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Cosche di San Leonardo di Cutro, confermati 30 anni in appello per il boss Alfonso Mannolo – NOMI

Diciotto le condanne comminate dai giudici di Catanzaro. Rideterminate 13 pene. L’inchiesta nasce dalla denuncia dell’imprenditore Notarianni

Pubblicato il: 09/10/2023 – 18:41
di Alessia Truzzolillo
Cosche di San Leonardo di Cutro, confermati 30 anni in appello per il boss Alfonso Mannolo – NOMI

CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro – presidente Giancarlo Bianchi – ha comminato 18 condanne nei confronti degli imputati che hanno appellato la sentenza nata dall’inchiesta Malapianta della Dda di Catanzaro. Una sentenza emessa il 24 maggio 2022 dal Tribunale collegiale di Crotone che, per la prima volta, riconosceva l’esistenza delle cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” sul territorio di San Leonardo di Cutro.
I giudici hanno rideterminato le condanne nei confronti di Giuseppe Benincasa, sette anni di reclusione e 5.500 euro di multa; Alberto Benincasa, tre anni e sei mesi di reclusione; Mario Cicerone, quattro anni e sei mesi e 4000 euro di multa; Antonio De Franco, sette anni e 40mila euro di multa; Ciro Di Macco, due anni e 900 euro di multa come concordata tra le parti; Francesco Falcone, 15 anni e nove mesi; Roberto Fusari, due anni e sei mesi; Luca Mancuso Trabucco, tre anni di reclusione; Piero Giacchetta, due anni di reclusione come concordato tra le parti; Luigi Giappichini, sette mesi e 1.500 euro di multa; Paolo Menicucci, tre anni di reclusione; Pasquale Nicola Profiti, cinque anni di reclusione come concordato tra le parti; Pietro Russo, sette mesi e 1.200 euro di multa; Renzo Tiburzi, due anni.
Confermate la condanna a 30 anni per il boss Alfonso Mannolo, capo indiscusso dell’articolazione mafiosa del locale di San Leonardo di Cutro (con la dote di vangelista e la carica di capo società di San Leonardo), considerato il riferimento operativo delle organizzazioni ‘ndranghetistiche del territorio. È accusato di esser colui che gestiva le strategie estorsive attuate nei confronti degli imprenditori Notarianni, gestori del villaggio “Porto Kaleo”, Maresca, gestori del “serenè Village, e dell’imprenditore veneto Stefano De Gaspari.
Confermati 19 anni nei confronti di Remo Mannolo, accusato di avere gestito le estorsioni nel settore turistico in qualità di promotore della consorteria. Sono stati confermati per Antonella Bevilacqua, 11 anni di reclusione; Annunziato Profiti, 4 anni.

Le cosche su San Leonardo

Un comprensorio depredato per anni in maniera feroce dalle cosche “Mannolo-Trapasso-Zoffreo-Falcone” inserite nel più ampio contesto criminale capeggiato dalla famiglia Grande Aracri, questo racconta l’inchiesta condotta dalla Guardia di finanza di Crotone, guidata, all’epoca delle indagini preliminari, dal colonnello Emilio Fiora. Il controllo delle attività economiche era appannaggio delle famiglie di mafia che hanno sfruttato per il proprio tornaconto la ricchezza turistica del territorio, in particolare insidiandosi nella gestione dei villaggi turistici.
Le indagini sono partite grazie alla denuncia, dopo anni di vessazioni, dell’imprenditore Giovanni Notarianni, proprietario di Porto Kaleo, oggi testimone di giustizia che vive sotto scorta.

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