Robert Fico, dell’ex presidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, ha solo il nome ma non le idee. Le elezioni che si sono tenute in questi giorni in Slovacchia hanno decretato il suo inatteso successo (il partito che rappresenta, lo Smer-Ds, ha ottenuto il 23 per cento dei consensi). Non sarà semplice, però, formare un nuovo governo. Se dovesse farcela, per lui sarà la quarta volta da premier. Classe 1964, simpatizzante putiniano e contrario all’invio di armi all’Ucraina, Fico ha battuto i liberali dell’eurodeputato progressista Michal Simecka ritrovando la fiducia di gran parte di quegli elettori che nel 2018 protestarono in piazza contro di lui dopo l’omicidio del giornalista Jan Kuciak (e della sua fidanzata) che indagava sui rapporti tra la politica di governo e la ‘ndrangheta.
Il giornalista 27enne, prima di essere assassinato a colpi d’arma da fuoco insieme alla sua compagna, stava lavorando a un’inchiesta su presunti rapporti tra imprenditori italiani legati alla ‘ndrangheta e politici slovacchi. Quell’inchiesta venne pubblicata poi postuma e non completa. La principale pista investigativa della polizia slovacca sull’omicidio di Kuciak aveva portato a Bova Marina, nel Reggino, da dove diversi elementi legati alla ‘ndrangheta partirono anni fa verso l’est Europa. La polizia aveva arrestato sette cittadini italiani che il giovane cronista accusava di avere rapporti con la ‘ndrangheta e di gestire milioni di euro di fondi comunitari. In carcere erano finiti l’imprenditore Antonino Vadalà, il fratello Bruno, il cugino Pietro Catroppa e poi ancora Sebastiano Vadalà e Antonio e Diego Roda. A far partire l’inchiesta del cronista era stata in special la posizione di Antonino Vadalà che, tra le varie attività svolte, operava nel settore del fotovoltaico. L’imprenditore, secondo Kuciak, aveva intrapreso da tempo rapporti poco chiari con Maria Troskova, primo consigliere di Stato di Fico. Alla fine, tutte e sette le persone arrestate, furono rilasciate per mancanza di prove. (f. v.)
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