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«Gratteri a Napoli stia fuori dai giri di potere. Occhiuto? Per la Calabria nessuna svolta»

De Magistris a tutto campo a “Telesuonano”. «Un errore non candidarmi consigliere regionale. Governatore in continuità con il passato. L’autonomia differenziata è un attacco al Sud»

Pubblicato il: 05/10/2023 – 6:57
«Gratteri a Napoli stia fuori dai giri di potere. Occhiuto? Per la Calabria nessuna svolta»

LAMEZIA TERME La Calabria e Napoli, in un gioco di incroci e di specchi, con storie che tornano e si riannodano: uno sguardo alla Regione, con un giudizio – non positivo – su primi due anni di governo di Roberto Occhiuto, uno sguardo da ex pm sulla svolta rappresentata dalla nomina di Nicola Gratteri alla guida della Procura di Napoli, la sua città, uno sguardo sui temi dell’attualità politica come l’autonomia differenziata e gli appuntamenti elettorali a partire dalle Europee del 2024, e poi i possibili e probabili impegni futuri. Su tutti questi temi si sofferma Luigi de Magistris, già procuratore a Catanzaro, già sindaco di Napoli già europarlamentare, già candidato alla presidenza della Regione Calabria, davanti alle telecamere di “Telesuonano”, il format de L’altro Corriere in onda ieri sera sul canale 75. Sollecitato dalle domande e dalle considerazioni di Danilo Monteleone, de Magistris spazia a tutto campo nel suo stile, diretto e non mediato, sulle tracce del suo libro “Fuori dal sistema”, fil rouge della trasmissione.

L’orizzonte delle Europee

Sotto la lente anzitutto i futuri impegni di Luigi de Magistris. «La politica? Vediamo, ci sono obiettivi che potrebbero essere concreti, come le Europee, elezioni importanti, e poi c’è l’impegno sui territori come la Calabria, dove vengo ogni 10 giorni, o Napoli, dove c’è una spinta a rivolermi sindaco. Vediamo che succede». L’orizzonte per de Magistris è in primo luogo l’Europa: «C’è una forte esigenza – e mi muovo dall’inizio in questa direzione – di dare rappresentanza a un fronte pacifista molto forte che non è d’accordo su questa guerra, che sta peggiorando la situazione economica, sociale e ambientale, con danni irreversibili, e ha provocato già 500mila vittime. Questo fronte pacifista però non ha adeguata rappresentanza se vediamo che la gran parte delle forze in Parlamento sostiene la guerra. Se riusciamo a stare insieme – ci posso stare io in campo, altre persone, Santoro, associazioni, mondo cattolico, pezzi di partito – in un progetto di questo tipo ci starei a portare un messaggio di pace contro questa guerra che rischia di farci diventare più subalterni agli Stati Uniti e alla Cina. Non bisogna tentennare nel condannare Putin, la cui aggressione all’Ucraina è inaccettabile, ma al tempo stesso le provocazioni della Nato e degli Stati Uniti, che non ha voluto un’Europa forte, ci sono state. E chi pagherà i 300 milioni che diamo all’Ucraina? Li pagheremo noi».

La politica estera

Da queste considerazioni muove de Magistris per osservare: «Io non sono un nostalgico della Prima Repubblica, ma erano giganti. Sono molto distante da Craxi ma come non riconoscerne l’autorevolezza nella vicenda di Sigonella, la capacità di essere amico degli americani ed essere dialogante con l’Unione sovietica, l’equidistanza tra Israele e Palestina. Dov’è oggi questa politica estera? Noi siamo passati da queste figure, anche discutibili, – lo dico con rispetto – a Di Maio che è stato ministro degli Esteri. Se gli si faceva una domanda “dov’è la Siria o il Qatar?” non so se sapeva rispondere eppure l’hanno inviato in Golfo Persico… In politica estera negli ultimi anni siamo molto deludenti».

