CATANZARO I tanti volti del Pd. Unito sui grandi temi, diviso sulla vita interna del partito e sui territori. Una dinamica che è anzitutto nazionale si riproduce ovviamente anche in Calabria, arricchendosi però di elementi molto specifici e peculiari alla nostra regione. Camarille, capibastone, correntismo esasperato, contraddizioni, incomprensioni: il caso che sta scuotendo Cosenza, con il siluramento di Maria Pia Funaro dalla Giunta di Franz Caruso e con le dichiarazioni di fuoco dell’ormai ex vicesindaco, ripropone i vecchi vizi dei democrat calabresi e i vecchi e nuovi affanni di un partito che fa fatica a rigenerarsi. L’azione di rilancio e di rinnovamento del Pd avviata dal segretario Nicola Irto – azione oggettivamente complicata per i fattori “ambientali” di cui sopra – prosegue ma ovviamente si scontra con una serie di ostacoli che sui territori assumono contorni a volte persino ombrosi. Cosenza sotto questo aspetto è una cartina di tornasole ma non è l’unica.
Nel capoluogo bruzio dietro la vicenda di Funaro si agitano le manovre delle varie aree che si contendono la leadership sul campo, aree riconducibili ai vari plenipotenziari come Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio, Carlo Guccione, Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci (questi ultimi due sempre più in asse), aree in perenne movimento nei loro rapporti reciproci, talmente variabili da rendere di fatto il partito ingovernabile. Ma Catanzaro non è da meno: nel capoluogo calabrese la recente fase del rimpasto nella Giunta comunale del sindaco Fiorita ha portato a galla un duro scontro tra la segreteria cittadina a guida del capogruppo municipale Fabio Celia e il gruppo legato all’ex portavoce nazionale delle Sardine, Jasmine Cristallo, “braccio destro” di Elly Schlein, con il risultato di un Pd che non tocca palla nelle dinamiche di Palazzo de Nobili, messo all’angolo da un controverso patto di governo tra Fiorita e pezzi (molto trasformisti) di centrodestra. Nota di cronaca: sia per Caruso sia per Fiorita il Pd si era speso nelle rispettive campagne elettorali al massimo delle proprie forze, mettendo in campo tutta l’artiglieria pesante di cui disponeva all’epoca, a partire dall’impegno diretto in Calabria dell’allora leader nazionale Enrico Letta. Né altrove sembra andare meglio. A Reggio Calabria ancora si sconterebbe la decisione di Giuseppe Falcomatà di lasciare a esponenti di Azione e Italia Viva la guida della Metrocity e del Comune dopo la sua sospensione dalla carica di sindaco in forza della legge Severino, e la deadline elettorale del 2025 spaventa a fronte di un centrodestra che non ripeterà sicuramente gli errori del passato. A Vibo ci si sta preparando alle Comunali del 2024 e i dem avrebbero persino già individuato un candidato sindaco in Enzo Romeo, già presidente della Provincia vibonese, solo che questo nome sarà portato al tavolo della coalizione e non è detto che superi la prova collettiva (e in tanti sospettano che questo percorso sia in realtà finalizzato a bruciare lo stesso Romeo). Quanto a Crotone, anche qui non pervenuto.
Sul piano dei contenuti, il Pd mostra di esserci, anche in Calabria, rilanciando temi come il salario minimo, la sanità, la scuola, l’ambiente – a esempio la bonifica di Crotone – e dando l’impressione di voler alzare l’asticella dell’opposizione al centrodestra di Roberto Occhiuto, ma poi all’atto pratico si notano ancora una certa velleitarietà nell’azione politica, la difficoltà a diventare punto di riferimento reale di tutto il centrosinistra compreso il Movimento 5 Stelle, un complessivo arrampicarsi sugli specchi (come nel caso della riforma dei Consorzi di bonifica, rispetto alla quale i dem sono apparsi come i conservatori di un indifendibile “status quo”) e qualche imbarazzo (come sul tema della direttiva che rischia di far chiudere il porto di Gioia Tauro, direttiva che i dem a Bruxelles avrebbero tutto sommato gradito). Resta poi il problema di fondo, un rapporto sempre molto complicato con il partito nazionale: dopo aver sostenuto il perdente Bonaccini nella fase congressuale, il gruppo dirigente dem ha avviato una progressiva marcia di riallineamento alla linea della neo segretaria Schlein, ma questa marcia di riallineamento non sembra ancora essersi pienamente compiuta. La segreteria Irto sta lavorando a una grande conferenza programmatica del Pd regionale che nelle intenzioni dovrà servire proprio a rendere la Calabria una priorità nazionale ma finora da Roma non è che siano arrivati particolari segnali di attenzione. Non che questi segnali di attenzione siano la panacea di tutti gli affanni – soprattutto in una prospettiva a medio lungo termine con obiettivo le Europee, un appuntamento al quale il Pd calabrese rischia di arrivare a corto persino di candidati autorevoli – ma almeno potrebbero servire a dare un’identità più precisa e uno slancio più deciso ai dem. (a. cant.)
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