REGGIO CALABRIA Un agguato in pieno stile ‘ndranghetista, un tentativo di omicidio per eliminare definitivamente il presunto amante della ex moglie. L’inchiesta “Atto Quarto” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, con l’arresto di 28 persone (23 in carcere e 5 ai domiciliari), ha permesso anche di ricostruire il tentato omicidio di Antonio Baggetta, agguato avvenuto a Reggio Calabria, proprio di fronte all’abitazione della vittima, il 17 maggio del 2017.
L’attività investigativa ha permesso agli inquirenti di individuare mandanti ed esecutori. Il primo sarebbe Domenico Sartiano, già condannato a 13 anni di carcere nel processo “Theorema” contro il clan Libri, mentre Edoardo Mangiola (cl. ’80) e Filippo Dotta (cl. ’69) – entrambi finiti in carcere – sarebbero secondo l’accusa i concorrenti materiali e morali dell’agguato, tutti e tre soggetti ritenuti appartenenti alla cosa di ‘ndrangheta Libri. «(…) dobbiamo vedere come dobbiamo fare a prendere un’altra volta piede, abbiamo perso terreno in tutte le maniere compare, a tutte le parti». Gli inquirenti hanno ricostruito, anche grazie alle intercettazioni e alle risultanze investigative, l’episodio criminoso. Già dal 21 aprile del 2017, infatti, Mangiola e Dotta, con l’aiuto di Domenico Vincenzo Ferrara (tra gli indagati) iniziano ad adoperarsi per individuare a Reggio Calabria, e in particolare nella zona di San Cristoforo e dintorni, un luogo sicuro dove poter nascondere armi e mezzi. Un sito che non solo doveva essere adeguato, ma anche facilmente raggiungibile «in caso di necessità», scrive il gip nell’ordinanza.
«(…) se mi trovi una ‘ngagghia» spiega Mangiola a Dotta «in modo che sia imboscato bene, gli butto un telone verde, capito?» «me lo devi dire domani che io lunedì devo vedere a La Porta e esco». Una volta ricevuto l’incarico, Dotta si mette subito all’opera in compagnia di Domenico Ferrara e iniziano ad individuare diversi possibili luoghi idonei. La ricerca continua fin quando i due non individuano un terreno abbandonato, al cui interno c’era anche una vecchia abitazione con un accesso dal cancello posteriore. «(…) là sopra l’unico, la è buono» dice Ferrara a Dotta che replica entusiasta: «Là è ideale Mico». Una volta individuato il posto, i due informano Mangiola. Ed è proprio il sopralluogo effettuato sul terreno che consentirà agli inquirenti di individuare il sito ovvero in Strada Vecchia San Cristoforo a Reggio Calabria.
Passa qualche giorno e, il 3 maggio 2017, Mangiola e Dotta si incontrano per sostituire il lucchetto. Il tempo stringe e, per non essere notati dai vicini, i due si preoccupano di individuare un posto ancora più appartato per nascondere quello che gli inquirenti riusciranno a capire più tardi: uno scooter e una pistola. Per gli investigatori della Dda di Reggio, e come riportato dal gip nell’ordinanza, il piano di Mangiola e Sartiano per l’individuazione di un sito “sicuro” dove occultare armi e mezzi era propedeutico a quanto poi avvenuto proprio il 17 maggio. Alle 6.50, infatti, i due tenteranno di uccidere Baggetta. La vittima, così come ricostruito nell’informativa della Squadra Mobile, si trovava a bordo della propria Audi A3 di fronte a casa sua quando è stata avvicinata da due individui a bordo di uno scooter, un Honda SH 150, con il volto travisato dal casco integrale. La coppia si sarebbe avvicinata e poi avrebbe esploso sei colpi di pistola, da una 357 magnum, raggiungendo la vittima in più punti, trasportata d’urgenza in ospedale e in stato di incoscienza.
Alla base dell’agguato, così come ricostruito dalle forze dell’ordine, ci sarebbe stata l’esistenza di una relazione sentimentale clandestina tra Baggetta e l’ex moglie di Domenico Sartiano, intestataria tra l’altro del distributore di benzina dove proprio la vittima dell’agguato lavorava. Ma non è tutto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti effettuata grazie alle dichiarazioni della donna, Sartiano, una volta scoperta la relazione tra l’ex moglie e Baggetta si sarebbe reso protagonista di condotte violente e minacciose. Due anni prima, ad esempio, avrebbe già fatto incendiare le auto dei due.«(…) ho avuto qualche discussione con Sartiano in quanto si era convinto che io fossi l’amante della moglie e che lei utilizzasse i soldi guadagnati colonnina (il distributore ndr) per darli a me». Questo dirà, poi, Baggetta alle forze dell’ordine. (g.curcio@corrierecal.it)
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