CATANZARO «Ho lavorato con il procuratore Gratteri fino al 31 agosto. Poi sono andata in pensione. Sono arrivata qui per salutarlo da Nocera Terinese. Per me è un grande dolore che se ne vada». L’ex impiegata della Procura di Catanzaro non riesce a trattenere le lacrime. In una busta ha un regalo per il “suo” procuratore che giorno 20 a mezzogiorno giurerà a Napoli per guidare la Procura più grande d’Europa.
Nicola Gratteri è arrivato a Catanzaro il 16 maggio 2016. E ha rotto subito ogni protocollo. Sette anni e mezzo fa, nel giorno del suo insediamento, ha subito posto l’accento sull’inadeguatezza dell’organico e della struttura, pericolante, che ospitava la Procura. Gratteri indica l’ex ospedale militare, abbandonato da 12 anni, come nuova possibile sede. E’ stato come far deflagrare una bomba. Commenti indignati apparvero da un giorno all’altro. Oggi quel convento ricco di bellezza è nato a nuova vita, il suo chiostro ospita anche concerti e manifestazioni pubbliche. È il luogo in cui, fino a due giorni fa, Gratteri ha ricevuto persone decise a denunciare, che hanno trovato il coraggio di chiedere aiuto. «Non faccio altro che tranquillizzare tutti», ha detto il neo procuratore di Napoli.
Al saluto erano presenti i suoi sostituti, gli esponenti delle forze dell’ordine del distretto, il Procuratore generale Giuseppe Lucantonio che oggi ha espresso tutto il suo affetto e la sua stima nei confronti di Gratteri, uomo «capace di avere realizzato l’aula bunker più grande d’Europa, una nuova Procura» ma soprattutto capace di costruire solidi rapporti umani, «una squadra di magistrati e polizia giudiziaria che sanno lavorare in serenità».
L’affetto della gente è arrivato, simbolicamente, attraverso il bel concerto dell’orchestra giovanile di Laureana di Borrello.
Giovanissimi, talentuosi, hanno suonato per il procuratore, un uomo che per la sua missione di magistrato «ha rinunciato alla sua libertà personale». Alla fine della performance hanno salutato il procuratore alzando in aria i propri strumenti e gli hanno conferito la carica di componente onorario dell’orchestra. Non tutti, anche se invitati, erano presenti. Un problema è sorto con l’ordine degli avvocati: l’invito è stato mandato per errore all’ex presidente dell’ordine mentre quello attuale, Vincenzo Agosto, è rimasto ignaro dell’invito. Il chiarimento tra la Procura e l’avvocato è avvenuto il giorno dopo.
Nessun tentennamento, invece, riguardo alcuni comunicati “piccati” delle Camere penali, il procuratore ha risposto che «alcuni di loro sono venuti in privato a chiedermi scusa, ed io ho detto “lei è un personaggio pubblico e lo sono anche io”, proprio per questo bisogna avere il coraggio anche di dire in pubblico “ho sbagliato”. Io ho bisogno di rapporti veri, è importante guardarsi negli occhi e dire sempre quello che si pensa, perché io ho sempre messo tutti nelle condizioni di dire quello che pensano, non ho mai chiuso le porte a nessuno, io ho parlato con tutti, con la gente più umile del mondo, con gli indagati, con gli imputati, anche con persone che sapevo che avevano il trojan addosso».
In alcuni momenti i nervi d’acciaio del procuratore si sono incrinati verso l’emozione. Ma ha tenuto botta. Ha convertito le lacrime in sorriso anche nel momento in cui i suoi sostituti gli hanno dedicato una lettera, letta dal pm Veronica Calcagno. Hanno parlano di «risultato straordinario raggiunto» dal capo della Dda di Catanzaro che, dopo sette anni lascia per diventare nuovo procuratore di Napoli. «Un uomo che ha speso la sua esistenza al servizio della giustizia», lo hanno definito i suoi sostituti.
