CROTONE Slitta al prossimo 17 ottobre (martedì) l’iniziativa sul dimensionamento scolastico organizzata dal gruppo consiliare regionale del Partito democratico, che doveva tenersi domani a Cosenza. Non c’è stato solo un cambio di data, ma anche di format: tra gli invitati, infatti, non figurano più i sindaci delle città capoluogo di provincia. Non ci sarà, soprattutto, il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, la cui partecipazione è stata fortemente contestata dal segretario della federazione del Pd pitagorico, Leo Barberio. Il Pd della provincia di Crotone non aveva digerito la presenza di Voce all’iniziativa messa in campo dal gruppo consiliare regionale che vedeva, tra gli altri, anche la partecipazione del segretario regionale del partito, Nicola Irto. La presenza di Voce al dibattito targato Pd a Crotone è stata vista come una provocazione politica in quanto il sindaco della città pitagorica non viene considerato un amministratore amico. Il Pd, infatti, si è collocato all’opposizione dell’amministrazione guidata da Voce e sta lavorando per preparare il terreno ad una candidatura alla guida della città pitagorica, alternativa all’attuale sindaco e alla sua maggioranza. L’idea che, invece, ribalzava dal dibattito di Cosenza era quella di un sindaco gradito al Pd. Poteva, quindi, essere intesa come un messaggio di delegittimazione per il gruppo dirigente che giuda, in questo momento, il partito a Crotone. Il segretario provinciale dem, Leo Barberio, è partito all’attacco ed ha tuonato contro la scelta dei consiglieri regionali ed ha annunciato che non li avrebbe più invitati alle iniziative organizzate a Crotone. Una dichiarazione di guerra che ha costretto gli organizzatori dell’iniziativa a rivedere tutto. Non sono molte le indiscrezioni circolate sulle attività messe in campo per ricucire lo strappo con Crotone: si sa solo che c’è stata anche la mediazione del consigliere regionale Ernesto Alecci, che ha svolto il suo ruolo di paciera dal Brasile, dove si trova in questi giorni. Il dibattito sul dimensionamento scolastico, quindi, si terrà ugualmente perché nessuno l’aveva messa in discussione, ma non ci saranno più i sindaci. Il prezzo che si è dovuto pagare per ricuperare lo strappo con Crotone è stato quello di dovere rinunciare alla presenza dei sindaci delle città capoluogo di provincia (non era stato invitato solo il primo cittadino di Vibo Valentia). L’esclusione del solo sindaco di Crotone avrebbe potuto aprire un nuovo fronte di polemiche in quanto non era stato lui a proporre la sua partecipazione all’iniziativa.
«Nicola (Irto, ndr) – ha detto Leo Barberio – ha dimostrato per l’ennesima volta, che il partito è guidato da organismi democraticamente eletti ai congressi. Nello stesso tempo ha posto le basi chiare per una civile convivenza all’interno di regole che determinano la buona politica. Un lavoro di squadra – ha continuato Barberio – insieme agli amici Giuseppe Peta e Ernesto Alecci che ha frenato uno scontro inutile e dannoso per tutti. Non posso che chiedere scusa per i toni che ho rappresentato in queste ore, ma quando si tratta di difendere il mio territorio è difficile frenarmi. L’iniziativa sul dimensionamento scolastico del gruppo regionale si terrà la prossima settimana. A questa iniziativa parteciperanno esclusivamente amministratori di partito o vicini al Pd. Sono soddisfatto del risultato ottenuto e mi congratulo, ancora una volta con il mio segretario regionale Nicola Irto, per aver scelto l’interesse del Pd e della Calabria rispetto a tutto il resto».
Intanto il Partito democratico della Calabria attraverso la voce di Maria Chiara Chiodo (Responsabile Scuola) e Pasquale Mancuso (Responsabile Aree Interne), interviene sul dimensionamento scolastico e chiede di recuperare subito ampia concertazione e condivisione. «L’avvicinarsi della data del 15 ottobre 2023 – affermano Chiodo e Mancuso – termine ultimo per presentare il piano di dimensionamento scolastico che ogni Provincia è chiamata a inviare alla Regione Calabria, determina un innalzamento generalizzato di mobilitazione, di attenzione, di proteste e di preoccupazione per le ricadute che tale provvedimento potrebbe avere sul territorio calabrese. Impensabili alcuni accorpamenti abnormi nelle grandi Città con forzature discutibili ed ancor più gravi nelle aree interne dove non è possibile “comprimere” scuole attraverso semplici applicazioni “lineari” delle norme senza tener conto della “realtà” dei luoghi e della loro specifica peculiarità, all’interno delle quali il provvedimento creerebbe condizioni di oggettiva sofferenza a cominciare dalla difficile mobilità conseguenza delle infrastrutture poco e male sviluppate, e della carenza di servizi pubblici adeguati. Nelle aree interne la misura viene vissuta, purtroppo, come una ulteriore lesione o menomazione di un diritto, qual è quello alla Istruzione ed alla formazione, non sopportabile in realtà già marginali e deboli e che non riescono a difendere neppure l’essenziale ed irrinunciabile tutela della Salute e del diritto alla mobilità. Ne deriva, una semplice e drammatica conseguenza: viene meno il diritto di cittadinanza e si rompe quel “patto sociale” che, fino ad oggi, ha garantito, in realtà pure disagiate e marginalizzate, diritti minimi e senza traumi sociali ulteriori. Non ci attardiamo su utilizzi di parte a fini propagandistici su quanto sta accadendo, ma è indubbio che, tanto sui contenuti delle disposizioni di provenienza nazionale, quanto sulle Linee Guida Regionali, nonché sulla chiara inadeguatezza della fase di concertazione e di confronto da parte delle Istituzioni Locali, si è determinata una condizione non all’altezza dell’importanza dei tempi che la scuola e le comunità richiedono. Questa sofferente e grave condizione – continuano gli esponenti del Pd – è sotto gli occhi di tutti e non può essere, per nessun motivo, minimizzato. Non si può, inoltre, non tener conto che, rispetto ad una materia così importante quale quello del diritto all’Istruzione, è mancato l’assenso della Conferenza Stato-Regioni, tanto che alcune Regioni hanno “impugnato” la decisione governativa al livello più alto di giurisdizione. Localmente, le mobilitazioni degli studenti, dei genitori, degli Enti locali, del Sindacato, hanno alzato lo scontro a causa dell’inadeguatezza nella fase di confronto e concertazione con i livelli territoriali. È pur vero, però, che le Province sono state chiamate ad effettuare una mera operazione ragionieristica atteso che il numero delle autonomie scolastiche da “tagliare” per singola Provincia ed i criteri per effettuare tali tagli sono stati stabili a livello Regionale con apposite Linee Guida, evidentemente inderogabili. È evidente ormai, che la misura, già difficile da accettare, trova terreno fertile per una protesta che è ormai generalizzata, diffusa e sicuramente trasversale a qualsiasi interesse di parte ed impossibile da comprimere. Non si lasci nulla di intentato – concludono i due – e impegnino, subito, in questi giorni decisivi, tutte le istituzioni preposte perché nulla venga vissuto come freddo, obbligato e dovuto “adempimento burocratico” ma che, al contrario, si entri nel merito di ogni singola decisione con l’apporto di tutti i soggetti chiamati ad esprimere una valutazione di merito per scongiurare decisioni che, spesso, celano sciagurati interessi di parte e localismi facilmente intuibili attraverso la semplice lente delle appartenenze politiche e che non portano a nessuna utile crescita culturale della propria comunità».
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