MESSINA Il rettore dell’Università di Messina, Salvatore Cuzzocrea, si è dimesso e di conseguenza, non sarà più lui il presidente della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane. Il rettore messinese ha preso questa decisione a seguito dello scandalo degli oltre due milioni di euro di rimborsi a suo favore, incassati tra il 2019 e il 2023, e i 122.300 euro incassati in soli nove mesi dalla “Divaga Srl”, una società agricola, con sede a Viagrande, nel Catanese, di proprietà sua e della moglie e amministrata e rappresentata dalla madre.
«Sin dall’inizio del mio mandato, mi sono dovuto confrontare con attacchi diretti e indiretti che ho cercato di affrontare con l’unico obiettivo di garantire la serenità necessaria, affinché tutti continuino a svolgere il proprio lavoro, docenti, personale universitario e tutti gli studenti. Le persone che hanno lavorato al mio fianco conoscono bene il clima che ha accompagnato questi sei anni di rettorato, ma, tutti noi, abbiamo fatto squadra con il solo obiettivo di garantire un clima organizzativo sereno nei Dipartimenti, nelle strutture didattiche e amministrative che, a diverso titolo, fanno andare avanti una macchina molto complessa. Non è stato certamente un compito facile». A dirlo è Salvatore Cuzzocrea, rettore dell’Università di Messina in una lunga lettera indirizzata alla comunità accademica in cui annuncia le proprie dimissioni dalla carica che «formalizzerò nei modi previsti dalle attuali norme che regolano il funzionamento delle nostre Università».
«Non immaginavo però che, una parte, sia pure minoritaria, piuttosto che rappresentare le legittime perplessità o le diverse opinioni, con le modalità previste dai diversi regolamenti e/o durante le sedute del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione – prosegue Cuzzocrea – avrebbe dedicato tempo ed energie col solo fine di screditare l’immagine dell’Ateneo e del rettore. Un loro diverso contributo sarebbe stato più utile ed efficace se reso nella corretta dialettica istituzionale».
Cuzzocrea, che ricorda «il picco delle iscrizioni» raggiunto quest’anno dall’Ateneo, «principale ‘termometro’ del ‘benessere’ della nostra Università», snocciola i risultati raggiunti durante i sei anni di rettorato. Dall’acquisto di nuove strutture e l’ammodernamento di quelle esistenti all’istituzione della Società sportiva dilettantistica UniMe «garantendo agli studenti la possibilità di fruire gratuitamente degli impianti sportivi».
E poi ancora un «ampio reclutamento di giovani ricercatori», una «significativa crescita qualitativa e quantitativa del personale tecnico-amministrativo».
«Rivendico la mia scelta in questi anni di non aver mai fatto clamore mediatico per difendermi dai tanti e immotivati attacchi – dice ancora Cuzzocrea – restando con fermezza nel solco dei rapporti istituzionali ed evitando di farmi trascinare, e trascinare l’Ateneo, ‘nella macchina del fango’ come auspicato sin dal principio da qualcuno. Ho sempre dedicato ogni mia energia per ridare a questa Università almeno in parte ciò che dalla stessa ho avuto in termini di crescita culturale, umana e professionale».
«Non posso consentire – si legge ancora nella lunga lettera indirizzata alla comunità accademica – che questo attacco mediatico continua oltre a discapito dell’immagine del mio Ateneo. Dietro al mio operato e alle mie scelte ci sono tantissime persone che in questi anni non si sono risparmiate, che hanno lavorato giorno e notte, che hanno fermamente creduto che la nostra Università avesse notevoli margini di miglioramento. Non posso permettere che la campagna elettorale ruoti attorno alla mia figura».
«Non posso consentire che qualcuno continuamente metta in discussione ciò che a tutti è evidente: il nostro Ateneo è cresciuto negli ultimi sei anni anche e soprattutto grazie a tutti coloro che ci hanno creduto e non si sono mai risparmiati», conclude Cuzzocrea.
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