«Tu hai voluto che i tuoi sostituti camminassero sempre accanto a te, ci hai reso parte di un progetto che ha messo al centro delle nostre attività quotidiane non soltanto la tutela dei diritti ma anche la necessità di portare in Calabria e nel nostro distretto un clima di fiducia tra i cittadini, stimolando il risveglio delle coscienze civili e il coraggio di denunciare. Rompendo i sentimenti di rassegnazione e di accettazione della convivenza con la ‘ndrangheta e con ogni forma di criminalità. L’hai fatto testimoniando con il tuo esempio quotidiano. Ogni giorno sei stato instancabile per noi e per tutti. Ma, soprattutto, l’hai fatto comunicando costantemente i risultati del nostro lavoro e spalancando le porte dell’ufficio a tutti coloro che hanno chiesto di essere ascoltati. Questo progetto è stato molto più importante e più ambizioso del programma organizzativo che ciascun procuratore propone al momento del suo insediamento. Ed è il motivo per cui molti di noi hanno scelto di venire a lavorare con te, per dare forma alla nuova Procura. E lasciaci dire che la realtà è stata superiore di molto alle nostre aspettative. Per questa esperienza magnifica noi vogliamo ringraziarti pubblicamente. Si può essere procuratore in molti modi ma l’umanità e la sensibilità con cui tu hai interpretato questo ruolo sono rare. Nessun formalismo lezioso e sterile, nessuna anticamera per parlare delle questioni di lavoro. Il “come stai” prima di trattare qualunque argomento. Il “non preoccuparti, passerà”, nei momenti più complicati. Il caffè con tutti nella tua stanza. E quell’espressione scherzosa che, immancabilmente, dicevi a chi arrivava dopo: “Finalmente te ricoglisti” (finalmente sei tornato, ndr). Non ci hai mai fatto mancare un consiglio, una parola di conforto e nei momenti più complicati per il lavoro, per nostra vita ci ha fatto coraggio dicendoci che ogni problema l’avremmo affrontato insieme. Hai saputo riconoscere e valorizzare le capacità e le caratteristiche umane e professionali di ciascuno di noi. Ci sono state, ovviamente, anche le strigliate, le convocazioni all’alba. Ma hai sempre dato a tutti un’altra possibilità e noi speriamo di non averti deluso. Nessuna ipocrisia con te. Sempre verità serietà e incoraggiamento. Non sei mai stato un procuratore chiuso nelle sue stanze. Ma, soprattutto, non sei mai stato un procuratore sul piedistallo. Lo testimonia il giro di saluto in tutte le stanze dell’ufficio per sapere cosa serve a ciascuno per lavorare bene. I numerosi sopralluoghi con i ragazzi della scorta sul cantiere della nostra bella procura. E poi, come dici sempre tu, il “giro delle sette chiese” nei tuoi viaggi istituzionali. Perché per avere un ufficio funzionante non hai mai esitato a chiedere risorse, mezzi, strumenti di lavoro. Sono stati anni a volte difficili ma intensi e bellissimi. Nei momenti complicati ci hai insegnato ad affrontare con dignità e fermezza le avversità, i numerosi attacchi personali e professionali senza incattivirci. Ma nessun procuratore è amato quanto lo sei tu dai colleghi con cui hai lavorato per anni in trincea, che ti conoscono nel profondo e che di te possono parlare oggi, qui, per esperienza personale. Lavorare con te è stato per tutti noi un onore immenso. Sappiamo bene che questo ufficio ti mancherà, come tu mancherai a noi. Ma faremo tesoro di questi e porteremo avanti il nostro progetto. A te auguriamo di realizzare risultati altrettanto straordinari e importanti nel tuo nuovo ufficio a fianco dei tuoi nuovi colleghi. Conoscendo la tua caparbietà siamo certi che li realizzerai e che i tuoi nuovi sostituti ti vorranno lo stesso bene che ti vogliamo noi. Ma sappi che quella che oggi ti saluta, nel nostro cuore, è e sarà la tua procura per sempre. Questa è la frase che abbiamo voluto fare incidere per te nel rilievo che ti consegnamo e che simboleggia uno dei momenti più significativi per il nostro ufficio, per la città di Catanzaro e per il tuo ineguagliabile impegno. E che rappresenta anche tutti noi. Per questo ti vogliamo esprimere il nostro grazie. La tua procura per sempre».
(a.truzzolillo@corrierecal.it)
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