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Competitività e innovazione, Calabria ultima in Italia

È quanto emerge dalla seconda edizione del “Transatlantic Subnational Innovation Competitiveness Index 2.0”

Pubblicato il: 19/09/2023 – 8:52
Competitività e innovazione, Calabria ultima in Italia

ROMA Gli Stati Uniti in testa per competitività e innovazione, con California e Massachussets ad aprire la classifica, seguiti da Germania (al terzo posto del podio con il Baden-Württemberg) e Svezia che collocano ciascuna tre regioni nella top 10. Agli ultimi posti si attestano West Virginia, Calabria e Mississippi. L’Italia? Non brilla e la disparità tra Nord e Sud del Paese è evidente. È quanto emerge dalla seconda edizione del “Transatlantic Subnational Innovation Competitiveness Index 2.0” realizzato congiuntamente da Istituto per la Competitività (I-Com), Information Technology and Innovation Foundation (Itif), German Economic Institute (Iw), Austrian Economic Center, Center for Social and Economic Research (Case), Stuns e Mathias Corvinus Collegium (Mcc). Lo studio esamina gli ecosistemi dell’innovazione di 121 regioni e stati di sette Paesi, Stati Uniti, Germania, Italia, Canada, Polonia, Svezia, Austria e Ungheria utilizzando 13 indicatori raggruppati in 3 cluster tematici: competenze della forza lavoro, globalizzazione e capacità di innovazione. A guidare la graduatoria delle regioni italiane è l’Emilia-Romagna (al 21° posto), seguita da Lombardia (36°), Lazio (42°), Piemonte (44°) e Friuli-Venezia Giulia (47°). In fondo alla graduatoria, Molise (107°), Sardegna (108°), Puglia (116°), Sicilia (117°) e Calabria (120°). Lo studio evidenzia come le regioni italiane con i risultati migliori ottengano punteggi più alti di quelle dell’Ungheria o della Polonia, ma le regioni magiare e polacche con il posizionamento peggiore abbiano punteggi migliori rispetto ai loro pari italiani. Per quanto riguarda gli indicatori delle competenze della forzo lavoro, Svezia, Germania e Stati Uniti superano gli altri stati in termini di educazione superiore mentre una situazione di disparità si registra tra le regioni meridionali e settentrionali dell’Italia sia nell’accesso ad un’istruzione di qualità sia in relazione alla partecipazione all’economia della conoscenza.

Calabria ultima in Italia

Se si tiene conto della percentuale della popolazione tra i 25 e 64 anni in possesso di un diploma di laurea, l’Italia occupa con Calabria, Sicilia, Puglia, Molise e Sardegna gli ultimi 5 posti del ranking. Di contro, le regioni del Centro e del Nord presentano percentuali più alte di popolazione istruita, di cui Lazio (26%) ed Emilia-Romagna (23%) ai primi posti. Il quadro è altrettanto sbilanciato con sfavore del Sud Italia sul fronte dell’immigrazione qualificata come fattore impattante sull’economia del Paese. Se regioni come la Basilicata e la Sicilia registrano performance negative, il Centro e il Nord della Penisola si caratterizzano per un maggiore grado di attrattività economica e culturale segnando risultati migliori. In generale, Italia, Ungheria e Polonia presentano un rapporto tra immigrazione qualificata, istruzione e attrattività molto basso rispetto a realtà come Austria, Svezia e Usa che invece dispongono di maggiori risorse umane con alto livello di istruzione. Nella categoria della globalizzazione, che tiene conto degli investimenti esteri diretti rispetto al Pil e delle esportazioni ad alta tecnologia in percentuale del Pil, l’Ungheria ottiene maggiori punteggi rispetto agli altri paesi occupando le prime posizioni della classifica grazie alla sua intensa attività di esportazioni. Un buon punteggio è registrato anche dalla Germania e dall’Italia, benché entrambe siano soggette ad una forte variabilità regionale. Le regioni più attive della Penisola sono l’Emilia-Romagna (8,7%) e il Piemonte (8,3%), che dimostrano una capacità tecnologica avanzata. Sul versante opposto, tra le regioni meridionali Calabria (0,2%) e Molise (1,3%) registrano percentuali più basse, ad indicare la necessità di maggiori investimenti nel comparto tecnologico. Si tratta di territori che però non dimostrano capacità attrattiva per gli investimenti esteri. Ancora una volta è infatti il Nord a scalare la classifica con la Lombardia a ricoprire la posizione più alta per capacità di attrarre investimenti, seguita dal Lazio e dall’Emilia-Romagna. Svezia, Austria e Germania dimostrano una grande capacità di innovazione grazie al digitale e alla possibilità diffusa di accesso alla banda larga. In Italia la leadership spetta al Trentino e l’Emilia-Romagna. Saper innovare dipende dagli investimenti in ricerca e sviluppo nei diversi comparti industriali. Se la crescita di paesi come Usa, Germania e Austria (al pari della Svezia) è trainata dalla spesa in R&D, seppur con variazioni subnazionali, di converso Polonia, Ungheria e Italia mostrano percentuali decrescenti e un margine di miglioramento interno. Con riferimento all’Italia, l’Emilia-Romagna è in testa alla classifica per concentrazione di risorse umane qualificate impiegate nella ricerca, Molise e Calabria per creazione di nuovi business, mentre Lombardia e Lazio scalano il ranking sul fronte decarbonizzazione. L’analisi evidenzia come un fattore cruciale per lo sviluppo economico del Paese risieda nel rafforzamento del capitale umano. «Perché possano nascere nuovi business e trasformarsi quelli esistenti è fondamentale un upskilling e reskilling della forza lavoro ma anche un accompagnamento delle competenze manageriali e imprenditoriali, esponendo le Pmi ai cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale attraverso programmi ed incentivi ad hoc», commenta Stefano da Empoli, presidente I-Com e co-autore dello studio. Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto pone l’accento sulla necessità di riqualificare la forza lavoro attuale e aumentare il numero di laureati soprattutto nelle materie Stem e di diplomati specializzati, puntando sull’istruzione come motore di competitività per il Paese. Relativamente alla globalizzazione, la Penisola dovrebbe introdurre misure per rafforzare la capitalizzazione delle piccole e medie imprese e predisporre incentivi per affrontare la transizione digitale. Misure più verticali sull’Ai e sullo sviluppo tecnologico delle infrastrutture potrebbero altresì incidere sulla crescita dell’impianto economico italiano e aumentare la capacità di attrazione di nuovi investimenti sul territorio.

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