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L’accusa del pentito cosentino: «Silvia Guido si occupava di gestire i prestiti ad usura»

Secondo Francesco Greco, le riscossioni avvenivano ogni mese «il 15 e il 27». In una cassaforte nascosto il «quaderno con debitori e prestiti»

Pubblicato il: 03/10/2023 – 8:00
L’accusa del pentito cosentino: «Silvia Guido si occupava di gestire i prestiti ad usura»

COSENZA Silvia Guido, imputata nel procedimento penale denominato “Reset”, ha un passato sentimentale legato a Roberto Porcaro. L’ex reggente degli “Italiani” ha interrotto – nelle scorse settimane – la proprio collaborazione con la giustizia. Proprio la decisione di pentirsi aveva provocato la reazione della ex moglie che – tramite missiva indirizzata anche alla nostra redazione – aveva sottolineato la contrarietà rispetto alla decisione assunta dal marito. «Da tale scelta, per come sopra rappresentato e per volontà della Guido e dei suoi figli, si dissociano i suoi più stretti familiari, non condividendola». Dei rapporti tesi tra Porcaro e Guido erano emersi alcuni episodi annotati dai magistrati e finiti nelle carte dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e volta a smantellare i gruppi della presunta “Confederazione” di ‘ndrangheta cosentina.
«La donna è molto sconfortata perché sembra che il coniuge abbia inviato una lettera a uno dei suoi figli parlandole male della madre, in particolare mettendone in dubbio la moralità». «Malgrado la fine della loro unione, però – annota chi indaga – Guido continua a curare gli affari del marito all’esterno, raccogliendo per lui i soldi delle attività illecite». Quest’ultima circostanza è stata confermata dal pentito Francesco Greco, fresco di collaborazione con la giustizia. Quest’ultimo è considerato «luogotenente» di Roberto Porcaro e sostiene di essere a conoscenza di numerosi fatti e circostanze legate alla vita criminale dell’ex pentito.

«Silvia Guido si occupava anche della gestione dei prestiti ad usura»

«Silvia Guido si occupava anche della gestione dei prestiti ad usura. Nel periodo in cui Porcaro era in carcere avevo ricevuto dallo stesso l’indicazione di andare a prendere da Guido il denaro necessario per effettuare i prestiti usurai», sostiene Greco. Che aggiunge: «Inoltre avevo anche il compito di riconsegnare a Silvia Guido i ratei usurai che periodicamente venivano corrisposti dalle vittime di usura». Il ruolo della donna sarebbe stato cruciale, secondo quanto emerge dal racconto del collaboratore che fornisce ulteriori indicazioni. «Avevamo un’organizzazione precisa per quanto concerne la scadenze dei retai mensili. Avevamo individuato due date il 15 ed il 27 di ogni mese al fine di razionalizzare il meccanismo di riscossione ed evitare di vederci ogni giorno con conseguente aumento del pericolo di essere monitorati e scoperti». Il racconto prosegue: «Silvia Guido aveva perfetta conoscenza sia dell’ammontare dei prestiti che del tasso usuraio praticato che ammontava al 10% mensile». Il collaboratore suggerisce anche il luogo dove la donna avrebbe custodito il libro con cifre e dettagli dei prestiti elargiti, «all’interno di una cassaforte che si trovava nella camera da letto dei figli, in particolare dietro l’armadio, un quaderno in cui erano annotati debitori, ammontare del prestito e ratei usurai riscossi». Per quanto concerne invece la custodia del denaro direttamente collegato all’attività di usura, il pentito sostiene che venisse «affidata ad una parente di Silvia Guido (..)» che avrebbe inviato «i figli a prelevare il denaro destinato al prestito usuraio custodito da questa sua parente». L’attività di cui parla il pentito è da ricondurre ad un preciso periodo storico. «Per quanto a mia conoscenza, già dal 2015 allorquando cominciavo a consegnarle piccole cifre provento dell’attività di usura». (f.b.)

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