MILANO La Procura di Milano ha chiesto oltre 40 condanne, tra cui 16 anni di reclusione per Gaetano Bandiera, uno degli storici boss della ‘ndrangheta in Lombardia, nel processo con rito abbreviato con al centro un tentativo di ricostituzione di una “locale” a Rho, nel Milanese. Tentativo che sarebbe avvenuto sia con arcaici metodi intimidatori, come «teste di maiale» lasciate fuori dalle porte, il «controllo del territorio» col «pizzo», i traffici di cocaina e armi, ma anche con la più moderna «vocazione imprenditoriale». A fine novembre 2022 erano state arrestate 47 persone nell’inchiesta della Squadra mobile milanese e del pm della Dda Alessandra Cerreti. Per il figlio di Gaetano (75 anni), Cristian Bandiera, anche lui difeso dall’avvocato Amedeo Rizza, la Procura ha chiesto una condanna a 18 anni. Mentre 14 anni di carcere sono stati chiesti per Caterina Giancotti, 46 anni, ritenuta “braccio destro” di Cristian nella «direzione» della cosca. Per la prima volta in Lombardia era stata individuata una donna tra i capi di una presunta associazione mafiosa. La sentenza del gup Anna Magelli è prevista per novembre. Gaetano Bandiera era stato già condannato ad oltre 13 anni dopo lo storico blitz “Infinito” del 2010. Avrebbe tentato, secondo la nuova accusa, di rimettere in piedi il clan. Con l’operazione dei mesi scorsi il boss, che ha «la dote superiore della Santa» e manteneva i rapporti con gli altri vertici della ‘ndrangheta in Lombardia, era tornato in carcere. «La legge è tornata, la ‘ndrangheta è tornata a Rho», diceva intercettato. Il “nucleo familiare Bandiera”, su domanda di Cristian, stando alle indagini, aveva anche «richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza» nell’agosto 2020. Lo scorso giugno Gaetano Bandiera, su istanza del difensore, è stato scarcerato con concessione dei domiciliari per curarsi. (Ansa).
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