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Il centrodestra si schiera con il porto di Gioia Tauro contro «l’ecofollia dell’Unione europea»

Il presidente Mancuso e i capigruppo in consiglio regionale saranno a Gioia Tauro il 17 ottobre per stoppare la direttiva “Fit for 55”

Pubblicato il: 11/10/2023 – 15:41
Il centrodestra si schiera con il porto di Gioia Tauro contro «l’ecofollia dell’Unione europea»

REGGIO CALABRIA Il presidente Filippo Mancuso e i capigruppo di centrodestra in Consiglio regionale Michele Comito (FI), Giuseppe Neri (Fd’I), Giuseppe Gelardi (Lega), Giacomo Crinò (Forza Azzurri), Giuseppe Graziano (Unione di Centro)  e Giuseppe De Nisi (Coraggio Italia), parteciperanno alla mobilitazione del 17 marzo a Gioia Tauro, «per stoppare – asseriscono -l’applicazione della direttiva Ue ‘Fit For 55’ che minaccia  danni irreversibili all’economia prodotta dall’infrastruttura portuale principale della Calabria e, più in generale,  a tutte le infrastrutture portuali italiane, oltre che all’economie di tutti i paesi ospitanti analoghi realtà portuali». 
Il presidente del Consiglio e i capigruppo del centrodestra (che hanno già presentato a Palazzo Campanella una mozione dal titolo: “Applicazione della direttiva comunitaria ‘Fit for 55’ – Possibili conseguenze all’infrastruttura portuale di Gioia Tauro”), hanno approfondito i termini della “grave problematica” in un’apposita riunione. 
E sostenuto che: «Rendere più conveniente, per i grandi vettori marittimi, utilizzare porti di transhipment extraeuropei piuttosto che quelli comunitari, significa generare un’inaccettabile e consistente perdita di competitività degli scali europei, incluso il Porto di Gioia Tauro, una vera eccellenza della Calabria, del Sud e dell’Italia».   
Infine: «Imporre un tributo esoso per i mercantili che scelgono di fare scalo nei porti europei del Mediterraneo, prima di approdare in quelli del Nord Europa o americani, è una scelta dissennata che non contribuisce a ridurre le emissioni di Co2.  Ma soprattutto, arrecando un danno all’economia del settore e all’indotto, riflette la distanza tra la visione burocratica dell’Europa e gli interessi reali dei Paese aderenti. Una scelta che giustamente il presidente Occhiuto ha definito “un’ecofollia” e che, dunque, necessita di correttivi tempestivi». 

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