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La morte di un tunisino in Calabria. Coopisa: «Per il decreto Cutro la sua vulnerabilità non è emersa»

La denuncia dell’associazione: «L’uomo di 69 anni lascia una figlia con la sindrome di Down che adorava»

Pubblicato il: 02/10/2023 – 11:15
La morte di un tunisino in Calabria. Coopisa: «Per il decreto Cutro la sua vulnerabilità non è emersa»

REGGIO CALABRIA È morto ieri sera H.B., Tunisino di 69 anni, arrivato in Italia da poche settimane nel centro SAI di San Roberto. È morto lasciando una famiglia con una bimba con la sindrome di Down, che lo adorava. A dare la notizia è Serena Pensabene, responsabile della comunicazione per l’Associazione Coopisa (Cooperazione in Sanità) che ha come scopo quello di offrire modelli di inserimento sociale e sviluppo sostenibile per persone in difficoltà, in particolare migranti e richiedenti asilo politico, favorendo la realizzazione delle misure di accoglienza, protezione, integrazione. «Prima ospite dell’hotspot di Gallico – rivela Pensabene – e quindi in un Cas in provincia di Cosenza, l’uomo è morto senza che la sua vulnerabilità sia emersa. È morto perché, come ogni padre amorevole, le sue attenzioni erano rivolte principalmente alla piccola figlia col cromosoma in più. Ed è morto perché dopo il famoso (o famigerato) decreto Cutro non è chiaro chi debba occuparsi di segnalare le vulnerabilità sanitarie e quindi, di fatto, non lo fa nessuno. Certo, ci saranno i momenti per perseguire chi abbia sbagliato o avuto condotte omissive. Ma non oggi. Oggi dovremo dire alla piccola Ons che il suo papà non c’è più e che portarla qui è stato l’ultimo regalo». (redazione@corrierecal.it)

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