CATANZARO «Ricordo che il nostro gruppo, all’incirca negli anni 2005-2006, aveva intenzione di uccidere Francesco Cracolici, in quanto avevamo appreso che voleva vendicare la morte del padre Alfredo. Ho saputo questo fatto direttamente da Domenico Bonavota, nel corso di una riunione in cui erano presenti anche Francesco Fortuna, Andrea Mantella e Francesco Scrugli». A parlare davanti al sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, è Onofrio Barbieri. Il vibonese classe ’80, considerato uno degli associati della cosca Bonavota di Sant’Onofrio della quale capo Società viene considerato Pasquale Bonavota, ex primula rossa della ‘ndrangheta, ha deciso saltare il fosso e di collaborare con la giustizia.
Nel verbale redatto il 3 luglio 2023, Onofrio Barbieri ha illustrato diversi episodi relativi ai rapporti tra il gruppo criminale di Sant’Onofrio, capeggiato dai Bonavota, e quello che restava della famiglia Cracolici dopo l’eliminazione di Alfredo e Raffaele, uccisi rispettivamente il 9 febbraio del 2002 e il 4 maggio 2004. Barbieri, in particolare, ha parlato di quelle che erano le intenzioni di un erede dei Cracolici, Francesco, figlio di Alfredo. «Domenico Bonavota ci disse che questa notizia gli era stata comunicata da uno della cosca Iannazzo di Lamezia Terme che, a sua volta, l’aveva appresa non ricordo se dai Giampà o dai Torcasio. Questa intenzione di procedere all’omicidio di Francesco Cracolici fu, in realtà, trascurata e si è protratta fino al 2015, ma poi l’agguato non venne realizzato perché Francesco Fortuna fu arrestato dopo Andrea Mantella e Scrugli, invece, era morto». «L’omicidio era stato deciso Domenico Bonavota, da me e da Francesco Fortuna». Dopo gli omicidi di Alfredo e Raffele Cracolici, infatti, come racconta il pentito «i rapporti con i rispettivi figli si erano incrinati, al punto che l’eliminazione di Francesco Cracolici rimaneva, per il nostro gruppo, tra le cose da fare. In seguito, ho saputo da Domenico Bonavota che i rapporti si erano sistemati (dopo il 2015), tanto è vero che la sorella di Francesco Cracolici era stata assunta su volere di Domenico Bonavota presso un negozio presente all’interno del centro commerciale di Maierato».
E ancora: «Sono al corrente – ha raccontato Barbieri – che i Cracolici a livello criminale, seppur molto ridimensionati nel loro potere dopo gli omicidi, erano molto numerosi e hanno continuato a comandare nel territorio di Filogaso, mentre erano usciti di scena dal comune di Maierato dove invece noi avevamo preso il predominio criminale. Abbiamo avuto anche dei rapporti criminali con loro, dopo la riappacificazione, credo dovuta alla paura che avevano di noi. Non sono a conoscenza se i Cracolici sono collegati ad altre strutture di ‘ndrangheta, posso precisare che fino al 2015 con gli Anello non andavano d’accordo e non so dire se i rapporti attualmente con loro si sono riappacificati». «Dopo il 2015 i Cracolici trafficavano in cocaina ed è capitato che sia io che Domenico Bonavota abbiamo ceduto a Francesco Cracolici della sostanza, circa mezzo kg o un kg di cocaina al mese o ogni due mesi».
«I miei genitori non hanno mai fatto parte di contesti criminali, mio padre ha sempre fatto il commerciante ambulante mentre mia madre la casalinga» «io sono nato a Vibo Valentia ma ho sempre vissuto a Sant’Onofrio, fino al mio trasferimento a Vena Superiore». Si era presentato così Onofrio Barbieri, davanti al sostituto procuratore della Repubblica della Dda di Catanzaro, Andrea Giuseppe Buzzelli, nel primo interrogatorio – risalente al 31 maggio 2023 – da quando ha deciso di collaborare con la giustizia. Onofrio Barbieri, alias “38”, 43 anni, è considerato partecipe attivo della locale di Sant’Onofrio. Non un capo ma un uomo con compiti esecuti, uno che, sostiene la Dda di Catanzaro, partecipava alle riunioni ed eseguiva le direttive dei vertici della società in particolare di Domenico Bonavota, fratello del capo Società Pasquale. Lo scorso 3 maggio Barbieri è stato condannato dalla Cassazione a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Raffaele Cracolici, nell’ambito del procedimento “Conquista”. E anche su questo delitto c’è ancora da fare piena luce sui mandanti.
