COSENZA È presente in Corte d’Assise a Cosenza (presidente Paola Lucente, De Vuono a latere) Tiziana Mirabelli accusata di aver ucciso a coltellate Rocco Gioffrè, 75enne cosentino. L’omicida si è costituita il 19 febbraio 2023, accompagnata dal proprio legale di fiducia, nella sede della Compagnia dei carabinieri della città dei bruzi raccontando di avere colpito a morte l’anziano, suo vicino di casa. Entrambi vivevano, in due appartamenti, in uno stabile popolare in via Monte Grappa a Cosenza. Tramite il proprio legale di fiducia, l’avvocato Cristian Cristiano, la donna ha sempre asserito di aver agito per legittima difesa. Le parti offese Francesca, Pasquale e Giovanna Gioffrè sono rappresentate dall’avvocato Francesco Gelsomino.
È l’avvocato Cristiano a sollevare alcune questioni preliminari riguardo il decreto di giudizio immediato. Giudicato nullo. Secondo il legale, «Mirabelli si è sottoposta a due interrogatori, in entrambi la contestazione dei reati era priva delle aggravanti». Seguirà la richiesta di giudizio immediato giunta il 27 luglio e valutata lo stesso giorno dal gip. Il capo di imputazione oggi non riguarda solo l’omicidio semplice, ma si aggiungono tre diversi aggravanti: omicidio pluriaggravato, occultamento di cadavere e viene contestata la rapina pluriaggravata (presunto movente dell’azione compiuta dall’imputata). Secondo l’avvocato Cristiano, «non ricorre la gravità indiziaria e non c’è mai stato interrogatorio su questa ipotesi di aggravanti».
Il legale della imputata sottolinea l’omessa ostensione di tutti gli atti in sede di giudizio immediato. «L’ufficio di procura avrebbe dovuto presentare tutto quello che poi è confluito nell’accusa». Sempre il legale dà notizia della «mancanza del file video del circuito di videosorveglianza installato nella casa di Gioffrè». «Lo facciamo presente e ci viene risposto che il video c’è e risulta depositato nel maggio 2023». Nel fascicolo mancherebbe anche altro. Le foto eccepite come mancanti dalla difesa «sono di una forza dirompente e ritraggono le ferite che Mirabelli dice di aver subito dallo stesso Gioffrè». Per questi motivi l’avvocato Cristiano chiede la nullità del giudizio immediato.
La pm Maria Luigia D’Andrea respinge l’accusa di asserita violazione del diritto di difesa. «Mirabelli viene interrogata in stato di fermo e in carcere, la difesa aveva contezza del materiale probatorio eccetto la consulenza del medico legale. In questo materiale vi è il famoso video da dove si evincerebbe la rapina», inoltre sottolinea la pm D’Andrea è «stato riversato anche un fascicolo fotografico con tutti i frame presi dal video. Le sequenze che la difesa asserisce di non aver visto è un dato falso». Sulla questione della nullità, la pm chiede il rigetto, mentre la Corte si ritira in Camera di consiglio.
La presidente Lucente legge la decisione e sottolinea «non c’è dubbio che gli interrogatori non hanno avuto ad oggetto tutti i fatti di reato oggi oggetto di contestazione, gli interrogatori svolti hanno avuto luogo sulla primigenia contestazione. L’interrogatorio per dirsi espletato deve avere a oggetto tutti i fatti oggetto di reato, l’imputata non è stata posta in condizione di potersi difendere di tutti i reati in fatti di giudizio. La Corte dichiara la nullità del decreto di giudizio immediato e restituisce gli atti al pm in sede». (redazione@corrierecal.it)
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