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Il processo

Avrebbe lasciato morire di stenti la figlia, la madre: «Pensavo che il latte le bastasse»

Il racconto di Alessia Pifferi in udienza alla Corte d’Assise di Milano: «Temevo la reazione del mio compagno»

Pubblicato il: 19/09/2023 – 15:45
Avrebbe lasciato morire di stenti la figlia, la madre: «Pensavo che il latte le bastasse»

MILANO «Le chiedo gentilmente di non sgridarmi. Io pensavo che il latte nel biberon che le avevo lasciato in casa bastasse». L’ha dichiarato Alessia Pifferi, in corte d’assise a Milano, dov’è imputata per omicidio con l’accusa di aver lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana, di un anno e mezzo. Così l’imputata ha risposto alla domanda del pm Francesco de Tommasi che le chiedeva se fosse a conoscenza delle conseguenze del digiuno prolungato. «Ho trovato mia figlia nel lettino. Era mattina, ma non ricordo l’ora. Sono andata subito da mia figlia, l’ho accarezzata e ho capito che non si muoveva perchè non giocava come le altre volte».
Diana «non era fredda, ho tentato di rianimarla, le ho fatto il massaggio cardiaco, la portai in bagno per bagnarle piedini, manine, viso e testina per cercare di farla riprendere. Il pannolino era sul letto», ha raccontato Pifferi.

«L’ho lasciata sola altre volte»

«Andai dalla mia vicina di casa, ma non c’era nessuno nel cortile e allora andai di fronte a casa mia. Le dissi che avevo bisogno di aiuto. Vide subito la bambina, andai in panico, tremai, mi misi a piangere. Chiamai il 118 e D’Ambrosio, ma lui non venne», ha aggiunto la donna con riferimento all’uomo che frequentava all’epoca. «Avevo detto alla mia vicina di aver lasciato Diana con una baby sitter perchè ero sotto choc. Andai nel panico».
«Andavo da lui il fine settimana. Le prime volte la portavo, mentre altre volte la lasciavo a questa amica che non si trova. L’ho lasciata da sola pochissime volte. L’indomani tornavo a casa, di solito», ha detto Pifferi. «Pensavo che il latte le bastasse. La lasciavo sola nel lettino, in un lettino da campeggio», ha spiegato, con riferimento a quando usciva di casa per andare dal compagno.
Secondo al donna, la bambina «non era in grado di uscire da sola dal lettino», ha aggiunto. «Quando tornavo era tranquilla, la cambiavo, le davo la pappa, era tranquilla. Le cambiavo anche il pannolino sporco di urina».

«Mai dato tranquillante a mia figlia»

Diana Pifferi, di 18 mesi, presentava nel sangue benzodiazepine compatibili con quelle del flaconcino di En trovato vicino alla sua culla. Sua madre, Alessia Pifferi, è accusata dell’omicidio pluriaggravato della piccola.
«Quello che so per certo e è che io non ho mai dato gocce o tranquillanti a mia figlia»”, ha dichiarato la donna. L’uomo che frequentava all’epoca – ha riferito Pifferi – «ha provato un paio di volte a mettermelo nel bicchiere, ma io non ho mai preso tranquillanti. Non me ho mai avuto bisogno». Il tranquillante «l’ha portato lui perchè l’usava per dormire».

«L’ho lasciata sola perché temevo la reazione di d’Ambrosio»


«Eravamo molto legate, veniva anche in bagno con me, non mi staccavo mai da mia figlia. Io cominciai a lasciarla da sola perchè il signor d’Ambrosio mi aveva detto di lasciarla a casa da sola per andare a fare la spesa». Ha poi sostenuto Pifferi in corte d’assise. «È successo due-tre volte che lui mi disse di lasciarla da sola a Leffe per andare a fare la spesa».
«Avevo paura di parlare e non dissi niente e lui mi riportò a casa sua. Per questa ragione non sono tornata a casa da Diana». «Io – ha aggiunto – mi preoccupavo di mia figlia ma purtroppo avendo paura delle reazioni del signor D’Ambrosio, avevo paura di parlare con lui», ha dichiarato l’imputata, a proposito dell’uomo che frequentava all’epoca e che era andata a trovare lasciando sola in casa la piccola. «Era parecchio aggressivo verbalmente; una volta ha anche cercato di sbattermi contro a un vetro in una discussione. Mi preoccupavo per mia figlia» ma «al tempo stesso avevo paura di chiedere di portarmi a casa». «Vivo male la giornata, mi sento spenta mi sento buia la mia bambina mi manca tantissimo anche perché il carcere non è un bel posto. Non è mai stata un peso per me”, ha aggiunto.

La sorella Viviana: «Ha recitato tutta la vita»

«Ha recitato tutta la vita. Per lei la colpa è sempre degli altri. Spero che si sia davvero pentita. Me lo auguro di cuore che si penta di quanto ha fatto, ma per lei stessa. Ripenso a quella bambina lasciata da sola nel lettino per una settimana. Se ne è accorta ora che un biberon non bastava?». A dirlo è Viviana, sorella di Alessia Pifferi, al termine dell’esame in aula in Corte d’assise a Milano, dov’e’ imputata di omicidio con l’accusa di aver lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana, di un anno e mezzo. «Per me ora – ha proseguito Viviana Pifferi – è impossibile riallacciare i rapporti. Ha vissuto una vita normale, quindi, forse un po’ di deficit ce li abbiamo tutti», ma «non da arrivare a queste cose».
Secondo la donna, quel che la sorella ha dichiarato in aula «sembrava molto mirato. Quando non sai cosa dire dici di non ricordare». A chi le chiedeva se la madre riallaccerà mai i rapporti ha risposto: «Non lo so. Io parlo per me anche perché lei dice di non avere mai avuto un rapporto con mia mamma», ma «non è vero».

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