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Docente aggredito dai genitori di un alunno a Cosenza. Il dirigente: «In corso un cambiamento antropologico della famiglia»

L’insegnante dell’Istituto Comprensivo di via Roma-Spirito Santo è finito al Pronto soccorso. Per lui ferite giudicate guaribili in sette giorni

Pubblicato il: 07/10/2023 – 13:34
di Francesco Veltri
Docente aggredito dai genitori di un alunno a Cosenza. Il dirigente: «In corso un cambiamento antropologico della famiglia»

COSENZA Un maestro viene aggredito dai genitori di un alunno, va al Pronto soccorso e le sue ferite sono giudicate guaribili in sette giorni. Per quelle psicologiche probabilmente occorrerà molto più tempo.
Di storie così negli ultimi anni in Italia se ne sono sentite tante: insegnanti maltrattati e minacciati dai genitori o bullizzati dai propri alunni. Appena un mese fa il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara aveva reso noti i dati emersi da un monitoraggio sulle aggressioni accertate che hanno subìto i docenti a scuola lo scorso anno scolastico. «Da settembre 2022 a maggio 2023 gli episodi di violenza sono stati cinque al mese – aveva detto Valditara – e in quasi la metà dei casi erano coinvolti i genitori». Stavolta una cosa simile è accaduta a Cosenza, all’Istituto Comprensivo Statale di via Roma-Spirito Santo, proprio nel corso della giornata mondiale degli insegnanti, festa creata nel 1994 dall’Unesco. Nell’atrio del plesso dello Spirito Santo, situato nel centro storico della città, Nicola Cupelli – questo il nome del docente – è stato aggredito prima dalla madre e poi dal padre di un suo alunno che gli hanno procurato numerose ferite al volto e al corpo. «Un episodio grave – afferma al Corriere della Calabria il dirigente scolastico Massimo Ciglio (nella foto) –, che fa rabbia, ecco perché ci siamo schierati immediatamente, come corpo docenti, dalla parte del professore Cupelli a cui esprimiamo la massima e non retorica solidarietà. Da tempo nella scuola si assiste a un cambiamento antropologico del rapporto genitori-figli, nella maggior parte dei casi la funzione educativa viene abbandonata. L’educazione, prima ancora che nelle scuole, si fa nelle famiglie e oggi ci tocca riscontrare purtroppo che tutto ciò è stato messo da parte». Parole amare quelle del professore Ciglio che si aggiungono alla nota della scuola diffusa subito dopo il grave episodio. «Nicola Cupelli – riporta la nota dell’Istituto Comprensivo rivolta ai genitori e alle famiglie – è un bravo maestro della nostra scuola: si dedica con cura e professionalità alla crescita dei bambini e delle bambine del nostro Istituto e li accoglie ogni giorno nel plesso dello Spirito Santo con disponibilità e passione per aiutarli nel loro percorso di sviluppo umano e culturale, rispettandoli sempre nella loro integrità e fornendo loro occasioni di apprendimento ed esperienze formative ed educative. E’ lo stile della nostra scuola, è lo stile del maestro Nicola: sempre disponibili al dialogo e in costante ascolto dei bisogni e delle esigenze di alunni e genitori anche se tutto ciò spesso alcune famiglie lo dimenticano». Dopo aver raccontato l’aggressione subita dal docente di scuola primaria, il dirigente e i docenti dell’Istituto evidenziano come quanto avvenuto non sia giustificabile in nessun modo, «semplicemente non doveva avvenire. Fare scuola oggi – continua la nota – è molto complicato: ogni giorno è come se dovessimo esercitare una sorta di contrappeso rispetto a quanto avviene fuori dalle mura scolastiche, nella città e nelle famiglie: se nelle aule insegniamo rispetto per le persone e per il mondo, fuori molte famiglie hanno rinunciato a svolgere la loro funzione educativa, sostenute in questo da un clima culturale che favorisce l’arroganza e la prevaricazione alla collaborazione e al dialogo fra adulti civili, se noi ci sforziamo di combattere tutte le forme di bullismo fra i ragazzi, poi ci ritroviamo, come ieri, genitori che sono capaci di fare peggio. Un inferno. E allora esprimendo massima solidarietà a Nicola, ripartiremo dalle tantissime manifestazioni di vicinanza indirizzate a Nicola e alla scuola da parte di molti genitori e famiglie del quartiere che, come noi, non vogliono arrendersi a quest’inferno. Il nostro compito continuerà ad essere quello di cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio». (redazione@corrierecal.it)

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