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IL RACCONTO

Case minime, una periferia in pieno centro che rinasce grazie all’arte urbana

A Cosenza il quartiere popolare si colora di murales col progetto IAMU. Tra laboratori e rigenerazione, le storie di chi combatte abbandono e degrado

Pubblicato il: 25/09/2023 – 15:02
di Eugenio Furia
Case minime, una periferia in pieno centro che rinasce grazie all’arte urbana

COSENZA Un canestro (vero) e una porta da calcio (disegnata, come da tradizione) dove una volta c’era una discarica. E, tutto attorno, i murales a colorare ciò che prima era grigio.
Saranno consegnate mercoledì 27 settembre, alle 18, le opere a cui sette artisti internazionali lavorano da lunedì scorso: sarà l’esito finale del progetto IAMU (Idee Artistiche Multidisciplinari Urbane) che, «tra street-art e laboratori di carattere sociale, punta alla riattivazione del quartiere delle Case Minime». «Public art» preferisce definirla Martha Cooper, la fotoreporter che ieri ha affascinato il pubblico di Gaia coi suoi racconti sui pionieri dei graffiti newyorchesi.
Passeggiando per le Case minime la mente va subito ai celebri interventi di Jorit a Scampia eppure stavolta non serve la retorica del quartiere difficile, né si tratta di un inedito dal momento che Cosenza ha sperimentato azioni simili in quartieri periferici come via Popilia e centro storico.
Le Case minime, però, sono una sorta di periferia in pieno centro, nel tratto più a nord di viale della Repubblica, che era ancora “viale del Re” nel lessico degli anziani quando queste case popolari furono costruite.

Una casa per i senzatetto

Tre lotti di alloggi comunali per senzatetto, 27 unità abitative ciascuno (due stanze, bagno e cucinino), assegnate soprattutto a chi a metà del secolo scorso viveva ancora in baracche: nel 1973 le case erano già senza manutenzione, nel 1976 (giunta Iacino) il primo intervento di restauro ma passati altri vent’anni di nuovo proteste per il degrado del quartiere e il rischio amianto, crolli di cornicioni e perdite d’acqua, scarsa illuminazione pubblica.
Qui le situazioni di disagio maturano carsicamente ma da ultimo sono riesplose durante il Covid: i residenti ancora ricordano i pasti consegnati dai volontari della Terra di Piero.
Ancora nel 1999 – riporta Enzo Stancati nel terzo volume della sua opera dedicata a “Cosenza nei suoi quartieri” (Luigi Pellegrini editore, 2007) – «quaranta famiglie vivevano in case fatiscenti e umide a causa delle tegole smosse e delle “canalette” marce. (…) Ogni famiglia corrispondeva al Comune dalle 50.000 alle 130.000 lire di affitto per appartamenti che non superavano i 48 mq».

Il centro per l’infanzia

Un quarto di secolo dopo il quartiere tenta di rinascere con l’arte urbana, ma qui c’è chi combatte tutto l’anno il degrado con la bellezza e una pratica quotidiana di civismo.
Fulea è un centro per l’infanzia d’ispirazione montessoriana, riporta al concetto di nido – il richiamo è a un termine dialettale – e nei giorni scorsi ha iniziato il quarto anno di attività: un angolo di verde tra vecchi e nuovi palazzoni, nel giardino un nespolo, un tiglio e un albicocco. I bambini, massimo 20 a ciclo e tutti d’età compresa tra 0 e 6 anni, sperimentano l’autonomia, giocano con oggetti di legno – la plastica è bandita – ed esplorano la città muovendosi in cordata. Daniele Scarpelli – attore ed educatore, oltre che tra gli ideatori del progetto IAMU – osserva gli artisti ed espone la sua idea di vivibilità: «Bisogna creare luoghi di interesse per praticare educazione diffusa e rigenerare gli spazi senza aggiungere nulla ma togliendo», e indica lo slargo dove fino a pochi giorni fa sorgeva una discarica mentre adesso ci sono i writer.
«Ce l’abbiamo fatta» sorride Daniele a una coppia di anziani che rientrano a casa in macchina. «Bravo», gli rispondono. La fisiologica diffidenza per qualsiasi segno di novità o linguaggio giovanile stavolta viene messa da parte. Un’altra anziana che abita qui da sempre non ha dubbi: «Il quartiere non era così da anni».

Daniele Scarpelli (Centro per l’infanzia “Fulea”)

Il progetto IAMU: non solo murales

Insieme con Fulea, il progetto – vincitore del bando Agenda Urbana con il patrocinio del Comune di Cosenza – è stato realizzato da Rublanum, soggetto capofila, e Maestri Fuori Classe.
Si tratta di un progetto multidisciplinare in cui un ruolo centrale è occupato anche dai numerosi laboratori (in programma fino al 7 ottobre) ideati per «promuovere nuove forme di espressione e di riflessione» e «lasciare dei segni che speriamo siano indelebili», dicono i ragazzi di Rublanum, associazione già fautrice del progetto di street-art itinerante Gulìa Urbana.
I diversi laboratori di carattere sociale saranno a cura di Maestri Fuori Classe e Fulea e interesseranno la genitorialità, l’animazione per i bambini (a cura di Gionata&Giada, Christian Cosentino e i clown della Terra di Piero) e un laboratorio di agricoltura urban. «Tutti tasselli di un percorso con cui, tra ascolto e coinvolgimento attivo degli abitanti, si ambisce a creare  un nuovo modo di vivere le Case Minime».
«Ogni progetto è una creatura vivente che fa nascere emozioni indescrivibili – dice Giacomo Marinaro (Rublanum) – ma stavolta sento delle emozioni inedite. Ora siamo pronti a coltivare semi di bellezza dove tutti dicono che non cresce nulla. Un nuovo progetto che ha l’obiettivo di valorizzare lo spazio urbano e sviluppare il tessuto sociale attraverso l’unione di linguaggi artistici e strumenti inclusivi per il coinvolgimento della comunità. Ci sono altri quartieri che riteniamo altrettanto interessanti nella città di Cosenza, l’ultimo lotto di via Popilia e via degli Stadi, e ci auguriamo con il tempo possano venir fuori le risorse per permetterci di operare anche lì».

Giacomo Marinaro (associazione Rublanum)

«Avendo iniziato dodici anni fa a rivalutare le aree del nostro paese, Rogliano, oggi arrivare a lavorare all’interno della città capoluogo di provincia, Cosenza, rappresenta un piccolo traguardo – ha commentato Matteo Falbo, project manager di Rublanum –. Crediamo che Cosenza sia una città veramente predisposta ad accogliere interventi di questo tipo, e siamo sicuri che con IAMU saremo capaci di dare quel quid in più al quartiere, con l’obiettivo da un lato di aumentare la consapevolezza e la cura dello spazio pubblico da parte degli abitanti, e dall’altra di incrementare un flusso spontaneo di visitatori e turisti. Ci sarà tanto da vivere».
Per Marzia Martino (Maestri Fuori Classe) «lasceremo non solo qualcosa di tangibile, i murales, ma forse in qualche giovane una speranza di qualcosa di diverso».

Marzia Martino (associazione Maestri fuori classe)

Gli artisti coinvolti

Gli artisti che prendono parte al progetto sono Aches (Irlanda), Dimitris Taxis (Grecia) e Slim Safont (Spagna), che realizzeranno un’opera in combo («Uno tra i progetti più interessanti realizzati quest’anno su scala europea» commenta Marinaro), Dùo Amazonas (Argentina – Colombia), Tony Gallo e Vesod (Italia).

Uno degli artisti all’opera
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