«Personalmente ho conosciuto sia Rocco che Tommaso Anello e sono al corrente che Vincenzino Fruci, per conto di questi, ci hanno dato appoggio, dopo la riunione del 2004, per compiere l’omicidio di Raffaele Cracolici (…) mentre Vincenzino Fruci con Francesco Michienzi hanno eseguito dei sopralluoghi per compiere l’agguato ai danni di Cracolici». Secondo il racconto di Onofrio Barbieri «sia Vincenzino Fruci che Francesco Michienzi, unitamente ad Andrea Mantella e Francesco Scrugli, hanno partecipato a diverse riunioni tenute sempre nel casolare di Nicola Bonavota, finalizzate all’omicidio di Raffele Cracolici. Dalla prima riunione del 2004 alla realizzazione dell’agguato si sono succedute varie riunioni in quanto non riuscivamo a localizzare la vittima». «Grazie poi proprio alle informazioni di Fruci che di Michienzi – racconta Barbieri – siamo riusciti a localizzare Cracolici per poi procedere all’agguato. La sera prima dell’agguato abbiamo dormito a Pizzo, io Andrea Mantella, Francesco Fortuna, Francesco Scrugli E Domenico Bonavota. Ricordo che io avevo rubato una settimana prima un camion che è stato utilizzato per nascondere gli esecutori alla vista della vittima e recuperare i killer, mentre a sparare sono stati Francesco Salvatore Fortuna e Francesco Scrugli. All’omicidio ha partecipato anche Andrea Mantella che, insieme a Domenico Bonavota, era appostato in una posizione sopra elevata dalla quale potevano vedere i movimenti della vittima».
Le prime dichiarazioni di Barbieri hanno riguardato, invece, proprio l’omicidio di Alfredo Cracolici. «È accaduto che Alfredo Cracolici aveva rubato a Antonino Lopreiato. Si trattava di uno che rubava sempre in giro e così Domenico e Pasquala Bonavota decisero di eliminarlo». Una vicenda raccontata a Barbieri da Domenico Bonavota. «Mi disse che aveva deciso con il fratello Pasquale di compiere questo delitto e che lo aveva commesso con Salvatore Lopreiato, Antonino Lopreiato e Bruno Cugliari. Quest’ultimo anche lui un componente del nostro gruppo, in quanto si tratta dello zio di Domenico Bonavota, i Lopreiato invece non ne facevano parte e vennero coinvolti nell’omicidio dai Bonavota in quanto erano stati interessati da alcuni furti messi in atto dalla vittima». Poi un chiarimento: «Antonino Lopreiato del quale vi sto parlando è il titolare di un bar a Sant’Onofrio, situato vicino alla caserma dei Carabinieri ed è un omonimo dell’uomo di Stefanaconi che è stato ucciso. Quest’ultimo lo conoscevo solo di vista e non so riferire nulla sul suo omicidio, anche perché nel periodo in cui avvenne io mi trovavo in carcere». «Io ed il mio gruppo, dopo gli omicidi del 2004, non abbiamo più pianificato o organizzato altri omicidi in quanto non ve ne è più stato bisogno. Eliminati loro, infatti, ormai comandavamo noi e non abbiamo più avuto problemi con nessuno».
«Confermo che anche Pasquale Bonavota era stato il mandante dell’omicidio di Alfredo Cracolici, perché questo mi disse espressamente Domenico Bonavota, aggiungendo che l’agguato era stato compiuto dallo stesso Domenico Bonavota, Bruno Cugliari, Antonino e Salvatore Lopreiato. Domenico Bonavota mi disse solo i nomi dei soggetti che hanno compiuto materialmente l’agguato ma non mi disse se vi erano altri soggetti che hanno dato appoggio logistico (…) sicuramente per realizzare l’agguato hanno avuto degli appoggi da parte di soggetti del posto dove è stato compiuto l’agguato, in considerazione che l’agguato è stato perpetrato nel territorio di Vazzano, se non ricordo male, ma Domenico Bonavota non me ne ha parlato, quindi non posso dire che tale contributo ci fu (come credo), ma ovviamente non posso nemmeno escluderlo». E ancora: «Domenico Bonavota in occasione dell’incontro a casa sua mi disse che i mandanti dell’omicidio di Alfredo Cracolici erano stati lui ed il fratello Pasquale senza indicarmi ulteriori soggetti. Non mi disse nemmeno i particolari attraverso i quali era stato realizzato l’agguato». (g.curcio@corrierecal.it)
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