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La Calabria (del pallone) che non ti aspetti. «Reggina no e Sampdoria sì»

Lo show del Cosenza, la maturità del Catanzaro e la mancata denuncia di una donna dopo un’aggressione. Le 10 domande sul club blucerchiato

Pubblicato il: 09/10/2023 – 8:41
di Francesco Veltri
La Calabria (del pallone) che non ti aspetti. «Reggina no e Sampdoria sì»

Una Calabria del pallone così, forse non se l’aspettava nessuno. Nell’anno dell’ennesima salvezza all’ultimo secondo del Cosenza, del ritorno tra i cadetti dopo 17 anni di stenti del Catanzaro e del fallimento disastroso della Reggina, in pochi avrebbero scommesso su una stagione di sorrisi a quasi 32 denti per il calcio calabrese. E invece giallorossi e rossoblù stanno stupendo tutti, soprattutto chi vive oltre i confini regionali e tende a dar maggiore credito a chi può permettersi di spendere milioni in abbondanza senza eccessivi paranoie e controlli. Le Aquile, se si esclude la batosta rimediata dal Parma, non hanno patito il cambio di categoria, mentre i Lupi, grazie a un mercato estivo finalmente presentabile, hanno stravolto pronostici di bookmakers e tifosi giustamente prevenuti. Siamo ancora all’inizio del torneo, certo, ma la sensazione, facendo gli scongiuri del caso, è che tutto questo ben di Dio non sia solo un fuoco di paglia.
Scendendo di categoria, pare essersi riacceso anche il Crotone che dopo la scioccante rimonta subìta a Benevento, con il solito Guido Gomez ha superato il Picerno e si è riavvicinato alle zone che contano della classifica. Bene in D anche La Fenice Amaranto (Lfa) di Brunello Trocini, contro il Licata alla seconda vittoria di fila, prima al “Granillo”, con la novità dello streaming a pagamento per assistere alle partite interne di questa stagione: abbonamento annuale, da Champions League, di 80 euro, oppure acquisto della singola gara al costo, leggermente folle, di 7 euro.

Lo spettacolo per pochi intimi del Cosenza

È un Cosenza da non crederci, capace di rifilare tre sberle (e perle) – una più bella dell’altra – a un Lecco con l’acqua alla gola, che era venuto in Calabria convinto di fare punti. La squadra di Fabio Caserta non ha concesso granché alla matricola di proprietà del vulcanico Paolo Di Nunno e con il suo reparto più competitivo, l’attacco (mi fa quasi effetto dirlo se penso alle annate precedenti in cui oltre ai gol scarseggiavano anche i tiri in porta), ha chiuso i giochi in appena un tempo. Una prestazione brillante, spettacolare, convincente, arrivata senza il supporto di diversi titolari come Martino, Zuccon e Florenzi e con una difesa che spesso lascia qualche spazio di troppo agli avversari. Vedere il Cosenza nelle zone di vertice della classifica dopo tutto quello che ha passato e ha fatto passare alla sua gente (ormai abituata al peggio), fa impressione. Ma, come dice banalmente e saggiamente l’allenatore silano: «Godiamoci l’entusiasmo senza staccare i piedi da terra».

