CATANZARO I numeri crescenti di sbarchi sulle coste calabresi e non solo richiedono interventi mirati e strutturati che non vadano a ledere i principi di solidarietà e accoglienza. È questo uno dei punti sollevati e discussi nell’ultimo incontro del Coordinamento regionale Politiche e Immigrazione convocato dalla Segretaria Cgil Calabria con delega all’Immigrazione Celeste Logiacco con la partecipazione del Segretario Generale Cgil Calabria Angelo Sposato.
Sulle politiche di immigrazione anche le regioni e i comuni possono avere un ruolo fondamentale. Occorre aprire un confronto istituzionale anche in Calabria con Regione, sindaci, associazioni, per politiche di accoglienza ed integrazione. I modelli di Riace, Camini ed Acquaformosa, per citarne alcuni, indicano una strada che potrebbe essere diffusa in tutto il Paese. La Calabria può essere un nuovo modello di accoglienza e presto avvieremo una conferenza regionale sull’immigrazione per focalizzare analisi e proposte.
Il coordinamento si oppone fermamente al decreto che prevede il pagamento di una somma di poco meno di cinquemila euro da parte dei migranti per evitare di essere inseriti nei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri). «Come Cgil – si legge in una nota – abbiamo lanciato un appello “Contro il razzismo, per un’Italia accogliente” perché crediamo che per dare piena attuazione alla nostra Carta Costituzionale occorrano interventi profondi per rimuovere le cause di esclusione, di discriminazione e di separatezza a danno delle persone migranti. Condividiamo le parole di Papa Francesco secondo cui “chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita” e il fenomeno migratorio “non è un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste ma un processo che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea”».
«Il diritto alla mobilità – continua la nota – va garantito, i centri di accoglienza sono in sofferenza, i numeri crescenti di migranti (anche più del doppio rispetto alla capacità delle strutture) non permettono di dare loro adeguate risposte e sostegno. È su questo che il governo dovrebbe lavorare, andando ad irrobustire la rete dell’accoglienza e non implementando quella legata ai rimpatri. Chiediamo un profondo processo di riforma della legislazione sull’immigrazione per superare il carattere punitivo e restrittivo che ha caratterizzato la nostra legislazione passata e presente (dalla Legge Bossi-Fini, ai tanti decreti legge che hanno ridotto progressivamente lo spazio dei diritti per le persone di origine straniera, alla mancata modifica della legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana); investire in termini strutturali nel sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, inserendolo stabilmente come servizio del sistema nazionale di welfare territoriale; garantire adeguati e strutturali canali di accesso legali per lavoro e per ricerca di lavoro, così come per chiedere protezione; investire su un processo di regolarizzazione che superi le limitazioni dei provvedimenti adottati in questi anni, consentendo a chi è già presente sul territorio nazionale di accedere ad una procedura di emersione stabile. Anche questi temi porteremo in piazza il 7 ottobre a Roma, nella grande manifestazione che vedrà la Cgil protestare insieme ad oltre cento realtà per la difesa della Costituzione e la sua reale e piena applicazione».
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