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Usura, estorsioni e ditte imposte dalle cosche. «A Cosenza tutti devono pagare»

Il pentito Francesco Greco svela i dettagli dei prestiti elargiti da Porcaro e Patitucci. «6.500 euro a Natale e 7.000 a Pasqua»

Pubblicato il: 29/09/2023 – 20:02
di Fabio Benincasa
Usura, estorsioni e ditte imposte dalle cosche. «A Cosenza tutti devono pagare»

COSENZA Droga, armi e soprattutto usura. I verbali del neo pentito di Cosenza, Francesco Greco (qui le prime dichiarazioni) sono riempiti da una serie di episodi che cristallizzano i core business dei clan cosentini. I magistrati della Dda di Catanzaro annotano le confessioni, necessarie ai successivi riscontri utili per contestare i reati ai presunti colpevoli.

L’attività di usura

E’ il 19 settembre 2023 quando Greco cita un episodio che lo vede protagonista nelle vesti di “intermediario” in un’attività di usura ai danni di un costruttore di Montalto Uffugo. «Nel 2013 sono stato incaricato da mio cugino, per conto di Francesco Patitucci, di andare a prelevare una rata di un prestito usurario; nell’occasione la rata ammontava a 10.000 euro che ho ritirato personalmente ed ho consegnato direttamente nelle mani di Rosanna Garofalo, presso l’abitazione in cui la stessa abitava con Patitucci». Dal racconto, emerge la richiesta della donna (coinvolta nell’inchiesta “Reset“) di «proseguire nella raccolta di successive rate usurarie dal medesimo imprenditore». Da quest’ultimo, Greco si recherà – per sua stessa ammissione – in più occasioni, «a sollecitare i pagamenti, almeno fino al 2014, senza, però, raccogliere altri soldi». «Ricordo che, in un’occasione, ci portò a Longobardi per mostrare un appartamento in corso di realizzazione che voleva renderci per saldare tutto il debito». La proposta tuttavia fu rispedita al mittente. Il collaboratore di giustizia fa ricorso alla memoria e racconta di quando «Roberto Porcaro mi ha indicato di andare a riscuotere, mensilmente, la somma di 800 euro da chi aveva contratto un debito pari a 10.000 euro con Francesco Patitucci al tasso usurario dell’ 8%. Preciso che nel 2017, allorquando Porcaro era detenuto, ho consegnato, in due o tre occasioni, la mensilità riscossa direttamente nella mani di Rosanna Garofalo presso la sua abitazione. I ratei usurari riscossi nell’ambito di tale vicenda erano gestiti direttamente da Patitucci». Un’altra attività finisce sul taccuino dei magistrati. «Perpetrata in concorso da Francesco Patitucci e Roberto Porcaro in danno di un costruttore. E’ una vicenda che ho appreso nel 2015-2016, quando Roberto Porcaro mi ha incaricato di andare a riscuotere mensilmente la rata del prestito usurario. Per quanto è di mia conoscenza si trattava di un prestito inziale di circa 30.000 euro al tasso usurario dell’8% mensile».

Cosa accade a chi non paga?

E’ lungo l’elenco dei soggetti che si sarebbero rivolti a Porcaro e soci per ottenere prestiti senza garanzie, ma con la mannaia di un tasso ad usura spesso difficile da corrispondere. E’ il caso di chi avrebbe chiesto ed ottenuto una somma pari a 3.000 euro «al tasso usurario del 10% mensile, dal quale prelevavo 300 euro ad ogni scadenza; preciso che in un’occasione in cui il soggetto non versò la rata mensile, lo condussi da Roberto Porcaro che lo picchiò, trattenendo anche la sua auto, una Renault Clio, fino al versamento della rata dovuta che versò lo stesso giorno». C’è chi come un macellaio, invece, sarebbe stato costretto ad accettare “l’ingresso in società” di Porcaro e di un altro soggetto. E’ sempre il pentito a fornire i dettagli. «Aveva contratto un debito usurario pari a 1.000 euro e corresponsione mensile di 100 euro; questa vicenda estorsiva si è poi evoluta nel senso che Roberto Porcaro, insieme ad un altro soggetto, è entrato nella gestione di fatto dell’attività commerciale, percependo una quota mensile pari a 400-500 euro; a seguito di tale passaggio nella titolarità di fatto, l’attività si è ingrandita, nonché spostata in un’altra sede sempre in Via Popilia».

«A Cosenza tutti devono pagare, anche gli uccelli che volano»

Le festività rappresentano per la mala bruzia l’occasione giusta per richiedere ai commercianti sotto estorsione, un “fiore” – come si usa dire in gergo criminale – da versare alla cosca. La circostanza viene confermata anche dal collaboratore di giustizia Francesco Greco. «Nel Natale del 2016, ho personalmente portato un messaggio minatorio a scopo estorsivo al gestore di un supermercato dicendogli testualmente che gli portavo un abbraccio per conto di Patitucci, Porcaro, Ariello e Piromallo». L’imprenditore ricevuto il messaggio «mi invitò a ripassare al settimana successiva, allorquando mi consegnò la somma di 6.500 euro. In occasione della Pasqua del 2017, mi consegnò con la stessa modalità ulteriori 7.000 euro, anche perché nel frattempo aveva aperto un altro punto vendita». Il successivo passaggio sottolineato dal pentito è particolarmente interessante. «Come spiegatomi direttamente da Roberto Porcaro, questa era un’attività estorsiva condivisa con il gruppo degli Zingari, con i quali veniva diviso il provento illecito». Nel Natale del 2016, Greco riporta un’espressione testuale usata da Francesco Patitucci, secondo il quale, «a Cosenza tutti devono pagare, anche gli uccelli che volano».

L’azienda imposta

Il clan chiede il pizzo, impone tassi usurari e in alcune occasioni avrebbe anche imposto delle ditte per determinati lavori. E’ sempre Greco a riferirlo ai magistrati della Distrettuale di Catanzaro. «Nel periodo 2013-2014, posso riferire del fatto che l’azienda di mio cugino è stata imposta nell’esecuzione dei lavori di intonaco e premiscelato in due diverse occasioni (…) ad un costruttore di San Lucido, in riferimento ad un complesso di appartamenti in corso di costruzione sulla superstrada che collega San Lucido a Falconara di Torremezzo e ad un costruttore che stava realizzando degli appartamenti a Commenda di Rende». Della vicenda si sarebbe interessato anche Patitucci. «L’intermediazione di Francesco Patitucci nell’imporre i lavori in favore dell’impresa di mio cugino (…)». (f.b.)

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