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SETTE GIORNI DI CALABRESI PENSIERI

I soldi delle ferrovie calabresi dati all’Alta velocità del Veneto

I voti della settimana tra scippi al Sud e giustizia a Riace. Con un consiglio per Schlein: «Candidi Mimmo Lucano alle Europee»

Pubblicato il: 14/10/2023 – 6:57
di Paride Leporace
I soldi delle ferrovie calabresi dati all’Alta velocità del Veneto

Quello che era un sospetto è realtà. I soldi che dovevano completare l’elettrificazione della linea ferroviaria Catanzaro-Reggio Calabria, una delle più vetuste d’Italia, nella prossima manovra di Bilancio non ci sono. Se ne riparla all’aggiornamento del Contratto di programma Rfi l’anno prossimo, come è stato costretto a spiegare il ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, ad un’interrogazione presentata dal Pd.
Si sono preferite «opere con una maturità progettuale avanzate». Quali sono? Quelle per l’Alta Velocità Verona-Padova e il nodo di Genova e il Terzo Valico dei Giovi. La Calabria può attendere quei 40 milioni per le sue ferrovie; al governo hanno preferito metterli in una posta già molto cospicua di suo per opere più mature.
È la spia del solito andazzo. Invece di dare priorità al Sud per migliorare l’Italia, si potenzia solo e prima l’opulento Nord. Per il Sud e la Calabria? Poi vediamo. Ora si prometterà, si negherà l’evidente. E il pendolare della Catanzaro-Reggio Calabria continuerà a viaggiare sul trenino del Novecento aspettando che Roma nordista si decida a modernizzare la linea, mentre il nostro emigrato conterraneo impiegherà un baleno da Verona a Padova. Talloniamo il governo sullo scippo e chiediamo certezze. Voto “due” a noi calabresi incapaci di saper far prevalere i nostri diritti.

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Mimmo ‘u curdu è tornato sul proscenio pubblico candido come la toga bianca dei senatori romani. Non ha rubato, non ha lucrato sugli scarti umani che ha accolto a Riace creando un modello di accoglienza ammirato e studiato nel mondo. Mimmo Lucano è innocente delle accuse da Colonna infame che lo hanno visto imbrattato di fango, arrestato, esiliato, condannato in primo grado a 13 anni e due mesi, dipinto come un Al Capone. Pensate che il senatore Antonio D’Alì per «essere a disposizione di Matteo Messina Denaro» sta scontando una condanna definitiva a sei anni a dimostrazione di come la Giustizia uguale per tutti in Italia non si amministra a uomini uguali.

Ai molti sostenitori di Lucano rimasti delusi dall’assoluzione non piena, spieghiamo che Mimmo è stato condannato a un anno e mezzo con pena sospesa per l’accusa di falso amministrativo per una determina del Comune di Riace e non per abuso d’ufficio. Una decisione che sarà impugnata in Cassazione su un aspetto minore e commesso a fin di bene, e non per rubare soldi o far carriera. È finito il calvario giudiziario anche per i 17 compagni di sventura di Mimmo.
L’ex sindaco di Riace è stato di fatto assolto. Lo ha scritto magnificamente su Repubblica Francesco Merlo in un pezzo dal titolo: “Con Lucano assolto il Sud”, perché con Mimmo sono stati assolti anche Carlo Levi, Ignazio Silone, Danilo Dolci. Ha ragione Merlo con le sue parole rotonde e letterarie quando cita anche quelle di Mimmo: «Ora tutti capiscono che Riace non è mai stata così viva. E la Calabria offre all’Italia due modelli: la mia Riace e la loro Cutro».
Bisogna comprendere quello che è accaduto tra Tribunale di Locri, Prefettura di Reggio Calabria e Viminale almeno.
Mimmo Lucano ha rivelato che il suo primo avvocato, Antonio Mazzone, di idee politiche diverse dal sindaco, purtroppo oggi scomparso, aveva confidato al suo assistito di interessi oscuri e di alto livello.

