REGGIO CALABRIA «Se non partono quelle opere pubbliche grosse, che incominciano a partire, qua poi domani ci mangiamo l’uno con l’altro». C’è rammarico per i grandi cantieri bloccati a Reggio Calabria – con conseguente blocco dell’economia reggina – nelle conversazioni captate e riportate nelle carte dell’inchiesta “Atto Quarto”. A parlare sono il boss Totò Libri e Giovanni Siclari, considerato dai magistrati antimafia «sentinella per la cosca nel mondo dell’edilizia». La ricostruzione di un vero e proprio sistema all’interno del quale è inglobato il mondo dell’imprenditoria reggina è contenuta nei brogliacci dell’operazione della Dda di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di 28 persone e al sequestro preventivo di 11 società. Sono diversi gli episodi contestati ai danni di imprenditori impegnati nella realizzazione di lavori ed appalti nei territori di influenza criminale della cosca – alcuni di loro hanno avuto il coraggio di denunciare, come raccontato anche nel corso della conferenza stampa – mentre ad altri imprenditori viene contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, ritenendo che gli stessi avessero stretto un vero e proprio rapporto sinallagmatico con la cosca, versando somme di denaro o assumendo personale segnalato in cambio di protezione e aiuto ad acquisire commesse ed espandere le proprie attività, in alcuni casi anche al di fuori della provincia di Reggio Calabria.
Giovanni Siclari, si legge nell’ordinanza firmata dal gip Flavia Cocimano aveva dimostrato «disponibilità assoluta ed incondizionata» ai Libri e con il boss Totò aveva un «rapporto privilegiato». L’imprenditore, secondo l’accusa, avrebbe fornito «personalmente al boss Totò preziosi suggerimenti e informazioni sui cantieri in fase di allestimento, utili alla consorteria mafiosa per progettare le strategie da attuare per insinuarsi e inquinare il tessuto economico sociale, ad esempio tramite prestanome che avrebbero permesso loro di controllare il mercato in determinati settori, ovvero per pianificare l’attività estorsiva da porre in essere ai danni degli imprenditori che avrebbero avviato le attività nei cantieri di competenza della cosca».
È proprio Giovanni Siclari, in una conversazione con Totò Libri, a spiegare che a Reggio Calabria «adesso è tutto paralizzato», ed evidenzia l’importanza della partenza dei lavori pubblici che erano già stati appaltati parlando di «opere pubbliche grosse». «E le opere pubbliche di grosso che c’è?», chiede Libri. Siclari elenca il rifacimento del tratto autostradale Campo Calabro-Reggio Calabria e il completamento del nuovo Palazzo di Giustizia. Ma non solo. Si parla infatti anche di un’altra opera pubblica di cui probabilmente avevano già discusso in precedenza: «quel lavoro là sotto che ti ho detto io…».
LIBRI: Comunque guarda, ancora no, ma penso che se sbloccano si sblocca tutti i cazzi perché minchia non si è sbloccato niente ancora a Reggio ah.
SICLARI: Tutto Tutto per adesso adesso tutto… è tutto paralizzato.
LIBRI: Tutto paralizzato.
SICLARI: Ma se non partono quelle opere pubbliche grosse, che incominciano a partire, qua poi domani ci mangiamo l’uno con l’altro.
LIBRI: Non c’è niente.
SICLARI: Eh, eh Totò ora parte, questo pezzo di strada che pare una fesseria, l’autostrada…
LIBRI: Ah l’autostrada.
SICLARI: Da Campo Calabro a Santa Caterina, il Palazzo di Giustizia.
In relazione alla realizzazione di un’opera, Siclari – si legge nelle carte dell’inchiesta – si rivolge a Libri «pronunciando una frase dal tenore inequivoco», affermando che, «nel corso di un precedente incontro, il boss gli avesse confidato di voler “avvicinare” una terza persona, evidentemente per avanzare una richiesta estorsiva»: «tu mi hai detto che devi parlare con lui…». Libri «affermava di aver già parlato con chi di dovere, aggiungendo inoltre che, a breve, avrebbe contattato un altro soggetto in relazione ai lavori di rifacimento della facciata del Tribunale di Piazza Castello», lavori su cui il boss vorrebbe maggiori informazioni: «Vedi così a titolo se lo puoi sapere, che gli ho chiesto anche ad altri».
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