ROMA «L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione». Così una nota di Palazzo Chigi spiega la scelta di reintrodurre controlli al confine con la Slovenia. «Un quadro ulteriormente aggravato dalla costante pressione migratoria cui l’Italia è soggetta, via mare e via terra (140 mila arrivi sulle coste italiane, +85% rispetto al 2022)», viene aggiunto.
La reintroduzione dei controlli delle frontiere interne con la Slovenia «verrà attuata dal 21 ottobre per un periodo di 10 giorni, prorogabili ai sensi del Regolamento Ue 2016/339. Le modalità di controllo saranno attuate in modo da garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci. Ulteriori sviluppi della situazione ed efficacia delle misure verranno analizzati costantemente, nell’auspicio di un rapido ritorno alla piena libera circolazione». Lo rende noto Palazzo Chigi.
Una decisione comunicata al ministro dell’Interno sloveno Bostjan Poklukar dal suo omologo italiano Matteo Piantedosi che l’Italia.
Lo riporta l’agenzia di stampa slovena Sta. Obiettivo della misura, come ha spiegato Piantedosi a Poklukar, è la «prevenzione del terrorismo e della criminalità organizzata», si legge in un comunicato del ministro dell’Interno sloveno.
Poklukar, dal canto suo, ha sottolineato all’omologo italiano l’importanza della «temporaneità e proporzionalità di questa misura» e ha chiesto che le misure siano «proporzionate e amichevoli nei confronti dei nostri cittadini, in modo da non infrangere i legami culturali, di amicizia e familiare delle persone che vivono lungo il confine», si legge nel comunicato stampa. I due ministri hanno inoltre convenuto che i vertici delle polizie dei due Paesi si incontreranno presto per decidere come e dove attuare la misura. La Slovenia, secondo informazioni non ufficiali rese note dalla Sta, implementerà controlli simili alle frontiere con Croazia e Ungheria.
Minacce di presenza di ordigni sono giunte in mattinata a diversi aeroporti francesi, che sono stati evacuati per verifiche. È successo negli scali di Lille, Lione e Tolosa, che sono stati evacuati. Anche l’aeroporto di Nizza aveva ricevuto una minaccia ma l’allerta è già terminata: si trattava d un bagaglio abbandonato che è stato prontamente rimosso.
Due degli aeroporti francesi chiusi per minacce hanno potuto già riaprire e funzionano regolarmente: Nizza e Nantes. Restano chiusi per verifiche Lille, Lione, Tolosa e Beauvais.
L’aeroporto di Ostenda in Belgio è stato evacuato per un allarme bomba a seguito di una mail di minacce di presenza di ordigni inviata anche agli scali francesi di Lille, Lione e Tolosa, a loro volta evacuati. A Ostenda una cinquantina di dipendenti dell’aeroporto hanno dovuto lasciare l’edificio, mentre circa 150 passeggeri atterrati al momento dell’allarme su un volo Tui si trovano ora bloccati a bordo in attesa che le operazioni di verifica siano completate. L’aeroporto è attualmente sottoposto a una perquisizione completa e i servizi di sicurezza sono impegnati a monitorare la situazione.
Ha riaperto, dopo 3 ore di chiusura, la Reggia di Versailles, costretta per la terza volta in 5 giorni ad evacuare i visitatori a causa di un’allerta alla bomba. Le verifiche sono tassative e obbligatorie da venerdì, quando – dopo l’assassinio del professor Dominique Bernard da parte di un ceceno ad Arras – il governo ha innalzato il piano Vigipirate antiterrorismo al suo massimo livello. Come negli altri casi, nulla di anomalo è stato riscontrato e le autorità hanno concluso che si è trattato di un nuovo “falso allarme”.
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