GIOIA TAURO «Pur ritenendo indispensabile mettere in campo azioni propedeutiche alla tutela dell’ambiente e utili a mitigare gli effetti del riscaldamento globale, crediamo che l’allargamento del sistema ETS al mondo marittimo debba essere governato con intelligenza. L’esempio del Terminal Container di Gioia Tauro, che rischia di subire a partire dal 2024 una drastica e inaccettabile perdita di posti di lavoro, dovrebbe far riflettere. Oggi i lavoratori del porto calabrese sono in presidio». È quanto dichiarano in una nota congiunta il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo e il segretario generale della Filt Cgil Stefano Malorgio.
«Chiediamo di utilizzare in maniera prevalente i fondi delle tasse introdotte dal sistema ETS per finanziare la conversione di navi inquinanti e per l’eventuale ammodernamento di flotte – proseguono i dirigenti sindacali -. Il tutto collegando tali finanziamenti ad un sistema che premi il numero di approdi effettuati in più scali nei paesi dell’Unione europea».
Per i due segretari «è necessario che l’Europa e l’Italia assumano l’iniziativa di un coordinamento del Mediterraneo sulle politiche di transizione ambientale nel settore marittimo, che altrimenti rischiano di determinare una concorrenza tra Stati pericolosa quanto inefficace sugli obiettivi di diminuzione dell’inquinamento».
«Allo stesso tempo – spiegano – abbiamo la necessità di un piano straordinario di intervento sul porto di Gioia Tauro che sviluppi attività infrastrutturali di retroportualità e intermodalità e l’insediamento di aziende, anche pubbliche, che diano il segno di una forte presenza dello Stato sul territorio. Di fronte alla possibilità della messa in discussione dei Terminal Transhipment contenitori ed auto più importanti del Mediterraneo, con oltre 4mila posti di lavoro tra diretti ed indiretti in una terra così martoriata, è necessario – concludono Gesmundo e Malorgio – che le istituzioni a tutti i livelli facciano la propria parte».
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