Crema: la copertina di giornata in molti l’hanno già affibbiata a Francesco Forte, anche perché con quel cognome che si ritrova rende la vita dei titolisti molto meno faticosa (oltre che poco originale). E poi perché si è sbloccato con una doppietta da stropicciarsi gli occhi: due bolidi sotto l’incrocio dei pali che hanno ricordato, a chi se l’era dimenticato, cos’è un bomber. Ma oltre agli elogi all’attaccante romano, una nota di merito alla carriera (quantomeno quella con la maglia del Cosenza: da quando è sbarcato in riva al Crati lo scorso anno i Lupi hanno ripreso a sperare nell’ennesimo miracolo salvezza) va a Manuel Marras, motorino instancabile e talentuoso della fascia destra, e non solo quella. Il suo gol al volo in sforbiciata, su pennellata di Tutino, toglie un po’ di luce alle prodezze di Forte e fa capire, a chi ancora avesse dubbi, che di lui questo Cosenza non può assolutamente fare a meno.
Amarezza: un reparto offensivo degno di tale nome (14 gol realizzati) dopo anni di attacchi sterili e a tratti immateriali, che si somma a una rosa che fa ipotizzare un torneo meno angosciante del solito. Tutto questo, in una realtà normale, dovrebbe bastare a riempire lo stadio. A Cosenza, invece, al momento non accade. Le poco più di seimila presenze nella gara casalinga contro il Lecco, aprono la strada a più ipotesi: avversario non di grido, più che comprensibile disaffezione cronica e mancanza di fiducia nei confronti del presidente Guarascio, costo dei biglietti esagerato per una tifoseria che non è mai stata rispettata dalla proprietà, orario di inizio partita (le 14) proibitivo per molti, scampagnata al mare o in Sila considerate le temperature tutt’altro che autunnali. Qualunque sia la ragione, va detto che è un vero peccato, in questa fase di ritrovata dignità per i colori rossoblù, vedere i gradoni, agibili e inagibili, del “San Vito-Marulla” semivuoti.

La gioia del Cosenza dopo il gol di Marras

La maturità del Catanzaro e la mancata denuncia dopo un’aggressione

Non lo so se tutti quei gol incassati dal Parma qualche settimana fa, abbiano dato maggiore consapevolezza alla squadra di Vivarini. È certo, però, che questo Catanzaro ormai può essere considerato una solida certezza del torneo cadetto e non più una mina vagante. Lo dimostrano i numeri: 18 punti in classifica, con 15 gol messi a segno e 13 incassati (di cui cinque proprio contro il Parma). Se poi si analizzano le partite, ci si accorge che poche squadre come quella giallorossa, riescono a creare tante occasioni da rete e a mantenere sempre un possesso palla da percentuali alte. Il successo esterno contro il Südtirol di Bisoli (che non perdeva in casa dallo scorso aprile e in genere è brava a concedere poco e niente agli avversari) aumenta l’autostima di un gruppo che oggi dimostra di aver raggiunto anche un livello di umiltà e predisposizione al sacrificio apprezzabile per puntare a rimanere lassù fino alla fine.

Crema: con quel suo tiro da tre punti sotto la traversa, Pietro Iemmello ha confermato ancora una volta di essere il leader non solo tecnico del gruppo. La sua presenza in campo fornisce qualità e tranquillità ai suoi compagni meno esperti che ora sanno anche soffrire senza scomporsi. Oltre a Iemmello, c’è da evidenziare infatti la maturità con cui il Catanzaro è riuscito ad affrontare la batosta contro il Parma e l’infortunio di un titolarissimo come Mario Šitum. Panos Katseris, giovanissimo calciatore greco che sta sostituendo l’esterno croato, è molto più di una semplice alternativa. Le sue sgroppate sulla fascia di competenza danno alle Aquile maggiore imprevedibilità in fase offensiva.
Amarezza: la vittoria del Catanzaro allo stadio “Druso” è stata macchiata da un episodio su cui sta indagando la polizia. Francesca Fiori, presidente del consiglio di quartiere “Don Bosco” di Bolzano, sarebbe stata aggredita pesantemente da un gruppo di tifosi giallorossi. «Ho urtato fortuitamente la spalla di una tifosa – ha spiegato Fiori al Tgr del Trentino Alto Adige – e sono stata schiaffeggiata dal suo fidanzato, gettata a terra e presa a calci da altri tifosi della squadra calabrese che si sono subito uniti all’aggressione». Dopo un racconto del genere, ci si aspetterebbe una denuncia alle forze dell’ordine, invece no, la consigliera ha deciso di non andare oltre il racconto, affermando stranamente che si tratta di «cose che capitano in uno stadio durante una partita». Non ha fatto lo stesso la società del Catanzaro che, invece di minimizzare l’accaduto, ha espresso «incondizionata solidarietà alla donna, condannando qualsiasi atto di violenza perpetrato ai suoi danni». «L’Us Catanzaro – ha aggiunto il club calabrese – non ritiene che l’episodio, per come denunciato alla stampa dalla donna, sia derubricabile a “cose che capitano in uno stadio” perché cose del genere non si devono mai verificare, e questo va ribadito anche da parte nostra con forza e grande senso di responsabilità. Per questo invitiamo le forze dell’ordine a fare piena luce sulla vicenda, chiarendone la reale dinamica e individuando gli eventuali responsabili».

