ROMA «L’impegno sul clima, la decarbonizzazione e la transizione energetica sono temi che devono essere affrontati con pragmatismo e senza condizionamento ideologico. C’è il rischio che il porto di Gioia Tauro finisca, per la carbon tax europea sullo shipping che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2024, dentro un paradossale meccanismo: il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, come un boomerang, polverizzeranno la sostenibilità economica dello scalo calabrese con un effetto devastante su occupazione e sviluppo». È quanto afferma la deputata calabrese della Lega Simona Loizzo. «Gioia Tauro – afferma – è il primo porto di transhipment italiano. Se consideriamo le emergenze socio-ambientali di questa parte della Calabria, la condizione di abbandono delle aree industriali retrostanti, oggetto di liti e pretese rivendicative tra diversi enti da tempo immemorabile, è quasi un miracolo che la forza attrattiva del porto non sia venuta meno e sia, anzi, cresciuta nel tempo, grazie senza dubbio agli investimenti pubblici. Siamo a tre mesi dall’entrata in vigore della direttiva di Bruxelles che regolamenta la tassazioni delle navi basata sul meccanismo degli Ets (che sta per Emissions Trading System) per ogni approdo in scali europei. Quello che sta per succedere è obiettivamente preoccupante, anche perché determinerà una condizione di obiettivo vantaggio a favore dell’altra sponda del Mediterraneo, verso i porti nordafricani di Tangeri o Porto Said. Appena a giugno scorso, il presidente Occhiuto è stato eletto presidente dell’Assemblea intermediterranea per affrontare le sfide di un’area comune che ci appartiene e per ribadire – fu detto in quella occasione – la centralità di una zona marittima strategica. Arriva sempre il momento in cui gli annunci devono tradursi in fattività concreta. Fermarsi all’allarme, pur importante, non è sufficiente. La norma ha bisogno di correttivi. Sono interessati tutti i porti italiani, ma quello calabrese di più. Per questo è importante che sia la regione Calabria a spingere sul Governo italiano perché a sua volta spinga su Bruxelles». «Una nave proveniente dal mediooriente – continua Loizzo – e diretta ad Anversa con scalo a Gioia Tauro pagherebbe la tassa al 50 per cento per la rotta Singapore-Gioia Tauro e al 100 per cento per il percorso Gioia Tauro-Anversa. La stessa rotta, ma con scalo a Port Said, avrebbe una tassa del 50 per cento per entrambi i viaggi. Se non verranno fatte modifiche, i porti europei saranno penalizzati anche nei traffici con il continente americano. Da tempo il nostro leader Matteo Salvini denuncia complotti e congiure cinesi e mediorientali che attraverso la transizione ecologica danneggiano i nostri territori. Tutto questo con il beneplacito dell’Europa ecologista e sinistra. Ma c’è un altro aspetto che vorrei sottolineare. Questa misura – evidenzia la deputata leghista – rientra nel progetto più ampio chiamato “Fit for 55” che punta a ridurre le emissioni del 55 per cento rispetto al 1990. Gli obiettivi di decarbonizzazione non possono però essere una crociata senza avere alternative concrete. L’alternativa all’uso del combustibile usato dalle navi, cioè il passaggio all’elettrico o all’idrogeno, ad oggi non è praticabile. Un articolo del Guardian di una decina di giorni fa analizzava che dopo la UK finanche la Svezia di Greta ha annunciato un ridimensionamento del budget destinato alla transizione verde e l’introduzione di sgravi fiscali per benzina e diesel. Sembrano battaglie di retroguardia. La sfida è tutta qui, trasformare una battaglia di retroguardia in una battaglia di avanguardia. Meno fanatismo e più concretezza».
x
x