CATANZARO Il valore e il primato della politica, al fondo di un viaggio che ha attraversato Prima, Seconda e Terza Repubblica, passando da Andreotti a Saragat, da Nilde Iotti a Cossiga, da Berlusconi a Bossi, per arrivare alla Meloni. “C’era una volta la politica” per Pierferdinando Casini non è solo il titolo del suo ultimo libro ma è una sorta di sguardo a tutto campo che corre sul filo della memoria, sulle incertezze del presente e sulle speranza di un futuro da affidare ai giovani invitati a «farsi convinzioni forti ma a rifuggire dai pregiudizi». E’ questo il messaggio che l’ex presidente della Camera lancia da Catanzaro al termine di una riflessione che condivide con due espressioni di quella che definisce «buona politica», il presidente della Regione Roberto Occhiuto, uno dei leader di Forza Italia, e il segretario regionale del Pd nonché senatore Nicola Irto. E’ Casini è il fil rouge che li lega, perché – confida l’ex presidente della Camera sorridendo – «Occhiuto è l’amico, per tanti anni abbiamo condiviso il percorso nello stesso partito, Irto è il mio capo perché lui è uno dei big del gruppo Pd al Senato al quale sono iscritto anche io, sempre pronto a fustigare gli altri quando sono assenti, ma per fortuna io sono sempre presente venendo dalla vecchia scuola politica».
Parole che rendono bene il clima nel quale si sviluppa il confronto, moderato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri. «Basta con i corpi contundenti lanciati tra le forze politiche, questo alimenta la diserzione dalle urne e l’astensione altissima», esordisce Casini spiegando di aver scritto il libro per «restituire la memoria a chi ha fatto tanto per la politica. «Nel libro – prosegue Casini – non critico nessuno, solo il M5S che ha liquidato la politica con un marchio di infamia, con il risultato che oggi non c’è competenza, non c’è radicamento, non c’è professionalità perché non ci sono i partiti. E questo determina la Meloni che passa dal 3% al 30% in tre anni e Salvini che scende dal 30% all’8% in tre anni. Io penso che su una riforma maggioranza e opposizioni possono trovarsi d’accordo: il ritorno alle preferenze che significa il rapporto diretto tra voi e noi. Nel libro però – rimarca Casini – rendo anche l’onore delle armi a un parlamentare M5S che, avendo visto come si lavora in Parlamento, un giorno mi disse “non pensavano che la politica avesse lati positivi”. Per questo dico ai giovani: fatevi convinzioni forti ma non basatevi solo su pregiudizi». Considerazioni che Occhiuto e Irto dicono sostanzialmente di condividere anche se il governatore della Calabria avverte «attenzione, la politica è cambiata». Occhiuto ricorda di «dovere moltissimo a Casini perché con lui fui eletto deputato nel 2008, ero andato da lui dopo essere stato deferito nel 2000 dai probiviri di Forza Italia da Gentile, con cui peraltro oggi siamo in ottimi rapporti, e il mio modo di governare discende proprio dagli insegnamenti di Casini, soprattutto quando nel sistema bipolare decidemmo di andare da soli: fu un scelta di grande coraggio e di onestà intellettuale. E’ questo che ho capito da Casini: che chi fa politica in modo diverso se ne frega dell’impopolarità se ritiene di essere nel giusto, questo ho fatto io in diversi casi, a esempio con i medici cubani. Una cosa giusta va fatta anche se impopolare perché se è giusta diventa anche popolare. Io sono cresciuto nel movimento giovanile della Dc, ci insegnavano a leggere la società. Il fatto è che la politica e i partiti sono entrati in crisi perché politica e partiti non sono stati più capaci di leggere la società. Il libro di Casini – aggiunge il presidente della Regione – è anche una operazione verità su luoghi comuni che hanno alimentato l’antipolitica e hanno determinato poi il fallimento dell’antipolitica stessa». Per Irto «l’attualità politica è figlia degli anni precedenti, però attenti, forse li stiamo vedendo anche oggi e non ce ne accorgiamo, perché nel silenzio generale dei partiti c’è lo svilimento totale del Parlamento. La crisi ha investito anche il mio partito, che comunque resta l’unico organizzato e con una dialettica interna, ricordo che Casini è stato eletto con il Pd in un collegio senatoriale grazie a una sua campagna elettorale straordinaria ma anche perché c’è un partito che ha una sua struttura. Prima di venire qui un mio amico mi aveva sconsigliato di presentare il libro di Casini, che è stato nel centrodestra, ma io gli ho risposto mi spiace, io vado perché questo libro dà la possibilità di dare una visione ai giovani al di là dagli ideali, è il racconto della politica come impegno e come merito».
Inevitabile un passaggio sul ruolo dei cattolici in politica. Casini dice di scorgere «una subalternità dei cattolici nel mondo politico, ma la sfida è questa, la sfida è riprendere quello che disse il curato di campagna a chi gli ricordava “a che serve la politica che è una cosa sporca”. E lui rispose “A che serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca”». Anche Occhiuto si dice «persuaso del fatto che i cattolici dovrebbero essere lievito per tutti i partiti anche se la loro marginalità è anche cercata dai cattolici». Per Irto «è cambiato tutto ma quello dei cattolici è ancora un valore. Penso all’Enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco: non penso che ci sia una sola forza politica che sia contraria, e questo cristallizza il fatto che su un grande tema tutte le forze politiche sono d’accordo. Sono convinto che cattolici debbano impegnarsi in politica, nel Pd o altrove, sapendo che il mondo è cambiato».
Ovviamente, l’occasione della presentazione del libro è anche quella di scorrere come in un film i profili di “giganti” della politica del passato filtrati dai ricordi di Casini: «Bossi che minaccia di presentarsi davanti al Papa alla Camera con una cravatta di legno color verde ma poi si presenta con un vestito blu e al Papa dice “santità per fortuna che ci siamo solo noi due, lei polacco e io padano, gli unici stranieri”. O Andreotti al funerale ortodosso di Eltsin, 4 ore di cerimonia con una candela di cera sulla testa e alla fine, all’ambasciatore italiano che si dice mortificato dell’eccessiva lunghezza del rito, gli dice “stiamo sereno, noi sicuramente stiamo meglio di colui che stanno celebrando”… O Cossiga che dopo aver fondato l’Udeur mi critica – io stavo per separarmi – con la tipica cattiveria democristiana per non aver aderito dicendo che “Casini si occupa solo di donne, non di politica”, costringendomi a rispondergli “ ha ragione, spero che incominci a occuparsi di donne anche lui perché ne avrebbe giovamento anche lui”. O Berlusconi, grandi pregi e qualche difetto. Nilde Iotti grande presidente della Camera che ha difeso la terzietà della figura di presidente anche contro il suo partito, eravamo tutti affascinati da lei, il carisma di Moro, l’emozione di avere un appuntamento con Saragat. Certo faccio fatica a confrontare oggi Fanfani e Salvini – con tutto il rispetto – perché è diverso il peso delle persone». Quello che conta però è il primato e il valore della politica, per Casini, che chiude: «Sento riparlare di governi tecnici, ne ho vissuti diversi, in alcune fasi sono stati essenziali ma sono come gli antibiotici, prenderne il meno possibile se no le difese immunitarie si indeboliscono, non possono diventare fisiologia. La Meloni è stata scelta dagli elettori e la rispetto per questo, pensare che i governi tecnici diventino una fisiologia significa trasmettere agli italiani il messaggio che il loro voto è inutile e questo è negativo, sia per Meloni sia per l’opposizione». (a. cant.)
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