VENEZIA C’è l’ipotesi di omicidio stradale plurimo nel fascicolo di inchiesta aperto dalla Procura di Venezia, per il momento senza indagati, sul disastro del bus pieno di turisti precipitato martedì sera da un cavalcavia a Mestre dopo aver divelto il guardrail. Sono state tutte identificate le 21 vittime della strage. Secondo i dati della prefettura di Venezia, si tratta di nove cittadini ucraini, 4 romeni, 3 tedeschi, due portoghesi, un croato, un sudafricano e l’unico italiano, l’autista del bus, un trevigiano di 40 anni. Quanto ai feriti, al momento sono state identificate 13 delle 15 persone ricoverate negli ospedali: cinque cittadini ucraini, quattro tedeschi, due spagnoli, un croato e un francese. Gli ultimi due feriti, sui quali sono invece ancora in corso gli accertamenti, dovrebbero essere un cittadino ucraino e un tedesco. In serata la Regione Veneto ha diffuso il bollettino aggiornato al tardo pomeriggio: dei 15 ricoverati 12 sono adulti e 3 minorenni. Dieci si trovano in terapia intensiva. Non c’è ancora una ricostruzione che possa stabilire con certezza le cause dell’incidente. Sono due le ipotesi principali al vaglio della magistratura sulle cause della tragedia: una manovra azzardata, con l’affiancamento ad un altro bus e un guardrail vecchio; oppure, sommato a questo, un malore dell’autista che non è riuscito a controllare il mezzo. “Non ci sono allo stato indagati – ha confermato il Procuratore Bruno Cherchi – mentre il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono stati posti sotto sequestro”. E’ stata anche acquisita la ‘scatola nera’ del mezzo “che sarà esaminata – ha spiegato Cherchi – solo quando si saprà che non è un’operazione irripetibile. Altrimenti aspetteremo lo sviluppo dell’inchiesta, affinché tutte le parti coinvolte possano avere le perizie”. E mentre i colleghi dell’autista deceduto, Alberto Rizzotto, 40 anni, piangono il compagno di lavoro, che definiscono “un conducente esperto” (lavorava sui pullman da 7 anni), le indagini si concentrano sull’analisi di un video ripreso nei momenti dello schianto alla ‘Smart control room’ del Comune di Venezia. La telecamera è puntata alla base della rampa che da Mestre porta a Venezia, e ritrae la sommità del cavalcavia, nel tratto in discesa verso la bretella per l’autostrada A4. Si nota il bus affiancarne un altro, presumibilmente fermo al semaforo che immette a sinistra, verso Marghera, e che ha la freccia inserita. Subito dopo si nota il mezzo piegarsi e cadere, mentre l’altro pullman aziona improvvisamente lo stop. Non si intravvedono altri veicoli davanti.’ Anche qui è stato il capo della Procura veneziana a sgombrare le ombre su una eventuale compartecipazione di altri veicoli al disastro. “Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi” ha scandito il magistrato. La dinamica dell’incidente “vede il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo”. L’altro autobus affiancato dal pullman sul cavalcavia, quindi, non ha una parte attiva nell’incidente. Ma è stato proprio l’autista di questo secondo mezzo il primo a cercare di prestare i soccorsi. Nel dare l’allarme ha anche lanciato un suo estintore verso il mezzo precipitato, da cui si sprigionavano le fiamme. Proprio le testimonianze escludono che il bus precipitato andasse veloce. “I testimoni – ha sottolineato Cherchi – hanno detto che andava piano, il tratto stradale prima è in salita e comunque, oggettivamente, non permette alte velocità”. Quel che invece si sa già è che si tratta di una “strage di giovani”, come avevano detto subito i soccorritori. E in effetti l’età media delle vittime è bassissima. Nell’elenco dei deceduti c’è una bambino di appena un anno e mezzo – i medici non hanno potuto definirne con precisione l’età – e di una ragazzina di 11-12 anni. Altre vite spezzate sono state quelle di due ragazze di 28 anni, e di una di 30.
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