COSENZA Sì, va bene: la «visione» e la sempreverde «sinergia istituzionale» (che oggi si chiama «interlocuzione») ma quanto costa – costerebbe – l’anno di Cosenza capitale italiana della cultura 2026? Poco più di quattro milioni di euro.
Nel dossier di candidatura “Cosenza dai sogni ai segni” (nella foto la copertina) sono indicate tutte le cifre, vediamo.
Come è stato più volte ribadito o meglio rivendicato nella conferenza stampa di ieri mattina i privati avranno un ruolo tutt’altro che marginale: le entrate previste nel bilancio (4.010.000,00 euro) sono per gran parte in capo al ministro della Cultura (un milione), Comune di Cosenza (800.000 euro), Regione Calabria (300.000) e Provincia di Cosenza (50.000), le Fondazioni Giuliani e Carical contribuiranno ciascuna con 200.000 euro, poi Confindustria (50.000) e Camera di Commercio (50.000), altri imprenditori privati sono pronti a mettere nel progetto 100.000 euro mentre dagli incassi si stima una entrata di 900.000 euro; dal fund-raising si ipotizzano entrate per 120.000 euro e infine dal Fus (Fondo unico spettacolo, anch’esso ministeriale) la cifra appuntata nel dossier di 60 pagine presentato a fine settembre è pari a 240.000 euro.
Rendano pigliatutto. Alla voce “Bilancio del programma culturale” la cifra più alta tra i costi spetta alle stagioni al teatro Rendano (480.000 euro), poi riecco il Rendano ma nel senso di arena (380.000), la stagione lirica al Rendano (350.000), l’orchestra sinfonica “Giovani, capitale d’Italia” (300.000) e RiVolti (300.000). A seguire una polverizzazione di costi che copre dai BocsArt e dal Festival degli orti e dei giardini (200.000 euro per ciascun evento) alle Botteghe creative e alla Primavera del cinema (120.000 euro ciascuno) passando per il Festival del fumetto “Le Strade le paesaggio” (100.000) Food fest (70.000 con due eventi dedicati al vino, uno al cioccolato e uno alla birra) fino al Peperoncino Jazz Festival (30.000) e il Festival della poesia (25.000 euro, stessa cifra relativa ai costi di Monumenti Aperti). Per dirla con Rocco Mangini, uno dei relatori del dossier, il progetto rappresenta una specie di Festival delle Invasioni spalmato su 12 mesi: dal punto di vista politico la frase – per quanto proferita da un consulente esterno, in questo caso pugliese – ieri mattina è suonata come un “dimissionamento” dell’antica formula andata in scena l’estate passata tra non poche polemiche e mal di pancia, anche (se non soprattutto) legati ad equilibri politici più che di fruizione e consumi culturali.
Per la comunicazione e la promozione ci sono invece sul tavolo 150.000 euro. «In caso di vittoria (il responso è previsto per fine marzo 2024, ndr), il 2024 vedrà il coinvolgimento della cittadinanza attraverso un percorso propositivo guidato da esperti di comunicazione, dalle associazioni culturali e dagli artisti, a partire dall’individuazione del logo e dell’immagine coordinata per arrivare ai soggetti pubblicitari da diffondere».
A proposito di comunicazione, nel bando si ammette che «i servizi di accoglienza e informazione turistica in città sono fermi da anni. Dissesto e Pandemia hanno costretto alla chiusura gli info-point esistenti. L’attività di accoglienza turistica è affidata alla cura di volontari e guide professioniste che provano ad intercettare i flussi turistici organizzati. Questa candidatura è l’occasione migliore per ripensare alle strategie di marketing territoriale e alle azioni di promozione turistica da organizzare».
La candidatura – si legge in apertura del dossier – nasce dalla «necessità di mettere a sistema il patrimonio, le attività, la visione sociale e il decentramento complessivo (…), il presupposto di una strategia di sviluppo unitaria: il Sistema Museale, la Rete teatrale, artistica e musicale, Cosenza Partecipa, i Forum tematici, la Smart City, i cantieri-evento sono parte di un disegno che l’occasione della candidatura a Capitale Culturale italiana permette di rafforzare e chiarire alla politica e alla città».
«L’azione strategica e di sviluppo culturale definita da questa candidatura si fonda su sette assi principali» ovvero: «Rafforzamento dell’offerta culturale: qualità dell’offerta, destagionalizzazione, audience development, sostenibilità; consolidamento del sistema dei luoghi e della valorizzazione: miglioramento dell’offerta museale, culturale e artistica, coordinamento della valorizzazione, innovazione dei servizi; coordinamento tra programmazione culturale e domanda culturale; miglioramento del valore sociale e della vivibilità di luoghi: accessibilità, decentramento, azione civile e per la legalità, partecipazione e rigenerazione urbana; rafforzamento dell’imprenditorialità culturale e sostegno alla cooperazione privata e pubblico privata, connessione con il marketing territoriale; promozione della tecnologica per il miglioramento della fruizione dei beni e delle attività culturali; sostenibilità economica ed ecologica delle azioni, dei progetti e dei processi culturali».
Sostengono la candidatura di Cosenza capitale italiana della cultura 2026: Unical, fondazione Carical, Fondazione Giuliani, Calabria Film Commission, Csv Cosenza Ets, Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura, Confapi Calabria, Ufficio scolastico regionale, Cgc sale cinematografiche srl, Imago Mundi odv-Cagliari (organizzazione di volontariato che cura la rassegna Monumenti Aperti), consorzio Terredamare e Guide Turistiche Associate.
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