CATANZARO Nove punti all’ordine del giorno, nulla che faccia francamente sobbalzare dalla sedia né le avvisaglie della vigilia promettono particolari scintille. Domani il Consiglio regionale torna a riunirsi dopo la pausa estiva, con un elenco di pratiche abbastanza di routine. Di fatto l’appuntamento istituzionale sembra avere come unico vero significato quello di far riaccendere i motori della politica calabrese che si proietta nella fase di transizione verso il 2024 degli grandi appuntamenti che si intrecciano e che inevitabilmente disegneranno nuovi assetti: le Europee, le Amministrative – che in Calabria riguarderanno diverse importanti città – e il “tagliando” di metà legislatura alla Regione. Appuntamenti a cui i partiti del centrodestra e del centrosinistra già guardano e già pensano, con diversi stati d’animo, almeno in Calabria.
La “fotografia” comunque è quella scattata lo scorso 3 agosto nell’ultimo Consiglio regionale, nel quale il presidente della Regione Roberto Occhiuto ha incassato il sì alla riforma dei Consorzi di bonifica compattando ancora di più la maggioranza e sgranando il fronte delle minoranze. L’unità del centrodestra sotto questo aspetto appare un dato assoluto, oggettivamente, su questo concordano tutti gli osservatori politici, né il Consiglio regionale di domani si presenta insidioso. Certo, le grandi manovre con vista 2024 sono già partite, soprattutto da parte di Fratelli d’Italia, come confermano le due convention – prima quella di Scilla e poi in questo weekend quella di Rende – promosse dai meloniani di Calabria sul territorio. Un segnale lanciato dai “colonnelli” di FdI anche in Calabria, anche se la maggioranza di governo targata Occhiuto non mostra particolari fibrillazioni e l’abbraccio tra il governatore e FdI suggellato ieri a Rende è un ulteriore segno di forza del centrodestra. Le fibrillazioni verosimilmente sono destinate a manifestarsi con l’evolversi del quadro politico e con l’avvicinarsi degli appuntamenti politici – si pensi al dopo Berlusconi e al congresso nazionale di Forza Italia, che in Calabria ha la sua forse unica “roccaforte” – ed elettorali più importanti, ma al momento la compagine di governo alla Regione dà l’impressione di veleggiare in acque comode.
Nel “gioco agli specchi” della politica, invece, il centrosinistra è uscito dall’ultimo Consiglio regionale prima della pausa estiva ancora senza una identità precisa e senza una linea di azione condivisa. A livello regionale il Pd sembra aver alzato il livello dell’opposizione a Occhiuto ma ancora non riesce a coagulare attorno a sé né a essere punto di riferimento reale per la coalizione anti-centrodestra. I dem calabresi si sono allineati al percorso di Elly Schelin a livello nazionale ma in realtà – è questa la sensazione diffusa – non manifestano un particolare afflato verso la nuova leadership del Nazareno (alla festa regionale dell’Unità a Vibo si sono notate diverse assenze di peso). E si fa fatica a raccordarsi con gli alleati come il Movimento 5 Stelle e le altre componenti della minoranza alla Regione, a parte il fatto che nel M5S resta da chiarire la posizione del consigliere Francesco Afflitto (che ha votato la riforma occhiutiana dei Consorzi di bonifica, come del resto il capogruppo di DeMa Ferdinando Laghi). A diversi analisti è apparso a esempio strana la mancata sottoscrizione da parte del Pd della mozione sul salario minimo presentata dal capogruppo pentastellato Davide Tavernise e dal capogruppo del Misto Antonio Lo Schiavo. Magari è solo un retropensiero ma tant’è. Intanto ci sarà da rilanciare l’opposizione a un centrodestra che è granitico come e più di prima: l’agenda istituzionale nelle prossime settimane prevede una rivisitazione dell’assetto delle Commissioni del Consiglio regionale sulla quale – a quanto risulta – sembra esserci una condivisione generale – ma dopo presumibilmente si tornerà a guerreggiare. Anche se ad armi (ancora) impari. (a. cant.)
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