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Le valigie di contanti dalla Calabria a Roma. «Così ripulivano i soldi della droga»

Gli episodi nell’inchiesta della Dda della Capitale: 500mila euro consegnati a Reggio e 230mila trasportati da un 45enne della Locride

Pubblicato il: 05/10/2023 – 13:22
di Pablo Petrasso
Le valigie di contanti dalla Calabria a Roma. «Così ripulivano i soldi della droga»

LAMEZIA TERME Un fiume di soldi da ripulire e un banchiere cinese a disposizione di tutte le organizzazioni criminali operative nella Capitale. Il centro del business è nel quartiere Esquilino: due negozi cinesi ben mimetizzati nella Chinatown di Roma. I clienti non arrivano per acquistare abiti e scarpe. Gli affari si fanno in magazzino: riciclaggio di denaro sporco per conto dei narcos di mezza Italia. Al centro dell’inchiesta che ha portato ieri all’arresto di 33 persone (22 in carcere e 11 ai domiciliari) c’è un “banchiere” cinese, Zheng Wen Kui, punto di riferimento per boss e associazioni criminali. Ufficialmente vende vestiti, nei fatti ricicla milioni di euro anche per conto della ‘ndrangheta in cambio di commissioni comprese tra il 2 e il 5%. 

I sequestri “calabresi”: valigie di contanti in viaggio per Roma (e poi all’estero)

L’ipotesi è legata a un sequestro di 500mila euro messo a segno nel 2021. Nei guai, sul versante calabrese della storia, è finito un 38enne di Reggio Calabria, Santo Flaviano, per il quale è stato disposto l’arresto. Quel denaro è ritenuto dagli investigatori del Gico della guardia di finanza di Roma, guidati dal colonnello Francesco Ruis, «provento del traffico di sostanze stupefacenti e comunque di attività illecita». Il viaggio del contante prelevato a Reggio e interrotto dall’intervento dei militari, avrebbe portato i soldi prima a Roma – nelle “banche clandestine” di Kui – e poi all’estero, secondo uno dei due metodi utilizzati dalle filiali cinesi per riciclare. Stesso percorso – e stessi guai – seguito dai soldi consegnati a Zheng Wen Kui da Rizeri Cua, 45enne di Locri, pescato dai militari per due volte in compagnia dei presunti riciclatori cinesi: in un caso (il 1° febbraio 2021) avrebbe portato a Roma 100mila euro, nel secondo (il 4 febbraio 2021) 130mila euro destinati a essere trasferiti «all’estero in modo tale da ostacolarne l’identificazione della provenienza delittuosa». Anche Cua è stato arrestato, e gli inquirenti non escludono che le “sue” due consegne «e il prelievo di 500mila euro a Reggio Calabria siano tra loro collegati, trattandosi di profitti provenienti dal medesimo contesto criminale calabrese». Le indagini, dunque, continuano. 

Due metodi per riciclare: prima e dopo il Covid

Ciò che appare cristallizzato è il metodo (o meglio i metodi) utilizzati per rimettere in circolazione il denaro. Il Covid fa da spartiacque per l’attività della banda cinese. Prima della pandemia, Kui usava il metodo “alla romana”: valigie di soldi trasferite in Cina da connazionali fidati su voli di linea. Una volta arrivati in patria venivano aperti dei conti a disposizione dei narcos. Facile ma rischioso: a volte i trolley pieni di banconote sono stati intercettati negli scali. Poi il coronavirus ha imposto il blocco dei voli e la soluzione si è fatta più raffinata. Pescando dalle tradizioni utilizzate per il trasferimento del denaro da parte dei migranti, il “banchiere” ha rispolverato il “Fei Ch’ien”, il denaro volante. Che poi tanto volante non è: bastava che gli uomini dei narcos consegnassero a Kui i soldi per ricevere un codice da presentare a un altro “banchiere” in una parte diversa del mondo. Altrettando semplice ma più “sicuro” ed efficace. Almeno fino a quando la guardia di finanza non ha messo piede nei fini negozi dell’Esquilino. (p.petrasso@corrierecal.it)

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