

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