Napoli e la Campania

Riflettori su Napoli e sulla Campania e sulle dinamiche politiche di un territorio a cui de Magistris ovviamente giarda con estremo interesse. «Politicamente a Napoli – spiega l’ex sindaco partenopeo –  c’è molto fermento perché possano cambiare le cose, l’attuale sindaco sta deludendo molti, c’è un laboratorio Pd-Movimento 5 Stelle che non sta dando frutti. Si tratta di capire due cose: Europee e De Luca, che vorrebbe fare il presidente della Regione per il terzo mandato ma la Schlein dice no. Bisogna vedere se la Schlein ha la schiena dritta. Qui si gioca una partita. Secondo me senza De Luca il Pd non vince, per la Schlein potrebbe essere un problema perdere la Campania come fu per D’Alema. In più non vedo lo slancio iniziale della Schlein ad allargare il campo più a sinistra, vedo che tentenna. Così non si è né carne né pesce. Quanto all’alleanza Pd-M5S, fino a giugno vedremo contrasti ma vedo una loro alleanza obbligata con questa legge elettorale, altrimenti il centrodestra governerà almeno 10 anni». Un occhio al futuro, anzitutto elettorale:  «Vediamo, in questo momento – confida de Magistris – sono interessato a consolidare quella vivacità politica napoletana che ha portato a una rivoluzione nel 2011 con una coalizione civica popolare di sinistra che aveva contro tutto l’arco politico. Questo è il lavoro che sto facendo e che avrà un peso per le Regionali, una partita in cui bisogna stare. Io mi augurerei da una parte una svolta in un campo aperto verso un reale cambiamento ma non vedo segnali a Napoli, se pensiamo che Schlein e Fico sono forti sostenitori del sindaco Manfredi che non è un sindaco amato e non è sostenuto politicamente dal flop. De Luca? Secondo me gli manco, con Manfredi si scoccia…».

Occhiuto e la Regione Calabria

Dalla Campania alla Calabria, regione che due anni fa de Magistris ha scelto per una sua sfida politica candidandosi alla presidenza della Regione con una coalizione civica che ha ottenuto un buon risultato elettorale. Anzitutto un giudizio sui primi due anni di governo di Occhiuto: «E’ accaduto quello che mi aspettavo, non c’è stata la svolta nei settori in cui c’era bisogno, penso a sanità, infrastrutture strategiche, diritti, mobilità, ambiente. Occhiuto – rileva de Magistris – è abile, da questo punto di vista politicamente è più efficace rispetto ai suo predecessori, ma va in continuità, c’è una continuità con il passato tra centrosinistra e centrodestra che si alternano ogni 5 anni». Quanto alla sua esperienza alle Regionali, de Magistris non nasconde un rimpianto: «All’inizio ci sono rimasto male, poi mi sono reso conto che il 17% ottenuto alle Regionali è stato un risultato straordinario, non c’erano precedenti, ma è accaduta una cosa che duole, nel momento in cui non ci sono io, avendo deciso di non candidarmi consigliere regionale: questo ha fatto perdere quel gruppo che la mia presenza univa. Questo mi dispiace. Forse è stato un errore non candidarmi consigliere regionale: non mi candidai per non rovinare l’armonia straordinaria che c’era e lo spirito di squadra ma forse è stato un errore perché quel 17% mi ha votato per fare il presidente ma anche per fare il capo dell’opposizione. Se potessi tornare indietro, forse farei una valutazione diversa. Devo dire – aggiunge de Magistris – che Laghi è la voce più autorevole in Consiglio regionale per la preparazione e la capacità di dialogo, anche Lo Schiavo fa un buon lavoro ma penso che il peso politico che avrei potuto avere io – devo dire che Occhiuto fu molto corretto dopo l’elezione telefonandomi e complimentandosi per il mio risultato – avrebbe creato una dialettica più interessante. Ma il mio impegno in Calabria continua a esserci, continuano le mie lotte. Napoli e la Calabria saranno sempre al primo posto».

