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Imprenditore morto a Vibo, la lettera del figlio a Occhiuto: «Qui la vita umana è ignorata»

Fabrizio Giuliano: «La tragedia della sanità in Calabria continua ad essere un’oscura e incivile pagina della storia della nostra Regione»

Pubblicato il: 21/09/2023 – 13:22
Imprenditore morto a Vibo, la lettera del figlio a Occhiuto: «Qui la vita umana è ignorata»

VIBO VALENTIA È forte il grido di dolore dei familiari di Giuseppe Giuliano, morto lo scorso 14 settembre all’ospedale di Vibo Valentia per quello che Fabrizio Giuliano (il figlio dell’uomo) definisce un caso di negligenza medica. Quest’ultimo, dopo aver sporto denuncia contro il nosocomio, ha inviato una lettera aperta al governatore calabrese Roberto Occhiuto in cui evidenzia come «la tragedia della sanità in Calabria (con Vibo Valentia a portare la bandiera) continua ad essere un’oscura e incivile pagina della storia della nostra Regione. Al pari delle altre regioni d’Italia, il diritto ad essere curati dovrebbe essere garantito, purtroppo tutto ciò a Vibo Valentia non è scontato. Ci troviamo di fronte ad una realtà in cui la vita umana sembra essere spesso ignorata». «In Calabria – sottolinea in un passaggio della sua lettera Giuliano – la morte sembra essere diventata una statistica, un numero tra i tanti. Le persone soffrono e muoiono senza ricevere le cure di cui hanno bisogno, mentre chi dovrebbe proteggerle e curarle sembra voltare lo sguardo altrove. Il dolore delle famiglie, costrette a vedere i propri cari andarsene prematuramente, è amplificato dall’impotenza di fronte a un sistema che non funziona, un sistema appunto marcio da dentro. È un appello alla coscienza di tutti noi, ma soprattutto alla vostra, che siete i nostri rappresentanti, affinché si metta fine a questa indifferenza verso la sofferenza umana. Oggi a morire inerme è stato il mio caro papà, ma Le prometto che non ci arrenderemo di fronte a niente e nessuno pur di arrivare a far chiarezza sulle responsabilità di ognuno. Ogni vita conta, e nessuno dovrebbe morire “come se niente fosse”. #GiustiziaPerGiuliano

La denuncia del figlio di Giuseppe Giuliano

La famiglia Giuliano nella sua denuncia ha ricostruito la vicenda che avrebbe portato al decesso di Giuseppe Giuliano (classe 1944). «Circa due anni fa – afferma il figlio Fabrizio Giuliano nel suo esposto ai carabinieri – mio padre debellava un tumore alla prostata e che, ad oggi, godeva di ottima salute per una persona della sua età». Nella mattinata del 14 settembre, precisamente alle ore 9, mio padre, a differenza di tutte le altre mattina, si svegliava accusando stanchezza e spossatezza, riferendo, altresì, a mia madre di aver urinato a letto durante la notte». Dopo aver chiamato l’ambulanza, riferisce nella sua denuncia Fabrizio Giuliano «l’operatore in tale circostanza riferiva che i tempi di attesa erano di circa due-tre ore, pertanto, alle ore 14 circa, salivo a bordo dell’autovettura, unitamente a mia madre e accompagnavo mio padre presso il predetto presidio. Giunti sul posto alle ore 15 circa, facevo scendere mio padre dall’auto e lo facevo accomodare sopra una barella presente fuori al Pronto soccoso dopo di che personale del succitato Presidio lo faceva accomodare prima nella sala di attesa esterna, poi nella stanza interna del triage e alle successive ore 15.15 circa faceva ingresso all’interno del Reparto. Dal momento dell’accesso fino alle ore 17.36, mio padre si sentiva telefonicamente sia con mio fratello Tony che con mia mamma e in entrambi i casi, lamentava di avere freddo e che lo avevano lasciato lì, presumibilmente nella sala di attesa interna del pronto Soccorso Dalle ore 17.36 in poi – prosegue l’uomo nella sua denuncia – non siamo riusciti più a metterci in contatto con mio padre, nonostante mia madre avesse avanzato più volte la richiesta di accedere all’interno del Reparto e nonostante avesse sollecitato gli Operatori Sanitari ad effettuare mirate analisi e accertamenti, richieste quest’ultime mai ascoltate o prese i considerazione dal Personale Medico. Preciso che mia madre sollecitava tali accertamenti in quanto aveva il sentore che ci fosse un’infezione in atto, altresì, personale medico declinava la richiesta di accesso al reparto di mia madre, nonostante la stessa si mostrasse propensa ad accedere con tutti i dispositivi di protezioni necessari». «Alle successive ore 19.10 circa»  prosegue l’uomo «personale del Pronto soccorso si avvicinava a me e mi riferiva che mio padre era morto». Fino a quel momento, sottolinea il figlio della persona deceduta, «non abbiamo ricevuto alcuna notizia in merito alle condizioni di salute di mio padre, né tipi di accertamento o analisi che stavano effettuando». (redazione@corrierecal.it)

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