CATANZARO «Il già difficile percorso di nascita dell’azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco”, segnato da ritardi ed incomprensioni, registra un ulteriore ed improvviso stop! Il commissario straordinario Vincenzo La Regina, infatti, abbandona l’incarico per la nomina a direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria 6 di Roma»: inizia così il lungo documento Franco Grillo (segretario generale della Fp Cgil Area Vasta), Ivan Potente (coordinatore Medici Fp Cgil Area Vasta dirigenza Medica e Sanitaria) e Anna Rotundo (responsabile aziendale Dulbecco Fp Cgil Area Vasta).
Per i tre sindacalisti è «difficile pensare che tale scelta sia frutto del caso. Da giorni, infatti, si susseguivano voci e notizie di incomprensioni tra La Regina ed i vertici universitari, non ultima la differenza di vedute sulla localizzazione del pronto soccorso all’ex azienda Mater Domini. E’ facile invece pensare che La Regina abbia capito “l’aria che tira” ed abbia pensato bene di lasciare l’incarico prima di essere costretto a farlo. In effetti nella sanità calabrese tira davvero una brutta aria che non può essere purificata da qualche alito di brezza “caraibica”».
I tre parlano di «incarichi di vertice delle aziende sanitarie che rimangono vuoti per motivi giudiziari o per rinunce personali vicariati dal sempre più diffuso sistema delle “reggenze” che conferma l’assoluto stato di precarietà nel quale versano le aziende pubbliche. Il commissario Occhiuto, che appare sempre più in difficoltà, si affida a momenti celebrativi estemporanei quali l’inaugurazione della Risonanza Magnetica al presidio Mater Domini precisando lui stesso che tali eventi “non vanno celebrati” (allora perché era presente all’inaugurazione?). Nel mentre la ricognizione del debito sanitario monstre non si scorge neanche in lontananza, e la Calabria sanitaria pullula di commissari, subcommissari, direttori generali ed esperti importati a vario titolo ma ancora non si riesce a capire chi siano veramente gli interlocutori», continuano.
Secondo Grillo, Potente e Rotundo «il progetto dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco che sembrava essere l’unica vera novità in un quadro desolante, sta inesorabilmente naufragando tra le incomprensioni, esplicite e soprattutto implicite tra universitari ed ospedalieri, con il povero Renato Dulbecco che si starà rivoltando nella tomba nel veder come il suo nome sia stato speso per un progetto così controverso. Chi può fugge: fuggono i pazienti che continuano ad emigrare verso altre regioni o si rivolgono alle strutture private, a proprie spese, per quelle prestazioni che il pubblico non eroga. Tuttavia fuggono anche i medici e gli infermieri, sia i più giovani che vanno al Nord o in altri paesi a specializzarsi o impiegarsi ma anche i meno giovani che si pensionano appena possono o si trasferiscono a lavorare nel privato: qualcuno ha provato a verificare quanti Primari siano andati via prematuramente negli ultimi tempi? La regione ha provato ad analizzare le cause del fenomeno e soprattutto a porre dei rimedi? Quanto ancora potrà continuare la politica degli effetti annuncio, che vengono puntualmente ed inesorabilmente smentiti dai fatti?» si chiedono gli esponenti della Fp Cgil
«Non possiamo aspettare – concludono – che siano i posteri a dare l’ardua sentenza perché il tempo presente è drammatico ed i bisogni dei pazienti non possono attendere.Occorrono interventi strategici da mettere in campo e perseguire con lucidità e tenacia. Occorre creare un ambiente di lavoro sano che possa attirare i professionisti e non farli scappare. E, soprattutto, si rende necessaria una classe politica che lavori con umiltà e dedizione ad un serio progetto di rinascita sanitaria».
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