L’esultanza dei giocatori del Catanzaro a fine gara sotto il settore ospiti

«Perché la Reggina no e la Samp sì?»

O serie A o morte. Mercoledì scorso sul suo profilo Twitter, il giornalista del Fatto Quotidiano Paolo Ziliani ha pubblicato un lungo testo in cui pone dieci domande al presidente della Figc Gabriele Gravina sul “caso” Sampdoria, a cui chiede di rispondere con un sì o con un no. Nei suoi quesiti Ziliani rivela di essere venuto a conoscenza di un fatto piuttosto strano: «Lo sapevate? La Samp – scrive Ziliani – deve necessariamente essere promossa e salvarsi in A l’anno prossimo: sennò salta tutto». Gravina «dovrebbe spiegarci – continua il giornalista – dopo non averlo fatto per la Juventus, il vergognoso salvataggio dei blucerchiati e la Reggina spedita in D per molto meno». La prima domanda del giornalista è la seguente: «Risponde al vero, oppure no, che la Sampdoria – club regolarmente iscritto dalla Figc al campionato di Serie B – ha presentato al Tribunale di Genova un business plan che lega la transazione dei debiti tributari, il perfezionamento dell’acquisto del club da parte degli investitori e la rimodulazione dell’indebitamento verso i creditori a due requisiti: il ritorno immediato in Serie A al termine del campionato in corso e la permanenza certa in Serie A nella stagione successiva, senza di cui l’impatto negativo stimato sarebbe di 49 milioni e avrebbe effetti disastrosi?»

Gabriele Gravina


Crema: Ziliani con il suo post lascia chiaramente intendere di essersi ben documentato sulla questione. «Negli accordi di ristrutturazione dei debiti del club – continua – stimati in data 31 maggio scorso in 150 milioni e 904 mila euro, c’è un debito verso la Agenzia delle Entrate che ammonta a 49 milioni e 100 mila euro: somma che in uno scenario di fallimento, come la mancata promozione del club in Serie A, provocherebbe un soddisfacimento pressoché nullo dei creditori privilegiati, come appunto l’Agenzia delle Entrate, Sace e Mcc». E poi ancora: «risponde al vero, oppure no, che in data 7 agosto l’Agenzia delle Entrate ha dato parere favorevole allo stralcio del 65% del debito della Sampdoria che pagherà solo 17,7 milioni a fronte di un debito di 49,1 con risparmio di 31,4 milioni? E se sì, la richiesta di rateizzazione fiscale presentata dal club a dicembre 2022 in situazione già pre-fallimentare (“Se non troviamo 40 milioni, falliamo”, aveva detto il membro del CdA Panconi il 17 ottobre 2022) può essere considerata regolare?».
Amarezza: Il giornalista del Fatto Quotidiano tira in ballo anche l’ex patron blucerchiato Massimo Ferrero chiedendo a Gravina che fine abbia fatto il «“buco” da 28 milioni nel bilancio 2022 della Sampdoria». Fino alle domande finali: «Perché, di grazia, alla Sampdoria sono stati riservati tutti questi favori ed è stata ammessa alla Serie B, mentre la Reggina, per una situazione debitoria assai meno pesante, è stata retrocessa in serie D?» Accuse piuttosto pesantucce a cui ancora oggi il massimo esponente del calcio italiano non ha risposto. (redazione@corrierecal.it)

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