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LETTERA R | «Gratteri ha colpito il (presunto) diritto dei potenti all’impunità»

Il bilancio di 7 anni nella rubrica del prof Costabile. «Contro di lui garantismo ipocrita. Rivoluzione incompiuta per colpa nostra»

Pubblicato il: 16/10/2023 – 17:56
LETTERA R | «Gratteri ha colpito il (presunto) diritto dei potenti all’impunità»

LAMEZIA TERME Nicola Gratteri lascia Catanzaro dopo sette anni di importanti successi e si trasferisce a Napoli per guidare una Procura importante, con nove procuratori aggiunti e ben 102 sostituti. L’approfondimento odierno di “Lettera R” è dedicato al magistrato simbolo della lotta alla ‘Ndrangheta. Qual è il suo lascito? «Un merito fra tutti – spiega il docente Giancarlo Costabile – quello di aver saputo colpire forse un diritto che i padroni ritenevano sacro in terra di Calabria: il diritto all’impunità. Le inchieste giudiziarie di Gratteri hanno dimostrato l’efficacia dell’azione repressiva dello Stato anche in una terra nella quale lo Stato ha dimostrato storicamente una scarsa presenza. Tra i meriti dell’azione giudiziaria di Nicola Gratteri c’è senza dubbio la capacità di ricostruzione della presenza dello Stato. Cosa che ha generato una serie di malumori in settori vitali per l’anti Stato che spesso in Calabria hanno il volto dei professionisti delle parole. Ecco perché noi ci chiamiamo “Lettera R”, come Resistenza e puntiamo su parole liberi, ribelli, disobbedienti». 

«Nicola Gratteri – continua l’analisi di Costabile – è stato attaccato negli anni catanzaresi da un sistema di parole prodotto da accademici, giornalisti, scrittori che in nome di un garantismo falso, ipocrita e prezzolato hanno sistematicamente delegittimato o provato a delegittimare la sua azione». Questi sette anni sono stati un rivoluzione «che resta incompiuta anche per colpa nostra. Dopo Rinascita Scott venne organizzata una importante manifestazione a sostegno dell’azione della Dda di Catanzaro. La finalità era quella di sostenere dal basso la rivoluzione giudiziaria in atto. Quella iniziativa venne in realtà frequentata nelle piazze da poche migliaia di calabresi: questo è il limite di tutti questi anni. Non abbiamo capito fino in fondo il senso della sfida che la Procura di Catanzaro ha provato a restituirci, cioè la ricostruzione concreta della presenza dello Stato. In tanti hanno sbagliato a schierarsi dall’altra parte. Non ci resta che sperare che questa stagione di cambiamento continui, che si facciano inchieste senza fare sconti a nessuno». (redazione@corrierecal.it)

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