NAPOLI Lo scomparso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano «era fermamente convinto che un pubblico ministero in servizio non potesse assumere le funzioni di ministro della Giustizia, per il rispetto elementare del principio della separazione dei poteri. Non è un caso che non sia mai avvenuto nella storia della Repubblica». Lo scrive, in una lettera al Corriere della Sera, Giulio Napolitano, figlio dell’ex capo dello Stato, in risposta ad alcune dichiarazioni del neo procuratore di Napoli Nicola Gratteri che, in interviste al Corriere e alla Tgr Calabria, ha detto tra l’altro: «Bisognerebbe capire chi ha detto a Napolitano che non potevo fare il ministro». Giulio Napolitano sottolinea, «come cittadino e come studioso», di non potere che «auspicare che prima o poi si giunga ad una condivisione autentica e diffusa del significato e delle implicazioni di un principio basilare della nostra democrazia». Per il resto, a giudizio del figlio dell’ex capo dello Stato, «poco importa che il procuratore non conosca la storia personale, politica e istituzionale di mio padre e quindi non si renda conta della insensatezza di questa affermazione. Ciò che conta è che mio padre ha sempre esercitato le sue prerogative nella rigorosa ed esclusiva osservanza della Costituzione». (Ansa)
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