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L’operazione

Blitz contro il clan Di Lauro. Arrestato anche il cantante Tony Colombo

Operazione del Ros e dei comando carabinieri di Napoli. In manette 27 persone dello storico clan di camorra

Pubblicato il: 17/10/2023 – 13:06
Blitz contro il clan Di Lauro. Arrestato anche il cantante Tony Colombo

NAPOLI La fabbrica di sigarette da importare illegalmente in Italia. Ma anche la bevanda energetica, un marchio di abbigliamento, nonché gli investimenti tradizionali in supermercati e sale scommesse. L’imprenditorialità del clan Di Lauro, sopravvissuto alle tre faide di Scampia, aveva anche un volto pulito, attraverso società nelle quali figuravano anche un noto cantante neomelodico e la moglie, utili a riciclare gli enormi proventi che derivano da spaccio ed estorsioni.
Durante la mattina del 17 ottobre, i carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal gip partenopeo, nei confronti di 27 indagati a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.
Contestualmente è stato eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 8 milioni di euro.

Le indagini

Le indagini hanno ricostruito l’operatività della cosca di Paolo Di Lauro, detenuto al 41 bis noto come “Ciruzzo ‘o milionario” nell’arco di tempo tra il 2017 e il 2021, in continuità rispetto alle indagini per la cattura del figlio Marco (arrestato il 2 marzo 2019, dopo una lunga latitanza), e hanno documentato la ristrutturazione organizzativa del gruppo, pur nel rispetto delle regole imposte dal capoclan, tra cui l’assunzione del comando da parte del fratello maggiore d’età non detenuto.

Le attività e gli investimenti del clan

Oltre alle tradizionali attività illecite quali traffico e spaccio di droga, ‘pizzo’ e altro, tra cui le minacce ai familiari di un collaboratore di giustizia, c’e’ stata una vera svolta imprenditoriale come scelta di fondo del clan che, abbandonando quasi del tutto il controllo militare de territorio, che ha visto la consorteria perdente nelle sanguinose faide dei primi anni duemila.
In questa prospettiva strategica si collocano le attività imprenditoriali e finanziarie, con ingenti investimenti nel settore delle aste giudiziarie immobiliari, per le quali gli affiliati orientavano i risultati, con minacce rivolte ad altri partecipanti per costringerli a non presentarsi, permettendo di fatto agli emissari dei Di Lauro di aggiudicarsi gli immobili, la cui successiva rivendita avrebbe finanziato le attività illecite del sodalizio.
Il clan agiva in una partnership, quale forma di stretta collaborazione tra varie organizzazioni attive nel quartiere di Secondigliano, tra cui i Licciardi e i Vinella Grassi, finalizzata al raggiungimento di comuni interessi economici come l’aggiudicazione di aste immobiliari o l’intervento per la revoca di richieste estorsive rivolte a imprenditori vicini ai Di Lauro da parte di altre organizzazioni criminali.
Gli investimenti in attività meno rischiose rispetto al passato hanno anche riguardato la costituzione di alcune società’ fittiziamente intestate a terzi (ora sottoposte a sequestro), attraverso cui l’organizzazione gestiva una nota palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati nonche’ il settore del contrabbando dei tabacchi lavorati esteri. Infatti, in quest’ultima attività illecita i Di Lauro importavano da paesi dell’Est europeo, quali Bulgaria e Ucraina, circa 1500 Kg di sigarette, per la distribuzione sul mercato campano, attraverso una rete di grossisti che rifornivano, in conto vendita, i rivenditori al dettaglio e da cui, settimanalmente, venivano prelevate le somme di denaro per il pagamento delle forniture.
I Di Lauro finanziavano anche una società di Tony Colombo, un noto cantante neo melodico e della moglie, con una somma complessiva di circa 500.000 euro, per l’acquisito dei materiali e dei macchinari necessari all’allestimento di una fabbrica di sigarette, successivamente sequestrata, dove, importando il tabacco grezzo dall’estero, avrebbero potuto confezionare direttamente i pacchetti di sigarette da rivendere nel territorio nazionale ovvero esportare all’estero.
L’aspirazione imprenditoriale del clan ha riguardato anche investimenti in società di abbigliamento e, sempre con il cantante neo melodico, l’ideazione di un brand d’abbigliamento registrato con marchio Corleone, oltre che nella realizzazione di una bevanda energetica denominata 9 mm, un marchio ammiccante al mondo della criminalità organizzata.

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