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Gli imprenditori vessati e quelli “amici” dei clan. Le accuse della Dda di Reggio Calabria

Nell’inchiesta “Atto Quarto” il ruolo delle ditte vicine alla ‘ndrangheta. Contestato a Mangiola e Dotta un tentato omicidio del 2017

Pubblicato il: 11/10/2023 – 11:55
Gli imprenditori vessati e quelli “amici” dei clan. Le accuse della Dda di Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA Le estorsioni continuano a essere uno dei core business della ‘ndrangheta a Reggio Calabria. Sono diversi gli episodi contestati agli indagati nell’inchiesta “Atto Quarto” della Dda di Reggio Calabria, tutti ai danni di imprenditori impegnati nella realizzazioni di lavori ed appalti nei territori di influenza criminale della cosca. Ad alcuni imprenditori, di converso, viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ritenendo che gli stessi avevano stretto un vero e proprio rapporto sinallagmatico con la cosca, versando somme di denaro o assumendo personale segnalato in cambio di protezione e aiuto ad acquisire commesse ed espandere le proprie attività, in alcuni casi anche al di fuori della provincia di Reggio Calabria.

Le accuse a Mangiola e Dotta per il tentato omicidio del maggio 2017

Altra vicenda criminale su cui le indagini hanno fatto, seppur parzialmente, luce è il tentato omicidio posto in essere il 17 maggio del 2017 a Reggio Calabria in pregiudizio di Antonio Baggetta. Per questo fatto risultano indagati Edoardo Mangiola e Filippo Dotta, che avrebbero avuto il compito di procurare ed occultare le armi e il motociclo (poi rinvenuti e sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato) utilizzati per portare a compimento il delitto (nella foto sopra i due autori materiali sullo scooter).

Da evidenziare, infine, che Edoardo Mangiola, ancora durante lo stato di detenzione, sarebbe risultato attivo anche nel traffico di stupefacente, in particolare cocaina. Sfruttando, infatti, la possibilità di comunicare dal carcere attraverso un telefono abusivamente detenuto, avrebbe incaricato il figlio Beniamino di recuperare circa 800 grammi di cocaina in un garage sito nel Nord Italia, che veniva poi commercializzata con l’aiuto dei coindagati Sebastiano Di Mauro e Domenico Siclari. Alla fase esecutiva dell’operazione hanno fornito ausilio personale della Sisco di Reggio Calabria, della Divisione Anticrimine e dei Commissariati distaccati, delle Squadre Mobili di Bologna, Brindisi, Catanzaro, Cuneo, Verbania, Verona e Udine, Crotone, Cosenza, Enna, Catania, Messina, Siracusa ed equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Calabria e Sicilia. (redazione@corrierecal.it)

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