CATANZARO «L’arresto di Carlo Maria Medaglia, che secondo la Procura di Roma avrebbe inscenato l’esecuzione di alcuni progetti di ricerca e sviluppo per consentire di ottenere consistenti crediti fiscali, è avvenuto successivamente alla indicazione quale commissario straordinario dell’Arpacal da parte del Presidente della Giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto. Tale episodio ha messo in luce, ancora una volta, che il meccanismo delle nomine ai vertici degli enti strumentali della Regione non può continuare nel solco fin qui seguito, ma richiede particolare attenzione, procedure ad evidenza pubblica e un supporto di esperti, magari indipendenti, di altissimo profilo che possano affiancare i decisori politici nella valutazione dei profili idonei da individuare alla guida degli Enti». È quanto afferma in una nota la segretaria generale della Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari.
«Tale supporto nella valutazione – continua Baldari – che non può essere condizionata solo da appartenenze politiche, soprattutto riguardo agli enti tecnici che devono per legge garantire terzietà e indipendenza, avrebbe il vantaggio di rendere più trasparenti le nomine e soprattutto potrebbe esprimere valutazioni tecniche e giuridiche adeguate ogni qualvolta gli enti abbisognino della nomina di un nuovo management caratterizzato da comprovate competenze. Inoltre, a garanzia dell’efficienza degli enti, è appena il caso di ricordare che la separazione tra gestione amministrativa e gestione politica è la cifra giuridicamente riconosciuta che conferisce ai direttori generali quella necessaria autonomia e responsabilità nel governo degli Enti, pur sempre all’interno di obiettivi, indirizzi gestionali e operativi definiti sia a livello regionale che nazionale. Per queste ragioni la Funzione Pubblica della CGIL ritiene sia giunto il tempo di cambiare passo e passare da una pratica reiterata e diffusa di nomine commissariali e a tempo breve, comprese quelle delle Aziende sanitarie e Ospedaliere, al ripristino della regolare nomina di Direttori generali alla guida degli enti e delle aziende a garanzia dell’autonomia gestionale, la cui valutazione deve essere caratterizzata da oggettiva osservazione periodica degli esiti di governo, operata dall’organo politico, magari ancora supportato dagli quegli esperti impegnati nella valutazione dei profili che possano pesare con competenza l’efficacia dei servizi resi ai cittadini, il superamento delle criticità, l’efficienza e il buon andamento dei conti».
«La deliberazione della Giunta Regionale della Calabria n. 568 del 18.10.2023 – spiega la segretaria – che individua nella figura del già direttore scientifico, dr. Michelangelo Iannone, il neo Commissario dell’Arpacal, è un segnale per consentire all’ente di uscire dalle secche nelle quali si ritrova; v’è però da sottolineare che nomine di breve durata, come già avvenuto per il Gen. Errigo, non danno garanzie per programmare i cambiamenti che i lavoratori e i cittadini reclamano da tempo e che richiedono finanziamenti adeguati. Inoltre, in considerazione che lo stesso dottor Iannone rientra nell’elenco dei 25 candidati idonei a ricoprire la carica di direttore generale, bando indetto il 12 agosto 2022 con decreto del Dirigente Generale del dipartimento Ambiente e Territorio, successivamente riaperto ad ottobre dello stesso anno, è lecito chiedersi perché lo stesso non è stato nominato direttore generale anziché commissario straordinario? E come mai la scadenza del mandato affidatogli non è congrua a consentirgli di programmare e lavorare con la dovuta serenità? Perché il Presidente Occhiuto dichiara che non è facile trovare persone disposte a lavorare in Calabria e che deve cercare altrove?».
La Fp Cgil augura buon lavoro al dottor Iannone, «stimato ricercatore del Cnr e docente dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, e auspica che siano riaperte con urgenza le corrette relazioni sindacali, ferme ormai da alcuni mesi, che si riconsegni fiducia a tutto il personale da tempo in attesa di un giusto riconoscimento per l’impegno profuso, considerato che l’attuale pianta organica è numericamente insufficiente per attuare le migliori strategie di tutela dell’ambiente, compresi i monitoraggi e i controlli, in una regione che in campo ambientale è gravata da diverse infrazioni comunitarie».
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