Larrivo di Gratteri a Napoli

Il gioco degli specchi con la figura di Gratteri, in procinto di andare a guidare la Procura di Napoli, la città di de Magistris. Dall’ex pm di Catanzaro qualche “consiglio”. «La mia valutazione sul periodo di Gratteri procuratore a Catanzaro – esordisce de Magistris –  è positiva, l’attività di bonifica anzitutto giudiziaria che Gratteri ha fatto è stata apprezzabile. Sul piano professionale – ovviamente mai personale – a me ha fatto piacere che molte indagini, spunti investigativi – sia a Catanzaro sia a Reggio soprattutto con il dottore Lombardo – sono stati ripresi. Se leggo gli atti di Gotha o di Rinascita Scott ci sono le mie indagini, che furono fermate purtroppo non dalla ‘ndrangheta con la coppola e la lupara ma dalla criminalità istituzionale che in Calabria come altrove è molto forte. Quindi, la mia valutazione è positiva. Ora Gratteri arriva a Napoli: tra la gente c’è un sentimento molto positivo della sua venuta, nell’ambiente giudiziario c’è preoccupazione. Napoli fu scottata da Cordova, che deluse, anche io restai deluso. Allora sarà perché Gratteri è calabrese, sarà per questa postura importante nella lotta alla ‘ndrangheta, c’è questa preoccupazione. Io invece credo che in questo momento storico a Napoli smuove. A Napoli c’è una situazione un po’ ferma, non si vede una forte incisività su tanti temi, si avverte l’esigenza di una ripresa di un protagonismo giudiziario non manettaro o autoritario ma che comprenda certi aspetti che si muovono in città, anche rapporti con la politica e le istituzioni. Gratteri, che è un uomo fuori dal sistema e dai salotti, può svolgere una funzione importante. Napoli è la procura più grande d’Europa, è la patria del diritto; è chiaro che ci vuole una grande capacità di fare il coach, di ascoltare tutti, di rispettare. Napoli non va giudicata, bisogna capirla e come diceva Pino Daniele “Napule a’ sape tutto o’ munno, ma nun sanno a’ verità”. Quindi anche l’approccio culturale, mediatico, il protagonismo che oggettivamente Gratteri ha da tempo e forse è stata anche la sua forza: però Napoli non è la Calabria, sono contesti molto diversi. Una cosa è fare il procuratore a Napoli, un’altra fare il procuratore a Catanzaro. Io l’ho fatto a Napoli e a Catanzaro. E in Calabria è molto più entusiasmante, perché in Calabria hai l’idea del gruppo, del pool, della trincea, Napoli invece comincia a essere dispersiva, burocratica, pesante. E – ultima cosa – mi auguro che stia completamente fuori dai giri di potere della città. Gratteri ha grande esperienza, certo ha lavorato sempre in Calabria e per lui è una sfida: perché – spiega de Magistris – c’è una attenzione, c’è grande aspettativa ma anche tanti pronti a colpirlo al primo errore».

Focus sul libro “Fuori dal sistema”

C’è spazio anche per impressioni di carattere più personale, con il libro “Fuori dal sistema” a fare da sfondo. «I miei momenti più belli? Quando ho superato il concorso in magistratura, una gioia enorme, e diventare sindaco di Napoli, per come lo sono diventato, sindaco di popolo contro tutti i partiti e contro tutti i poteri e la soddisfazione di averla portata a essere la prima città sul piano del turismo e della cultura. Il lavorare tanto fa parte dell’etica, però avrei dovuto trovare – confesso – più spazio per la mia famiglia, sono stato molto fortunato perché mia moglie ha saputo compensare le mie assenze di tempo e i miei figli che sono cresciuti in un contesto difficile ma oggi sono due ragazzi con la testa sul collo, questo senso di colpa un po’ lo avverto». 
De Magistris quindi cita «le delusioni sul piano umano in politica, e in magistratura l’indifferenza di tanti colleghi che non si sono schierati con me quand’ero in Calabria aspettando di vedere come andava a finire. Avendo fatto per 30 anni l’uomo delle istituzioni io sarei dovuto essere un uomo del sistema. Purtroppo ho constatato che nel sistema tante persone perseguono l’interesse pubblico ma anche tante che perseguono un interesse privato e a volte criminale. Io mi sono visto sempre potenzialmente ingabbiato in certi contesti, non criminalizzo i partiti ma so che per uno come me entrare in un partito significa cedere a dei condizionamenti. Io rifuggo dal compromesso morale, posso fare una mediazione politica ma sulla moralità e sull’etica no: ecco perché ci tengo molto a non farmi acquistare mai e a non essere mai in vendita perché si paga un prezzo a non avere prezzo, ma non c’è prezzo a non avere prezzo».

