COSENZA «Le mafie si adattano al mondo digitale come fosse un nuovo territorio di conquista». A parlare è Antonio Nicaso, saggista ed esperto di ‘ndrangheta. Il docente della Queen’s University, in collegamento video dal Canada, ha preso parte ad uno dei panel di “Music For Change”, organizzato dall’associazione “Musica contro le Mafie“. Autore di numerosi libri scritti insieme al nuovo procuratore di Napoli Nicola Gratteri, Nicaso si è soffermato sulla capacità della criminalità organizzata di sfruttare i buchi neri del web «che non andrà a soppiantare la realtà fisica, ma diventerà estensione del core business delle mafie». Durante il periodo più difficile legato alla diffusione del Covid, gli esponenti della mala calabrese hanno utilizzato la rete «per lo spaccio». Un’attività che prosegue ancora oggi. Come correre ai ripari? Secondo Nicaso occorre «svecchiare i protocolli di indagine per muoversi meglio in questo spazio».
Nel Museo delle Arti e dei Mestieri (Mam) di corso Telesio a Cosenza, al panel dedicato al tema della rigenerazione e futuro, interviene anche Marcello Ravveduto docente di Public History Unisa, Unimore e Roma 3. «Social come Tik tok vengono utilizzati come una vetrina. Trasformano in idoli i boss e trasmettono messaggi ideologici e identitari». Secondo il docente, l’attività faciliterebbe l’emulazione. E sull’utilizzo di Tik Tok cita l’esempio dei video «lanciati addirittura dalle celle delle carceri come se fosse un reality, video dei colloqui con i familiari e video dai domiciliari». La criminalità utilizza Tik Tok? «Il social è utilizzato soprattutto da Camorra, Sacra Corona e mafia romana e un po’ i siciliani». Nella narrazione di Ravveduto manca la ‘ndrangheta calabrese. In buona sostanza per il docente, il social serve a «costruire l’estetica del potere».
Al panel ha preso parte Chiara Penna, presidente della Commissione istruzione e legalità del Comune di Cosenza. Che «ha ringraziato “Musica contro le mafie” per il lavoro che sta svolgendo da anni sul territorio con i ragazzi». Da avvocato penalista e criminologa, Penna conosce bene le problematiche connesse col mondo virtuale. «Il crimine – dice – si evolve e si adatta ai tempi ed alle forme di comunicazione. Quindi oggi agisce nel mondo virtuale come in quello materiale non solo attraverso l’azione ma attraverso la cooptazione». «Quindi – chiosa – bisogna conoscerlo per capirlo e difendersi». (f.b.)
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