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«Imprenditore di riferimento della ‘ndrangheta a Crotone». Sequestro da 15 milioni per Gallo

Il “tesoro” del re dell’antinfortunistica nel mirino della Dia e della Dda di Catanzaro dopo la condanna a 30 anni in “Basso profilo”

Pubblicato il: 09/10/2023 – 12:10
«Imprenditore di riferimento della ‘ndrangheta a Crotone». Sequestro da 15 milioni per Gallo

CATANZARO La Direzione investigativa antimafia ha dato esecuzione a un decreto di sequestro di beni ai fini di confisca emesso, ai sensi della normativa antimafia, dal Tribunale di Catanzaro-Sezione Misure di Prevenzione, su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro e dal Direttore della Dia nei confronti di Antonio Gallo, imprenditore operante nel settore della vendita di dispositivi di protezione e antinfortunistica attualmente in carcere, in regime ex articolo 41 bis.

Antonio Gallo

L’imprenditore, nel gennaio 2021, era stato sottoposto ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Profilo Basso” della Dda di Catanzaro. All’esito del relativo processo di primo grado, nel luglio 2023, Gallo è stato condannato a 30 anni di reclusione per associazione di tipo mafioso. Dagli atti d’inchiesta è emerso il suo ruolo quale imprenditore di riferimento di alcune tra le organizzazioni ‘ndranghetiste più pericolose insistenti nella provincia di Crotone. In particolare, avrebbe gestito, in regime di sostanziale monopolio, la fornitura di prodotti antinfortunistici e avrebbe utilizzato le proprie compagini aziendali per agevolare l’infiltrazione delle cosche nel tessuto economico nazionale.

Le società “cartiere” per agevolare le cosche del Crotonese

L’imprenditore, attraverso società cartiere, gestite da prestanome, ha emesso fatture per operazioni inesistenti mantenendo un rapporto privilegiato con i vertici delle cosche di San Leonardo di Cutro e di Roccabernarda con la finalità di agevolare quei sodalizi, come hanno confermato anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le intercettazioni che hanno restituito l’esistenza e l’operatività di diversi gruppi e fra questi l’associazione che ha visto, in posizione apicale, proprio l’imprenditore oggi attinto dalla misura; egli poteva contare su una rete di società, strumentali alla realizzazione delle finalità del sodalizio, attraverso l’autoriciclaggio e le intestazioni fittizie.

Sequestro da 15 milioni di euro

Gli accertamenti patrimoniali disposti, hanno consentito di rilevare come i beni intestati o, comunque, riconducibili all’imprenditore sono frutto o reimpiego di attività illecite ed, in ogni caso, di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. Il provvedimento ablativo ha ad oggetto: 7 tra imprese con il loro compendio aziendale; quote societarie; 11 beni immobili; 30 beni mobili; 23 rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in oltre 15 milioni di euro.

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