La depurazione

Stimolato da Monteleone, de Magistris riannoda anche i fili del passato. «La mia inchiesta Poseidone – stiamo parlando di 15 anni fa – nasce proprio dai depuratori e sembra scritta ieri. Occhiuto ci aveva messo molto la faccia su questo ma i risultati non arrivano perché bisogna fare un lavoro molto complesso e però deve avere il coraggio di intervenire rompendo interessi e schemi. Fa molta rabbia, perché la Calabria ha pochissime industrie e dovrebbe avere un mare cristallino e invece almeno una volta al giorno si vede l’arrivo di quelle lunghissime macchie marrone che è me##a che arriva dritto dritto sulla spiaggia… Si sa anche dove sono gli scarichi abusivi, alcuni sono vicini a lidi noti, addirittura ci sono scarichi abusivi vicino a lidi dove ci sono anche le forze di polizia. Fa rabbia perché stavamo ricostruendo il denaro sottratto, se avessimo continuato quell’inchiesta sono convinto che oggi ci saremmo trovati in un’altra condizione. Anche perché anche l’Europa ci ha dato ragione chiedendo la restituzione delle risorse. Occhiuto ci aveva messo la faccia ma a distanza di due anni do la fotografia di questa estate e non registro un miglioramento significativo».  
Un’analisi sulle dinamiche politica-illegalità, per de Magistris immutate. «Il sistema criminale è interessato ai fondi pubblici perché con la spesa pubblica crei il rapporto tra il sistema criminale e il potere, quello che io ricostruii. Qui c’era il tema – ideato da menti raffinate – dei commissariamenti che durano in eterno. In Calabria come altrove – la Calabria forse è stata laboratorio –  utilizzano lo stato di emergenza in modo perenne per avere mani libere e mani in pasta e il denaro pubblico non arriva mai al popolo. In sanità è uguale. E’ una condanna politica senza appello. Va ricostruita la filiera della sanità pubblica. La regionalizzazione della sanità è stata un mezzo fallimento e con l’autonomia differenziata, soprattutto al Sud, sarà ancora peggio».

«L’autonomia differenziata è eversione»

De Magistris quindi rilancia il tema della lotta al disegno sull’autonomia differenziata. «A me – dice – preoccupa la desertificazione giovanile in Calabria e in generale nel Mezzogiorno. Vedo un disegno strategico di attacco al Mezzogiorno, che non è solo tagli al Pnrr, autonomia differenziata. Ci sono due obiettivi che la locomotiva economica e finanziaria del paese vuole raggiungere: la prima deriva alla guerra, l’energia, ci si è accorti che abbiamo bisogno di energia e l’energia sta al Sud, e quindi credo che ci sarà un processo di colonizzazione, per tenerci buoni siccome abbiamo bisogno di soldi e lavoro, e si prendono l’energia, “se la sucano”. La seconda è che hanno bisogno di nostri talenti, dei nostri giovani.  E’ un attacco all’unità nazionale, e questo attacco va a fondo perché un pezzo di classe dirigente meridionale soprattutto politica è stata complice ed è complice perché ha dei ritorni, di potere, di interessi illegali. Quando c’è stata una esperienza  di riscatto forte come a Napoli il popolo ci ha seguito, però siamo stati isolati».
Secondo de Magistris «il Ponte sullo Stretto non lo faranno, l’autonomia differenziata la faranno perché c’è bisogno di un attacco nei confronti del Mezzogiorno. L’unico antidoto è mettere in campo una mobilitazione meridionale molto forte, che è difficile perché anche il nome – autonomia differenziata – è un tema da addetto ai lavori, quello è un centralismo regionale. La faranno perché la Lega lo vuole e questo governo vuole un assetto verticistico del paese: con l’autonomia differenziata concentri tutto il potere ai vertici delle Regioni, dove c’è il massimo dell’infiltrazione criminale, della burocrazia e dell’inefficienza, e c’è la Repubblica presidenziale. E ce la fanno anche in 5 anni. E poi Calderoli ha sparato grosso, il suo disegno è eversivo: si dovrà mediare e troveranno mediazioni con pezzi dell’opposizione, Bonaccini era d’accordo, la modifica del Titolo V l’ha fatta il centrosinistra e alla fine troveranno l’accordo». Infine, il futuro di de Magistris: «Io non so che farò, ma lotterò di sicuro». (redazione@corrierecal.it)

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