CATANZARO L’immagine è quella di un paziente ammalato di cancro che fa chemioterapia su un lettino, con la flebo attaccata al braccio. La sua è una condizione di estrema fragilità fisica e mentale. Reagire a qualunque offesa diventa faticoso. Le parole di una delle presunte vittime della violenza sessuale che sarebbe stata effettuata da Domenico Sinopoli, 44enne infermiere in servizio, a febbraio 2023, nell’unità operativa di Oncologia del presidio ospedaliero De Lellis di Catanzaro, racchiude tutto il disagio, la paura, il pudore, di un uomo ultrasettantenne: «Sinopoli insisteva e provava ad avere questi contatti fisici intimi nonostante io mi scansassi, con tutta la forza che avevo. Sinopoli, nonostante le difficoltà di movimento determinate dall’essere sottoposto alla flebo ed al pic, perseverava come se nulla fosse. (…) ero profondamente turbato per il suo comportamento, provavo un grande senso di disagio ed anche imbarazzo, ho avuto una grande paura che lui non si fermasse».
L’anziano era così turbato che, nonostante suo figlio fosse fuori dalla stanza, a pochi passi da lui, non sapeva cosa fare, aveva disagio anche a chiamarlo. Anzi, nell’immediato non gli ha raccontato nulla, lo ha fatto solo in seguito.
Oggi Domenico Sinopoli è stato tratto in arresto. Al momento, si legge nei brogliacci dell’ordinanza, le persone che avrebbero subito molestie da parte sua sono due, una ultrasettantenne e un altro uomo di oltre 60 anni. In più una terza persona sarebbe stata indotta a dare 120 euro a Sinopoli che avrebbe assicurato tempi brevi per una visita medica mai avvenuta.
Il paziente ultrasessantenne inizialmente aveva denunciato agli altri infermieri degli “strusciamenti” da parte dell’uomo che lo doveva assistere. L’anziano aveva fatto capire che non desiderava più avere assistenza da Sinopoli. Non aveva raccontato molto. E si scoprirà in seguito perché. L’uomo racconterà poi al personale, che lo spinge a parlare e a denunciare, aveva ricevuto una telefonata da Sinopoli che vantava amicizie poco raccomandabili con soggetti di Lamezia Terme. Soggetti dei quali aveva fatto i nomi al paziente. L’anziano aveva paura: «Perché lui mi ha nominato… persone che conosce…che non sono raccomandabili… […] se lui è amico con quelle persone che mi ha nominato, io poi non riesco a campare quindici giorni». Medici e infermieri cercano di calmarlo, gli dicono che Sinopoli, nel frattempo, è stato trasferito in un altro reparto. Ma gli ricordano che ci sono altri pazienti e che questi pazienti ora rischiano di subire quello che ha subito lui.
Piano piano l’uomo si apre, dice che Sinopoli agiva «quando altri pazienti non c’erano, oppure in gruppo attuando scherzi a valenza sessuale, proponendo incontri plurimi, richiamando la partecipazione anche di altro personale».
In pratica l’infermiere aveva detto al paziente di avere una villa al mare nella quale si potevano tenere incontri sessuali ai quali avrebbe partecipato anche un’altra persona, una donna. In sede di informazioni rese al pubblico ministero l’anziano ha confermato: “Confermo le dichiarazioni che sono scritte nel verbale del’11 maggio 2023 di cui mi date lettura. L’infermiere più volte ha cercato di strofinare le sue parti intime al mio braccio mentre ero vincolato alla flebo da cui ricevevo l’infusione della chemioterapia. Succedeva quando non c’era nessuno in giro”.
A seguire – è scritto nell’ordinanza -, temendo reazioni, forse insospettito dall’intervento dirigenziale che lo ha spostato dal reparto, Sinopoli «ha avuto cura di chiamare i pazienti per informarsi se la direzione ospedaliera avesse loro formulato richieste sul suo agire, minacciando (e di minaccia deve discorrersi anche quando vi è una mera prospettazione della conoscenza di soggetti che lo possono aiutare vendicandosi di eventuali denunce) – scrive il gip – i pazienti di vendicarsi qualora avessero esplicitato le sue condotte».
Ma le telefonate non si sarebbero limitate ai pazienti.
Il giudice, infatti, rimarca il fatto che «Sinopoli ha avvicinato pazienti, infermieri e medici per rappresentare loro rischi qualora fosse stato formalmente accusato, e chiedendo a una dottoressa di indurre tutto il personale che lo aveva segnalato a ritrattare le accuse».
Dei tre pazienti che sarebbero stati vessati dall’infermiere, due, in particolare, hanno temuto per la propria serenità e incolumità. Sono entrambi del Lametino: zona dalla quale proviene anche Sinopoli. E il figlio di uno di questi ha anche avvertito gli inquirenti della Guardia di finanza, coordinati dalla Procura di Catanzaro, di temere per l’attività che conduce proprio a Lamezia.
Le denunce sono comunque andate avanti e l’inchiesta è partita dalla segnalazione da parte del commissario straordinario dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Renato Dulbecco. (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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