A Reggio Calabria il prefetto era Michele Di Bari, che è stato anche capo del dipartimento Immigrazione del Viminale (guarda le coincidenze), e che strana la vita considerato che la moglie del prefetto è finita arrestata a Foggia per presunto sfruttamento dei braccianti che avrebbe pagato a 5,70 euro l’ora. L’inchiesta è ancora aperta.
Leggeremo le motivazioni della sentenza di Reggio Calabria. Hanno, quindi, avuto ragione gli avvocati di Lucano a sostenere in aula che c’è stato un uso distorto delle intercettazioni arrivando ad attribuire frasi inesistenti al sindaco di Riace? Circostanza molto grave se confermata.
Ma poi c’è la politica. È bene ricordare che le ispezioni a Riace furono avviate da Marco Minniti ministro dell’Interno del Pd che dispose gli accertamenti e fece inviare le carte in Procura a Locri. Fece il suo dovere perché c’era stata un’imbeccata interessata dall’Anci, oggi Lucano dice: «Non posso non ricordarmi delle responsabilità politiche di Marco Minniti». È certo che Minniti in quel periodo bloccava le Ong e nel governo dell’epoca sulla questione migranti venne a tenzone con i colleghi ministri di partito Orlando e Del Rio per la tristemente nota guardia costiera libica al punto da far intervenire il Quirinale per salvare il governo Gentiloni.
Oggi il calabrese Minniti parla molto di strategie militari a Gaza ma non dice una parola su questa storia di Lucano. Tacciono anche i 5 stelle che nel governo giallo verde attraverso il sottosegretario all’Interno Sibilia diceva: «Riace non era un modello, è finito il business dell’immigrazione».
Mimmo Lucano ha invece ricevuto una telefonata calorosa dalla segretaria del Pd, Elly Schlein. Faccia di più la segretaria. Con il partito attui una battaglia nella Commissione di Vigilanza Rai per sbloccare la fiction su Riace con Beppe Fiorello, già realizzata e messa in frigorifero per motivi giudiziari. Il Pd in Rai non può essere quello di “Avanti popolo” ridicola rappresentazione del capogruppo al Senato Francesco Boccia che si è prestato ad una sbiadita parodia di Sandra e Raimondo con la moglie ex berlusconiana. E vada ancora oltre Schlein considerato che Lucano torna in politica. Offra a Mimmo la candidatura di capolista alle Europee per la circoscrizione meridionale considerato che il tema dell’accoglienza ai migranti è la stella polare della Sinistra attuale e sarà terreno di scontro con il populismo. Elly vedrà che i voti non mancheranno. Ora Riace riprenda la sua strada da “quel dove eravamo rimasti” di tortoriana memoria.
La vicenda merita dei voti. Un dieci all’avvocato Giuliano Pisapia, che insieme al collega Andrea Daqua ha difeso egregiamente e gratuitamente Mimmo. Dieci a chi non ha mai mollato nella solidarietà militante e di senso comune verso l’ex sindaco di Riace e ha sempre creduto nella sua buona fede e innocenza. Dieci a Francesco Merlo che prosegue il nobile giornalismo di Emile Zola. Al truce Salvini che aveva definito Lucano “uno zero assoluto” restituiamo a lui quel voto che se lo merita tutto. A Mimmo Lucano tutto il bene di un altro mondo possibile anche in Calabria.

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Quando si commissaria un Comune per mafia accadono fatti tremendi come nel film horror “La casa degli orrori”. I commissari di fatto hanno provocato la chiusura del cinema Santa Chiara, il più antico della Calabria, e rara attrazione di vita dello spopolato centro storico di Rende.

Lo anima da anni con programmazione di degno rispetto Orazio Garofalo gratuitamente. Un cinefilo di prim’ordine. Per i commissari non ha titolo per gestirlo. La licenza del 1927 assegnata alla sua famiglia è andata dispersa. Al Comune non si trova il dirigente di settore. Orazio ha però la delibera dell’amministrazione Manna che gli assegnava, considerato le sue qualità di esperto, di gestire il cinema. Un fatto del genere a Parigi avrebbe visto mobilitazioni e prese di posizioni.
Non si chiude un cinema per un cavillo. Non aspettiamo l’appello di Tornatore e Sorrentino per prendere posizione.

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A Melissa il sindaco Raffaele Falbo ha consegnato i lavori per l’abbattimento di palazzo Mangeruca, ecomostro sulla 106 sequestrato alla ‘ndrangheta. Vi sorgerà un camping. Delle tende turistiche nel latifondo delle lotte contadine. Anche questa è la Calabria postmoderna. (redazione@corrierecal.it)

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